L’ultimo pellegrino
- Autore: Gard Sveen
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Gard Sveen è un politologo che da molti anni lavora come consulente del ministero della Difesa norvegese. Con il suo romanzo d’esordio, L’ultimo pellegrino (Marsilio Editori), uscito nel 2013, primo episodio di una serie pubblicata in dodici paesi, ha vinto i due massimi riconoscimenti scandinavi per la letteratura poliziesca: il Glass Key e il Riverton Prize.
Prima di lui, solo Jo Nesbø aveva conseguito gli stessi risultati.
L’ultimo pellegrino segna anche il debutto di Tommy Bergmann: “Tommy Bergmann aveva spesso dubitato della propria intelligenza. Dare la disponibilità per un turno extra la settimana prima della festa nazionale del 17 maggio una risposta già la dava. Era tradizionalmente uno dei giorni peggiori per chi lavorava in polizia: la sede si riempiva di novellini e gente come lui, poveri illusi che credevano ancora di poter salvare la città dalla perdizione, e che oltretutto erano disposti a sacrificare la loro già ghettizzata vita personale al servizio del bene, così che quelli che una vita vera ce l’avevano, una famiglia addirittura, riuscissero a godersi la festa nazionale”.
Lo scontroso, solitario, ma anche perspicace investigatore si trova alle prese con un brutale caso di omicidio: nella sua elegante e isolata villa sulle colline a nord di Oslo, all’inizio dell’estate del 2003, l’ormai anziano Carl Oscar Krogh, personaggio emblematico della resistenza norvegese durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato ucciso con inaudita efferatezza.
Bergmann è convinto che esista un nesso con il ritrovamento, avvenuto tre settimane prima, in un bosco del Nordmarka, non lontano dalla capitale, dei resti di tre persone che risulteranno essere scomparse il 28 settembre 1942.
Le indagini attribuiscono i resti a Agnes Margaretha Gerner, fidanzata di Gustav Lande, uomo d’affari e mecenate dell’NS, il movimento fascista norvegese, a Cecilia Lande, la figlia di otto anni, e a Johanne Caspersen, la domestica. Sia la fidanzata, sia la domestica erano, come Gustav, membri attivi dell’NS, cosa che faceva della famiglia Lande un possibile obiettivo per atti di terrorismo condotti dal movimento di opposizione al regime. Nonostante la polizia nazionale avesse indagato sul caso per ordine della polizia di sicurezza tedesca, il caso era stato chiuso nell’aprile del 1944.
Tre mesi dopo, Gustav Lande si era suicidato.
La trama si sviluppa dunque con una serie di salti temporali: dall’8 giugno 2003, giorno in cui a Oslo viene ritrovato il corpo martoriato di Carl Oscar Krogh, al maggio 1945, quando il cadavere di Kaj Holt, il capitano del Milorg, l’organizzazione militare della resistenza norvegese, viene rinvenuto nella sua abitazione di Stoccolma – la morte viene attribuita, troppo frettolosamente, ad un suicidio. E ancora all’agosto del 1939, in Gran Bretagna prima e a Oslo poi.
Le ricerche di Bergmann, che ha alle spalle una relazione sentimentale problematica, bruscamente interrotta a causa della violenza cui ha ceduto, fanno effettivamente emergere un legame fra Krogh, Kaj Holt e l’affascinante Agnes Gerner, ma mettono anche in mostra un passato ambiguo, fatto di contraddizioni, menzogne e tradimenti.
Lungi dal confondere il lettore, l’alternanza tra diversi periodi storici, delineando un quadro il più completo possibile della situazione, crea un’unità nel testo e conferisce spessore alla vicenda.
Tanto più che L’ultimo pellegrino, un romanzo tanto ambizioso quanto riuscito, si basa su fatti storici veramente accaduti e su personaggi reali. Primo fra tutti, Kaj Holt, che si ispira a Kai Holst, un uomo con una posizione centrale nel Milorg (Militær Organisasjon) – il principale movimento della resistenza norvegese che nella Seconda Guerra Mondiale si occupò di una vasta serie di attività di resistenza militare e civile, dalla raccolta di informazioni, allo spionaggio, dalla propaganda, alla liberazione di prigionieri norvegesi attraverso vie di fuga verso la vicina Svezia.
Kai Holst dovette fuggire in Svezia nell’autunno del 1943 fino alla liberazione della Norvegia nel 1945. Oltre che per il suo lavoro con la resistenza norvegese viene ricordato anche per le circostanze della sua morte, avvenuta a Stoccolma nel 1945: le autorità conclusero ufficialmente che Holst, in preda alla depressione, si fosse suicidato, ma alcuni familiari e amici erano dell’opinione che fosse stato assassinato.
Proprio come il personaggio di Gard Sveen.
Nel fondere in modo credibile storia e finzione, l’autore dimostra di avere una notevole conoscenza e padronanza dei dettagli relativi alla Seconda Guerra Mondiale in Norvegia: non solo nazisti, membri della resistenza, agenti segreti, spionaggio, controspionaggio e “liquidazioni”, ma anche la vita quotidiana di una spia durante il conflitto e, più in generale, le strette relazioni interpersonali.
Tutti i personaggi si trovano ad affrontare momenti di difficoltà, grandi dilemmi e scelte quasi impossibili riguardanti l’amore e il tradimento, il confine fra ciò che riteniamo giusto e ciò che riteniamo sbagliato, quello che l’essere umano è disposto a fare, in situazioni estreme, pur di salvare la propria vita.
Per dare una risposta a queste questioni e, soprattutto, per trovare l’assassino di Carl Oscar Krogh, Tommy Bergmann, circondato di volta in volta da colleghi incompetenti o ambiziosi, deve a volte agire al di fuori delle regole. Disorientato dagli eventi, distratto dalla propria vita privata, e persino condizionato dal clima di questo inizio d’estate, riuscirà non solo a sciogliere i nodi di una vicenda davvero molto intricata, ma anche a conquistare il lettore.
E il magistrale colpo di scena finale è certamente di buon auspicio per i prossimi episodi – che ci auguriamo usciranno presto – di questa serie di successo.
L'ultimo pellegrino
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