L’uomo bizantino

Guglielmo Cavallo ha curato un’opera formata da saggi scritti da autori stranieri per capire una società di cui si è molto parlato, ma non sempre nel modo giusto.
Bisanzio fu una civiltà evoluta e complessa, eppure non è mai stata studiata in modo adeguato fino a tempi recenti. Il bel libro di Judith Herrin "Bisanzio" ci parla della storia politica. La raccolta di Guglielmo Cavallo "L’uomo bizantino" edita da Laterza nel 1992 ci racconta dell’imperatore, del soldato, del funzionario, della donna (questo un tema importante), tutti con ruoli diversi, ma tutti legati ad un’idea di ordine della società. E non era poco nel Medioevo.

L’uomo bizantino sembra ossessionato dall’idea di un ordine sociale che rispecchia quello divino e l’imperatore ha un ruolo che in Occidente non era pensabile, vista la presenza di un clero forte e autorevole.
L’imperatore era il Sole, era Dio stesso. Non sfuggiva però all’occhiuta sorveglianza di soldati ed eunuchi che di fatto lo tenevano prigioniero. E la famosa, corrotta burocrazia bizantina era formata da uomini preparati e colti.
Ma i saggi parlano anche di mendicanti e poveri che ci danno l’immagine di una civiltà fastosa ed emotiva, che sapeva essere generosa e crudele nello stesso tempo, primitiva e modernissima.
In sostanza un modo di pensare da studiare perché contrasta con l’immagine fortemente antibizantina ( e, diciamocelo, antiorientale) che è presente ancora oggi nei libri di Storia.
B
en venga quest’opera importante che racconta in modo semplice di epoche passate, particolarmente adatta a studenti di Storia.