L’uomo del bosco di Mirko Zilahy

Il professor John Glynn è uno scienziato famoso in tutto il mondo. I suoi studi, al momento, sono concentrati sul SismoTime, una speciale sonda che potrà prevedere i terremoti. Un bel toccasana per l’umanità intera, non c’è che dire.

Ma da dove è nata quell’idea così semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria? Una data: 19 aprile 1990. Liam, suo padre, scompare durante l’esplosione di una miniera in Belgio. E, con lui, tutti i membri del suo team. La nascita di tutto e l’agognato traguardo.

Due momenti collegati da anni di studi e ricerche. Poi, all’improvviso, inizia una serie di strani eventi. Strani messaggi da vecchi compagni di scuola, incubi ricorrenti che lo tormenteranno, una misteriosa videocassetta di suo padre. Tanti piccoli pezzetti di un puzzle che condurranno a un bosco. Un bosco che avrà la risposta alla sua domanda. Ma anche tanti altri quesiti…

Mirko Zilahy ci porta nei meandri della mente e del ricordo e lo fa con uno stile fresco e appagante.
L’uomo del bosco (Longanesi, 2021) è una storia che prenderà dopo poche righe, persone e non personaggi per un thriller che non lascerà una attimo di respiro.
Magari ci darà l’illusione di un po’ di calma, di tanto in tanto, ma sarà la proverbiale quiete prima della tempesta. E la tempesta cambierà tutto, davvero. In meglio o in peggio? Questo non sta a me dirlo, e soprattutto, starà a voi scoprirlo.

Un thriller adatto a tutti, neofiti del genere e non. Soprattutto a questi ultimi, che potrebbero trovare il la per apprezzare un genere che, di questi tempi, sta decisamente spopolando. E, dopo aver letto perle come questa, non c’è da stupirsi…