È così che si uccide di Mirko Zilahy

Una scia di sangue quella che troviamo in È così che si uccide di Mirko Zilahy. Una donna. Un cadavere.
Un incidente? No. Un omicidio? Un omicidio efferato, piuttosto. La donna è stata squartata e si suoi organi sono stati asportati e rimessi al loro posto. Con una differenza. Quale? Toccherà all’ispettore Enrico Mancini scoprirla. E in fretta, poiché la pioggia rischia di cancellare le poche, eventuali tracce lasciate dal killer.

Mancini ha studiato negli States, precisamente a Quantico, e di serial-killer ne sa, ne sa parecchio. Perché parliamo di serial-killer, poi? Questo è un caso di omicidio singolo, chi lo dice che parliamo di un assassino seriale?
L’intuito di Mancini, ecco chi lo dice. E raramente sbaglia… E in effetti poco dopo un’altra vittima appare sulle prime pagine dei giornali e sui telegiornali, e l’ispettore Mancini partirà lancia in resta per smascherare l’ennesimo folle che si diverte a prendersi gioco della legge. Un’indagine che porterà Mancini faccia faccia con una dura realtà, ma soprattutto con se stesso.

Mirko Zilahy esordisce con questa storia in un panorama, quello del giallo/thriller, affollato e troppo spesso intasato da opere di dubbia qualità.
Fortunatamente Mirko non fa parte di quest’ultima categoria e il modo in cui riesce a tenere il lettore incollato alle pagine ne è la prova.
Una storia che sconvolge, una storia che inquieta e che ci porteremo dentro (addosso?) per molto tempo.
Come si dice? Ah sì: croce e delizia.