L’uomo di gesso di C. J. Tudor

“L’uomo di gesso” (Rizzoli, gennaio 2018) è uno dei thriller più attesi dell’anno. La sua autrice, l’inglese C. J. Tudor, ha dichiarato di avere tratto ispirazione da una scatola di gessi colorati che la figlia ha ricevuto in regalo. Quei segni sul selciato, al calare del sole, assumevano connotati sinistri, specie se ad essere raffigurato era il cosiddetto impiccato, tracciato col gesso bianco, come sulla copertina dalla superficie volutamente porosa.

Un gioco che richiama l’infanzia, quello dell’impiccato. E infatti, la storia si dipana nel piccolo paese di Anderbury, su due piani temporali paralleli: il 1986 e il 2016. Il narratore è Ed Adams, che alterna i suoi ricordi di dodicenne, epoca in cui si sono svolti i fatti, al tempo in cui è divenuto un uomo di quarantadue anni. Insegnante nella scuola locale, non si è mai mosso dalla casa in cui viveva e ha ricevuto in eredità dalla madre. Nell’estate del 1986 (quella memorabile), la quotidianità di un gruppo di adolescenti che si divertono a farsi scherzi a vicenda e a scorrazzare in sella alle loro biciclette nei boschi circostanti (in questo ricordano un poco “It” di Stephen King), è turbata da una serie di eventi nefasti, non ultimo il rinvenimento del cadavere di una ragazza, fatta a pezzi e occultata nel bosco, sotto mucchi di foglie. Al suo ritrovamento hanno contribuito una serie di disegni col gesso, di uomini stilizzati, giunti a confondere i protagonisti, dato che in principio comunicare in quel modo era per la banda come una sorta di codice segreto.
Gli anni sono passati, senza che un vero colpevole venisse mai identificato. Solo tante supposizioni; nodi che tornano al pettine; cose che non collimano. Ora però, Ed ha ricevuto una lettera: ancora una volta un uomo stilizzato, disegnato col gesso. Così come tutti gli altri membri del gruppo. Dopo trent’anni, l’idea che l’uomo di gesso sia tornato non può essere sottovalutata. Forse è tempo che ciascuno affronti i propri fantasmi e le proprie congetture, per scoprire finalmente la verità.

“L’uomo di gesso” è un thriller incalzante, ricco di colpi di scena e dallo stile cinematografico. Molto ironico e contemporaneo, proprio dal punto di vista dell’espressione stessa. Per quanto la trama sia intricata, C. J. Tudor non lascia niente al caso. È bello quando le cose, alla fine, tornano. Senza dubbio uno dei thriller più avvincenti letti negli ultimi anni.