L’uomo in bilico
- Autore: Saul Bellow
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Titolo originale: Dangling man, 1944
- Ed. Oscar Mondadori
Questo romanzo-diario è un viaggio interiore oscuro e tormentato alla ricerca di sé. L’uomo in bilico è il primo romanzo di Saul Bellow, una sorta di diario in cui confluiscono, in massima parte, gli elementi costitutivi del suo “pensiero”, la ricerca speculativa sulle ragioni dell’esistenza umana e del proprio essere. I suoi personaggi, sono, spesso, uomini con poche qualità, frustrati dalle loro stesse ambizioni, in conflitto con gli schemi del contesto sociale in cui vivono.
Il protagonista è Joseph, un giovanotto ventisettenne, impiegato presso l’Inter-American Travel Bureau, diplomato in Storia all’Università del Wisconsin e coniugato da 5 anni. Egli trascorre nove mesi inattivo “in attesa burocratica” delle pratiche ministeriali prima di essere chiamato alle armi (siamo nel dicembre 1942) e in questa pausa riflette sulla propria vita. All’apparenza è un giovane gioviale e simpatico, ma ad un esame più attento, rivela inattese particolarità. Una persona volta a mantenere intatto e scevro di interferenze il senso del proprio essere, ma non in modo freddo ed egotistico, è tutto intento a scoprire ciò che gli accade dentro, non vuole perdere nulla e dare tutta l’attenzione alla difesa delle sue diversità interiori. In questo lavorio mentale non c’è un atteggiamento anticonformista, anzi non vuole farsi notare dagli altri, ma è “l’uniforme dei tempi” che gli sta stretta. La sua identità cozza contro il dinamismo affaristico statunitense, il perseguire un benessere economico, (vedi il fratello Amos, benestante e soddisfatto del suo status sociale) e il dovere di servire la patria in guerra. Joseph sta confinato in una camera di una squallida pensione, in attesa di arruolarsi nell’esercito; pur di sottrarsi alle responsabilità del lavoro, viene mantenuto dalla moglie e in questa condizione si sente isolato, estraneo agli amici, ai parenti e alla moglie stessa. La vita, secondo Joseph, non può propendere né nel senso borghese di adesione tout court agli altri, né di apparire totalmente bizzarri, ma di stabilire un certo equilibrio tra ciò che si vuole e ciò che si è costretti a fare, tra la necessità e il desiderio.
È un compromesso, ma del resto la vita degli uomini è piena di compromessi: e lui è un uomo machiavellico, un visionario assennato.
In effetti, negli ultimi anni ha fatto ogni cosa in base a un piano generale, amici, famiglia, moglie; eppure soffre di una sensazione di stranezza, di straniamento del mondo, come se fosse disteso sotto una nuvola, a guardarla a pancia in su. La sensazione di straniamento che Joseph prova assume l’aspetto di una cospirazione del male che induce di più al disagio: una forma di tedio della vita, essa stessa radix malorum (Goethe) e il disprezzo della vita che eguaglia il disprezzo per la morte. Sa il nostro personaggio che la rinunzia a un mondo organizzato può essere solo temporanea perché comporta solitudine, insoddisfazione, problemi di comunicabilità e responsabilità sociale, per cui quando sente che l’istante è arrivato, forza i tempi e si arruola, affrancato così da ogni dovere di decidere di se stesso, liberato dalla libertà.
I nove mesi di gestazione di Joseph in semi-isolamento dal consorzio umano, simbolicamente, rappresentano la rigenerazione dello spirito di chi è in conflitto con le convinzioni e le convenzioni di una società impersonale e spersonalizzante; è un riappropriarsi del proprio io senza forti contrasti esteriori, un cammino verso la pacificazione di sé. In questo senso, il suo è un atto lucido e risoluto a dimostrazione che certe scelte sono necessità irrevocabili ai quali non ci si può sottrarre. Tutto il plot è sorretto dalla sfera dei sentimenti e degli stati d’animo del protagonista, in un viaggio interiore dal percorso tortuoso e accidentato, tutti gli altri personaggi, la moglie, i suoceri, i parenti, gli amici sono pretesti per confrontarsi con essi come semplici elementi di paragone e differenze.
L’uomo in bilico non risente affatto degli anni (è del 1944): è un libro moderno sia per la scrittura non accademica, né cristallizzata, ma asciutta, caustica ed ironica, tipica della letteratura americana come ritroviamo in Faulkner, Hemingway, Steinbeck, per intenderci, e per il tema trattato, la scomposizione sviscerale dell’uomo contemporaneo. Bellow dimostra una grande capacità introspettiva nel plasmare un carattere umano dai tratti inequivocabilmente universali: Joseph può essere anche un giovane di oggi che procede come un equilibrista sempre sul ciglio di qualcosa, tra l’adesione ad un mondo vertiginosamente in rapida successione e il desiderio non tanto velato di ascoltare la propria interiorità senza essere, sempre, frastornato dai rumori del mondo. Il lettore può trovare in questo scritto uno specchio su cui riflettersi e forse anche comprendersi un po’ di più.
Saul Bellow (Lachine, Quebec, 10 giugno 1915- Brookline 5 aprile 2005) è stato uno scrittore statunitense. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1976 con la motivazione "Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro". Scrisse romanzi, opere teatrali, saggi… La vittima (The Victim, 1947), La resa dei conti (1956), Il re della pioggia (1959), Herzog (1964), Il pianeta di Mr Sammler (1968), Il dono di Humboldt (1975) e tanti altri.
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