La bambina nel bosco di Barbara Abel

Emma, cinque anni appena, si perde nel bosco durante una gita scolastica. La maestra Mylène riesce a ritrovarla e a metterla in salvo. Quando però la piccola giunge al cospetto della polizia, anziché riferire quanto accaduto, inanella una serie di “non lo so”, omettendo qualunque accenno alla sorte della giovane insegnante che non ha fatto ritorno.
La corsa contro il tempo ha così inizio, dato che Mylène è diabetica e senza la sua quotidiana iniezione d’insulina ha le ore contate. Trovarla diventa quindi di vitale importanza, sia per la polizia che per Etienne, il padre di Mylène, un tipo dal temperamento collerico che svolge il ruolo di chef in una brasserie.

La piccola Emma, pur essendo tanto bella da sembrare un cherubino, nasconde fra le pieghe del suo carattere diverse sfaccettature sinistre. Gli stessi genitori Patrick e Camille Verdier, una giovane coppia in crisi, hanno dei dubbi su quello che la figlia abbia in realtà vissuto e, soprattutto, sospettano che taccia di proposito.
Quale terribile segreto può covare una bambina di cinque anni, tale da indurla a comportarsi in un modo che va al di là di ogni morale? Seppur così piccola, ella dovrebbe avere almeno una vaga idea di cosa siano bene e male. Invece, Emma sembra agire come se volesse vendicarsi di qualcuno.

Il lettore è sopraffatto da continui colpi di scena, sebbene lascino un dubbio costante. Emma può essere tanto malvagia, oppure c’è nell’ombra un adulto a tirare i fili dell’intreccio?
Che l’uomo nasca buono e che poi sia la società a corromperlo (come diceva il filosofo francese Rousseau) appare chiaro. Così come nessuno in questa storia è realmente ciò che sembra. Perché ci sono personaggi talmente avvinghiati a bugie e tradimenti, da mettere in scena la più antica delle commedie. In cui amore e gelosia sono motivazioni sempre presenti e da non sottovalutare.

Senza svelare oltre, “La bambina nel bosco” di Barbara Abel (Leone Editore, 2018) è un thriller che appassiona e che si divora, nella speranza di poter mettere tutti i tasselli al loro posto. L’autrice, già sceneggiatrice di opere teatrali oltre che scrittrice di romanzi, è nata nel 1969 in Belgio.
Col senno di poi e con la considerazione che i figli sono un po’ il prodotto dei loro genitori, si incontrano grosse similitudini fra l’infanzia della maestra Mylène e quella di Emma, bambina diabolica. Un invito quindi a diffidare dalle apparenze, perché dietro ogni comportamento si nascondono motivazioni davvero profonde. Anche il finale è degno di raggiungere un buon apice di tensione, per quanto forse non proprio così impossibile da prevedere.
“La bambina nel bosco” è un romanzo dove gli adulti escono con le ossa rotte, visto il loro comportamento non propriamente integerrimo. Complice la traduzione dal francese, la prosa è estremamente semplice, ma cinematografica e appassionante. Ciò che, in fondo, si richiede a un buon thriller.