La buona ventura. Dalla parte di Caravaggio (1969-2019)
- Autore: Ketty Giannilivigni
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Ne La buona ventura. Dalla parte di Caravaggio (1969-2019) (Torre del vento, 2020) si ripercorre la vita di un’insegnante di storia dell’arte in cui alcuni momenti possono associarsi alle opere di Michelangelo Merisi con un’originale costruzione narrativa che vede il vissuto della donna intrecciarsi e “confondersi” con le rappresentazioni del grande pittore.
Ketty Giannilivigni è un’attenta studiosa di storia del costume e dell’abbigliamento, ma i suoi interessi si estendono a tutto il mondo dell’arte, avendo pubblicato saggi di diverso genere. In questo suo ultimo lavoro compie una valida operazione che ha molteplici chiavi di lettura.
L’autrice si esprime con uno stile asciutto e allo stesso tempo ricco di sfumature, che rendono piacevole la lettura dove il narrato diviene anche una sorta di saggio che descrive l’arte, il suo manifestarsi e il suo incidere sulla vita, in cui:
“A tutti dovrebbe essere offerta l’occasione di trarre beneficio da tanta bellezza.”
È un narrato in cui vari episodi si legano alla vita della protagonista, come nel caso del suo incontro con un suo primo amore giovanile. Nelle fattezze di quel ragazzo aveva rivisto i giovinetti della prima produzione pittorica di Michelangelo Merisi (Bacchino malato, Fanciullo con canestro di frutta, Ragazzo morso da un ramarro).
Si palesa l’attenzione che la protagonista ha sempre avuto per Caravaggio e le sue opere nell’avere dato a una delle sue due figlie il nome di Giuditta. Come non ricordare l’espressività della Giuditta di Caravaggio di Palazzo Barberini a Roma, ritratta nel momento in cui spezza la vita a Oloferne.
Molte sono le tematiche che vengono affrontate, come la carente attenzione dell’amministrazione pubblica alla corretta gestione e protezione del patrimonio artistico e culturale che a Palermo ha subito spoliazioni e devastazioni.
“Non è stata una calamità naturale né una guerra a privarci di villa Deliella come della Natività, bensì i desideri di singoli uomini e la distrazione e l’ignoranza dei tanti.”
Una vittima illustre di questo difetto di attenzione è stata, nell’ottobre del 1969, la Natività del Caravaggio rubata nell’Oratorio di San Lorenzo, in cui si ipotizza un altro scenario sulla esatta dinamica dei fatti che portarono alla sottrazione dell’unico dipinto del Merisi presente a Palermo. Ma le predazioni sono continuate anche in epoca successiva negli stessi luoghi, negli anni Ottanta, con il furto di pezzi significativi di alcuni teatrini del Serpotta, e persino di una vasca in pietra di Billiemi sita all’ingresso dell’Oratorio.
Un implemento di risorse umane non saltuario, poste a salvaguardia di questi tesori d’arte, sarebbe auspicabile, se non dovuto.
Nelle opere di Caravaggio è sempre presente l’interesse verso i diseredati che, nell’ultima parte del libro, l’autrice evidenzia ricordando le “Sette opere di misericordia” dove l’artista riesce mirabilmente a rappresentare le opere da compiere per farsi perdonare i peccati commessi: viene così trasmesso un messaggio universale diretto agli uomini e alle donne di tutte le epoche e di ogni paese, invitandoli a tendere la mano a chi chiede aiuto dall’altra parte del Mediterraneo.
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