La casa ai confini del tempo
- Autore: Ilaria Vitali
- Genere: Psicologia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza non è mai facile né indolore come molti adulti vecchio stampo sembrano ancora credere. In realtà, tale fase porta dietro di sé un carico di problemi e dubbi causati dal non sentirsi ne’ carne ne’ pesce, dal non sapere bene chi si è e dove si sta andando. E’ la fase che Zoe, la protagonista di questa storia, sta attraversando, senza sapere, però, che il suo disagio non nasce solamente dall’età, ma ha radici ben più drammatiche, in quello che tutti intorno a lei chiamano, quando credono che lei non possa sentirli, "il trauma che la bambina ha subìto".
Dopo "A tua completa traduzione", la giovane scrittrice ferrarese Ilaria Vitali ritorna con questo secondo romanzo, che, a prima vista, per l’argomento e il bel disegno di copertina, potrebbe quasi suggerire un libro per bambini o per ragazzi. Non è così. Si tratta di una delicata storia che non è una favola, malgrado ne abbia il tono e l’atmosfera, e che non risulta mai indigesta, sebbene la definizione di copertina "romanzo psicologico" sia più che adeguata. E’ un viaggio nella mente e nei sentimenti di un’undicenne che si dibatte oppressa da qualcosa di invisibile, che non sa definire: o, meglio, non sa di averlo cancellato per autodifesa, ma intuisce che esiste e che la sta soffocando.
Zoe ha i genitori separati e sta passando l’estate in casa dei suoi nonni, una "casa-treno", come lei la chiama, con sua madre. Il paesaggio è quello della Pianura Padana, la compagnia sono i vicini di casa (Carlo, attratto dalla madre di Zoe, e il figlio Lorenzo) e l’accampamento di nomadi dietro casa, che Zoe osserva da lontano. La nonna è una persona pratica e solida, il nonno è un sognatore che si rifugia nella sua casa sul fiume a costruire aquiloni. Sembrerebbe un’estate fra le tante che Zoe ha trascorso lì, ma questa volta la bambina sente che qualcosa sta per accadere, che non tutto è al proprio posto, avverte una presenza sottile e ingombrante che non riesce a decifrare. Ha l’impressione che le cose le parlino, che le vogliano dire qualcosa: dalla caffettiera che gocciola al tappeto che si sposta, tutto le sembra un tentativo di comunicazione, un avviso diretto a lei e a chi le sta accanto. Ma un avviso di cosa? Zoe ha un salvadanaio trasparente nel quale non inserisce monete, ma fogli che raccolgono i suoi pensieri di ogni giorno, per lei ancora più preziosi del denaro. Nel caldo torrido dell’estate, il salvadanaio va via via riempiendosi, mentre alcuni particolari colpiscono l’occhio e la mente di Zoe, quasi fossero pixel che man mano concorrono a formare un’immagine sullo schermo della sua mente. La rivelazione arriva come uno schiaffo in pieno viso, ma fortemente cercata dal bisogno che Zoe ha di fare chiarezza in sé stessa. Ma Zoe resisterà, perché ha scelto la vita, anche attraverso l’amnesia che è stata la sua autodifesa.
E’ un libro dalla scrittura lieve, ma dall’argomento importante, che scorre con facilità non solo per merito dei capitoli molto corti, ma anche dello stile intimista, quasi onirico, che ci fa vedere il mondo attraverso gli occhi della protagonista e ci rende partecipi dei suoi tormenti di bambina che sta crescendo con un peso sul cuore. Una scrittura senza orpelli, incisiva, a tratti spruzzata con una buona dose di ironia, e che, più che caratterizzare il personaggio, fa sì che il lettore lo viva dall’interno. Il finale si apre giustamente alla speranza e lascia un sorriso anche sul viso del lettore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La casa ai confini del tempo
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