La filosofia di Diabolik e Alan Ford. Un criminale e una banda di agenti segreti squattrinati all’assalto della generazione ribelle
- Autore: Davide Steccanella
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2022
L’estrazione ribellista accomuna due fumetti, in apparenza antitetici, come Diabolik e Alan Ford. L’intuizione di Davide Steccanella - autore de La filosofia di Diabolik e Alan Ford (Mimesis, 2022) - è speculativamente ineccepibile e il sottotitolo rafforza l’idea: “Un criminale e una banda di agenti segreti squattrinati all’assalto della generazione ribelle” annuncia anticipando il tratto inedito del lavoro: due fumetti disallineati e longevi come specchio irredento di tempi irredenti (anni Sessanta/Settanta del secolo scorso).
Diabolik diventato peraltro un’icona collettiva. Un Robin Hood in calzamaglia nera che ruba ai ricchi per non dare ai poveri ma a se stesso. Comunque attirato dalla sfida criminale più che dalla ricchezza in sé. Precursore dei demonizzati fumetti neri "con la K nel titolo" – secondo la vulgata baciapile corruttori delle coscienze giovanili - Diabolik è piuttosto il capostipite degli eroi a-morali, comprova disturbante che il delitto paga (bene), e che la distinzione manichea buono/cattivo è più sfumata di quanto non appaia a prima vista. Se è vero che le vittime di Diabolik lasciano intravedere spesso coscienze cattive più della sua.
“Il “giallo a fumetti” delle sorelle Giussani trovò il modo di occuparsi di tutti i principali accadimenti dei ruggenti anni Settanta, dai sequestri di persona alla politica della violenza, dalla disoccupazione giovanile all’austerity, fino al flagello della droga, ma anche delle tante leggi che ancora oggi ce lo rivelano come il ‘decennio lungo del secolo breve’ più importante e innovativo nella conquista dei diritti fondamentali […] Più volte si vede l’ex implacabile criminale trasformarsi in una sorta di giustiziere privato dove la legge non arriva, come titola il numero 9 dell’anno XV, quando Diabolik riesce a sconfiggere il perfido Gomez, un proprietario terriero privo di scrupoli che era sempre riuscito a sfuggire alle maglie della giustizia”. (pag. 93)
È dunque possibile inquadrare Diabolik come nemesi criminogena di Tex? (Anche il ranger ha iniziato da fuorilegge). Non sempre e nel caso con meno sanfedismo. Sulla scorta di un’a-valorialità di fondo, Diabolik rappresenta piuttosto una spina politica nel grasso ventre del benpensantismo italiano, e per questo al centro del mirino della censura e delle velleità pedagogiche della stampa filodemocristiana anni Sessanta. Sin dai suoi esordi in edicola. L’albo intitolato L’arresto di Diabolik (marzo 1963), per esempio, è fatto oggetto di denunce, sfociate in processi penali, per corruzione di minori. E d’altro canto, negli oratori dell’epoca, zelanti sacerdoti si davano un gran daffare per stigmatizzare l’estrazione peccaminosa del fumetto: il fatto che Diabolik fosse assassino imprendibile e spietato, che si accompagnasse alla conturbante Eva Kant, che esercitasse una notevole attrattiva su una generazione stufa di deamicisianesimi e improbabili supereroi, ne ha fatto insomma un babau tra i più insidiosi per le prurigini di genitori, pedagoghi e bacchettoni vari.
Se possibile ancora più subdola è l’azione contestataria portata avanti dalla banda di Alan Ford dei sarcastici Magnus & Bunker. Edita per la prima volta in pieno autunno caldo (1969), si concentra sulle disavventure a sfondo spionistico/umoristico di un team di agenti segreti male in arnese nomato "Gruppo T.N.T.". La trovata vincente della serie sta proprio in questa proposta: un fumetto satirico-grottesco contaminato dai sottogeneri spionistico, horror e denuncia sociale, in un periodo nel quale il fumetto si caratterizza invece per l’appartenenza a un rigido specifico di genere.
“A differenza di Diabolik, che come tutti i grandi eroi era fondamentalmente un solitario, Alan Ford è l’eroe più socievole ed estroverso della storia del fumetto, perché vive in una sorta di “comune” con altri amici, con i quali divide ogni avventura anche se nel caso del gruppo TNT sarebbe più corretto di parlare di compagni di sventura”. (pag. 117)
Proprio per aggirare l’ondata moralizzatrice che negli anni Sessanta prende di mira i fumetti cosiddetti “neri” alla Diabolik, Max Bunker si inventa insomma qualcosa di completamente diverso (anche dai suoi precedenti Kriminal e Satanik): un fumetto solo apparentemente innocuo per via della connotazione paradossale, che attira l’attenzione di un esercito di lettori.
“Una nuova generazione di giovani ribelli e creativi stava distruggendo ogni icona sepolcrale del passato ed era venuto il momento di portare questa rivoluzione di libertà anche nel fumetto, facendo proprio il celebre motto anarchico: ‘una risata vi seppellirà’. Abbandonare eroi fuorilegge alla Diabolik o belloni impettiti alla James Bond in favore di nuovi personaggi ‘brutti, sporchi e cattivi’ era il modo più efficace per seppellire definitivamente sotto una gigantesca colata di ironia […] quanto fino a quel momento fatto passare per importante”. (pag. 126)
Tanto Diabolik quanto Alan Ford (così lontani così vicini) godono, a oggi, di un successo che prescinde dalla moda vintage. Attraverso la cronistoria delle due testate, l’analisi minuziosa di tutti i numeri “storici”, le tematiche palesi e sottese alle filosofie dei due eroi di carta, il saggio di Davide Steccanella riesce a entrare nei meriti politici e creativi alla base del successo, con un occhio sempre attento alle vicende sociali degli anni fervidi e irripetibili che ne determinarono le genesi. I contenuti del saggio sono ottimi, la forma fluidissima. Si legge insomma con avidità e quindi è da non perdere.
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