La grande bugia borbonica
- Autore: Tanio Romano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Il Regno delle Due Sicilie terzo paese più industrializzato del mondo? Esagerato, a detta di Tanio Romano. L’Unità d’Italia ha confiscato al nord le floride risorse finanziarie meridionali? Un falso dimostrabile, sempre secondo l’avvocato messinese. Migliaia di prigionieri di guerra napoletani uccisi e disciolti nella calce viva nel “lager” di Fenestrelle? Una bufala, smentita dallo studioso siciliano del Risorgimento. Tanio, il legale e lo storico dell’Ottocento sono una persona sola, l’autore del pamphlet La grande bugia borbonica, autopubblicato con Youcanprint negli ultimi mesi del 2020 e a ruba su tutte le piattaforme online.
È un saggio denso di argomenti, ma la lettura è facilitata dall’ironia costante con cui si impegna a smantellare punto su punto le pretese antiunitarie e antirisorgimentali. Tutte ma proprio tutte, non solo i presunti primati duosiciliani, “farlocchi” come dimostra con le argomentazioni proposte sempre con brillante spirito polemico anche nel più recente I Borboni hanno fatto anche cose buone. Tutte le leggende metropolitane monarchiche contro l’Italia unita (sempre Youcanprint, 2021).
Negli ultimi decenni, hanno avuto campo libero tesi neoborboniche portate avanti con toni gravi da non pochi scrittori, associazioni e qualche testata sotto il Garigliano, ma molti meno ricercatori. Rivendicano la superiorità di un Sud vittima della rapacità di un Nord predatore, oltre un secolo e mezzo fa.
Ma come fanno a vedere i Savoia in bancarotta? Domanda Romano. Come fanno a considerarli “ladri” delle ricchezze sudiste e i "piemontesi aguzzini dei meridionali"? Per non dire di un Garibaldi retrocesso da eroe ad “avventuriero pirata” e delle trame delle potenze demoplutocratiche contro Francesco II, Gran Bretagna su tutte.
I nostalgici del “paradiso” borbonico (Goethe lo considerava tale, ma solo paesaggisticamente, visto che aggiungeva: “abitato da diavoli”), lamentano i torti che pretendono subiti dal “ridente” meridione borbonico e lo fanno in modo più ferrigno che piagnone, aggettivo adatto ai meridionalisti d’antan ma che si adatta molto poco agli attuali agguerriti revanscisti. Danno per provate affermazioni apodittiche, perché non sostenute da documenti e fonti, quando non fanno rimbalzare le fake news che popolano i social media - di certo non frequentati dagli storici accademici – che ripetute all’infinito rischiano di diventare verità, come ha reso tristemente noto il genio della propaganda nazista Joseph Goebbels.
Gaetano “Tanio” Romano è siciliano, sudista di nascita e residenza ma non roso dall’invidia per il primato del Centro Nord sui ritardi del Mezzogiorno, di cui noi meridionali non dovremmo protestarci del tutto innocenti, perché l’autocritica non guasta, anzi, sanifica. Nei suoi libri, oppone argomenti documentati da fonti e ricerche a quelli che considera errori storici grossolani e falsi d’autore, di genere rivendicazionista e spesso di stampo “rovescista”, visto che tentano più di capovolgere le verità storiche che di rivederle.
La sua non è una scrittura meramente “contro”, non vibra di un registro polemico monocorde, è una prosa tutt’altro che piatta, si sviluppa con ironia e toni spesso umoristici, smentendo notizie e fatti che Tanio dimostra storicamente infondati, smascherando pregiudizi (apodittici) e giostrando disinvoltamente contro i “borbocomplottisti”, i “borboscoopisti”, i “laureati nella prestigiosa università di Youtube con specializzazione conseguita su Facebook”, che alimentano il “bufalificio” con i loro mantra di “negazionismo fantastorico”, che derivano da “ubriacature borbomonarchiche”. Tutte espressioni tratte dalle sue pagine.
Gli esempi sviluppati da Romano sono tantissimi. Si prenda il caso Gramsci: quello che avrebbe scritto contro l’Unità d’Italia è “un cavallo di battaglia dei ruminatori di pseudostoria”. Il brano, quasi mai riportato integralmente, considera il neonato Stato italiano una dittatura feroce, che fino all’avvento della Sinistra al potere ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale, crocifiggendo, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti. Non era però un attacco al Risorgimento, quanto all’azione di governo della Destra e la International Gramsci Society Italia ha preso le distanze dai distortori del pensiero gramsciano, che vedono nel meridionalismo del pensatore sardo un elemento teorico a supporto della controstoria immaginaria di un Regno delle Due Sicilie progressista e prospero. C’è anche un Gramsci antiborbonico, sul quale preferiscono glissare, che ha denunciato le condizioni antitetiche dei tronconi della penisola riuniti dopo più di mille anni: nel Settentrione i Comuni avevano dato impulso a una borghesia intraprendente e a un’economia simile agli altri Stati d’Europa, mentre nel Mezzogiorno le paterne amministrazioni di Spagna e Borboni “nulla avevano creato”, ha scritto.
“La borghesia non esisteva, l’agricoltura era primitiva e non bastava neppure a soddisfare il mercato locale; non strade, non porti, nessun uso delle poche acque della regione”.
Davvero pesante, ma gramsciano autentico.
Gli altri argomenti iniziali? Il Piemonte si è indebitato per l’Unità, non l’ha fatta perché indebitato. E a Fenestrelle, quarantamila prigionieri morti? Solo cinque.
La grande bugia borbonica
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Letto e regalato ad amici che si erano lasciati quasi convincere dalle bufale storiche, grossolane ma suggestive. Spero che il tempo ci dirà anche chi e perché ha messo in moto questo meccanismo di bufale di massa. Sarebbe interessante conoscere chi sono i giornalisti che si sono resi complici della truffa storica
Finalmente un uomo del Sud, al di sopra di ogni sospetto (lo storico Barbero non andava bene perché piemontese...) che smonta alcuni miti diffusi e mai provati. Un unico appunto: a volte ho faticato a seguire l’irruenza con cui l’autore salta da un tema all’altro, ma è un difetto perdonabile.
Consiglio poi la lettura di un lavoro di un cattedratico, uno Storico, uno studioso che non si è costruito una carriera su youtube ed internet, non uno scrittore satirico, il Prof. Gianni Oliva, di Torino, per intenderci, sul quale credo non ci possano essere dubbi di matrici revansciste:
Un Regno che è stato grande. La storia negata dei Borboni di Napoli e Sicilia, Collezione Le Scie.Nuova serie, Milano, Mondadori, 2012