La libreria della rue Charras
- Autore: Kaouther Adimi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2017
Tra le viuzze di Algeri baciate dal sole si arriva alla rue Hamani, chiamata un tempo rue Charras, e su di una porta vi è la scritta in arabo e francese:
Un uomo che legge ne vale due.
Una scritta che racconterà la storia di un uomo, Edmond Charlot, che nel 1936 a soli ventuno anni aprì una libreria biblioteca, Les Vraies Richesses, divenendo in pochi anni un editore conosciuto in tutta Europa.
Tra le strade di una città rumorosa e frenetica, tra palazzi bianchi, balconi dorati e persiane colorate di azzurro, la serranda della storica libreria venne abbassata per sempre; tuttavia gli abitanti e i commercianti intorno continuarono a ricordarla nel tempo. Era stata un piccolo luogo di cultura e di aggregazione senza distinzione di lingua o religione, dal primo giorno in cui un giovane Albert Camus, compagno di scuola di Charlot, era seduto sul gradino d’ingresso a correggere manoscritti.
La libreria della rue Charras (L’orma editore, 2018, traduzione di Francesca Bononi) è stato un caso letterario in Francia e ha vinto prestigiosi premi. La scrittrice Kaouther Adimi è nata ad Algeri e dopo aver vissuto a Grenoble si è stabilita a Parigi.
Ha raccolto articoli e informazioni su uno dei più grandi editori francesi, appassionato bibliofilo, Edmond Charlot, amico fraterno e scopritore di Camus e ci farà rivivere in questo suo splendido romanzo tra realtà e un pizzico di fantasia, la storia della libreria Les Vraies Richesses in una Algeri che cercava di riacquistare la sua indipendenza.
Edmond Charlot a ventuno anni, “studente difficile con la testa tra le nuvole”, dopo aver abbandonato l’Università era intenzionato a dare vita in Algeri a una libreria che vendesse libri nuovi e usati, e che fosse un luogo di incontri e letture.
Di ritorno da Parigi dopo aver ammirato la meravigliosa Adrienne Monnier sulle rue de l’Odeon, senza esitazioni prese un locale in affitto sulla rue Charras, accanto all’Università che dal primo giorno di apertura venne presa subito d’assalto.
Sarà una biblioteca, una libreria, una casa editrice, ma sarà innanzitutto un luogo per gli amici che amano la letteratura e il Mediterraneo.
E così studenti, insegnanti, artisti, presero l’abitudine di incontrarsi lì, attratti dalla personalità di Charlot e facendo della libreria il principale centro culturale franco algerino. Le idee giuste nel posto giusto, in una terra che aveva festeggiato qualche anno prima i cento anni di colonialismo francese, dove non faceva né caldo né freddo, dove gli uomini politici, accolti con sorrisi, venivano in trasferta e gli scrittori ne esaltavano il sole e la gioia di vivere; in una terra dove la polizia arrestata i militanti che insorgevano contro la Francia.
Siamo nel 2017 e toccherà al giovane stagista Ryad in arrivo da Parigi, anch’egli di ventuno anni, disporre la chiusura e sgombrare il locale in rue Charras dai tanti libri dagli scaffali, dai volumi ingialliti, dalle foto, quadri e altri ricordi.
Non era mai stato un gran lettore, e avrebbe voluto essere ancora in Francia, in vacanza in Provenza con Claire, la sua bella ragazza dagli occhi blu. Abdallah, un vecchio signore solitario, dal volto rugoso e la carnagione pallida, ultimo guardiano della libreria, era in attesa del suo arrivo. Si appoggiava al bastone di legno e aveva le spalle avvolte in un lenzuolo bianco: lo chiamava il suo “sudario” e lo avrebbe avvolto nel giorno della sua morte. Era stato l’addetto alla libreria, divenuta negli anni succursale della Biblioteca nazionale, fino al suo pensionamento.
Quel luogo ormai chiuso gli aveva spezzato il cuore: il dolore di una perdita insostenibile. I libri li aveva a cuore anche se non li aveva mai letti, gli avevano tenuto compagnia e li rispettava, tanto che aveva vietato ai clienti prendere caffè e bevande all’interno della libreria per paura che i libri si macchiassero. Aveva iniziato a lavorare alla “Les Vraies Richesse” dopo la morte della moglie, dedicandovisi dal mattino alla sera. Il giorno prima della chiusura era stato colto da malore. I locali erano stati venduti e al posto dei libri avrebbero messo su un negozio di ciambelle. Ripensò alla sua vita, di quando durante la colonizzazione non si poteva andare a scuola, poiché l’istruzione non era accessibile a tutti, e di quando aveva imparato tardi a leggere, per poi un giorno da adulto trovarsi in quel luogo, immerso tra la conoscenza.
Dopo poco tempo dall’apertura, a ventritré anni Edmond Charlot aveva numerosi abbonati e pubblicava come casa editrice autori dai grandi nomi.
La sua prima tiratura fu per Jean Giono a cui segui Camus, suo grande consigliere, mentre guardava con attenzione al mondo degli scrittori internazionali tra cui Stein, Rilke, Lorca, Moravia, Silone e Woolf. Pubblicava solo ciò che più gli piaceva.
L’editoria ha condizionato la mia intera esistenza, finirà per portarmi via moglie e figli.
Con l’ascesa di Hitler e la Seconda guerra mondiale non gli sarà facile portare avanti il proprio lavoro: i rifornimenti scarseggiavano, restrizioni e continui controlli della polizia e della censura, e alcuni dei suoi autori erano rifugiati altrove. Senza dimenticare il fermento ad Algeri, la lotta contro il colonialismo sempre più conflittuale, tra incarcerazioni di massa e torture.
La libreria della rue Charras è la storia romantica di una indomita passione, quella che ha segnato la vita di Edmond Charlot; una intera vita dedicata alla comprensione internazionale tra arabi ed europei, in difesa di una cultura che fosse indipendente, i cui valori fossero rivolti all’integrazione e al rispetto dei popoli. Un uomo di grande cultura e umanità che fino alla fine della sua vita, quasi novantenne e ormai cieco, difese l’idea della civiltà mediterranea come forza di pace in un mondo dilaniato dalla politica individualista e dalla guerra.
La libreria della Rue Charras
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