Nel carnevale 1753 al teatro Sant’Angelo di Venezia viene rappresentata La locandiera, la commedia di Carlo Goldoni più famosa e forse la migliore. In occasione dei 270 anni dalla prima rappresentazione vi proponiamo un approfondimento.
L’articolo si concentra sulla scommessa seduttiva tra Mirandolina e il cavaliere di Ripafratta, spina dorsale della commedia La locandiera.
La locandiera di Goldoni: analisi del primo atto
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Nella sala comune di una locanda fiorentina è in corso un acceso battibecco tra il marchese di Forlipopoli e il conte di Albafiorita. Si contendono a suon di nobiltà e denari le attenzioni della proprietaria Mirandolina. In questa disputa l’amore latita, fatta eccezione per il cameriere Fabrizio segretamente innamorato della sua datrice di lavoro. Secondo il marchese dovrebbe essere lui il prescelto, in omaggio alla sua antica nobiltà di sangue. Al contrario, comprato il titolo di recente, il conte fa leva sulla riconoscenza della giovane a seguito delle sue concrete attenzioni. Se il primo è un pallone gonfiato, al secondo il cinismo non fa difetto. Un modo un po’ brusco per dire che sa come va il mondo, dove pecunia regina est. Parola di Petronio.
Nobile decaduto e spiantato, il marchese rivendica la tradizione della propria casata. Rispetto alle sbruffonate del Capitano nella Commedia dell’Arte ha una marcia in più. Non fa la satira ai Barnabotti, patrizi veneziani poveri esclusi dalla politica, sfruttati sottobanco come bacino elettorale?
Homo novus dal passato imprenditoriale, il conte argomenta la forza dei quattrini, in barba ai dislivelli sociali. Mirandolina sceglierà il lustro di un’antica casata o la protezione del denaro? Dal busillis si astiene il cavaliere di Ripafratta che ha titolo e mezzi, ignaro di ciò che lo aspetta. Gli affari a Firenze li deve sbrigare in fretta, un misogino come lui non ha tempo di correre dietro a una civetta di classe inferiore. Ça va sans dire trattando sgarbatamente la padrona della locanda ne provoca la ripicca e la sfida a sedurlo. Nel suo essere nemico delle donne convergono la componente psicologica autorepressiva e quella sociale di stampo conservatore. Quella di chi allontana la femmina di cui teme l’eros. Quella di chi non riconosce al gentil sesso razionalità e coerenza per condannarlo alla marginalità.
Solo a questo punto un’entrata ritardata ci fa conoscere Mirandolina.Carlo Goldoni ingentilisce la servetta della Commedia dell’Arte - chiamata anche Smeraldina, Pasquella o Colombina - e l’arricchisce di sfumature psicologiche. Tra le interpreti ricordiamo la prima: Maddalena Marliani, è su di lei che il commediografo costruì il personaggio.
A fine Ottocento il virtuosismo di Eleonora Duse ne accentua malizia e carica seduttiva. Mirandolina riesce a tenere a distanza i due corteggiatori senza apparire scortese, poiché si tratta di ospiti.
Alla fine del primo atto la giovane matura il progetto di far capitolare il cavaliere. Lui non la guarda e osa dichiararsi nemico delle donne!
Sul movente della scommessa seduttiva la critica continua a interrogarsi.
La difficoltà dell’impresa è direttamente proporzionale al piacere della conquista. Poi c’è la punizione di un selvatico misogino, la rivalsa sociale di una borghese sull’aristocrazia, il soddisfacimento di un istinto narcisista o di pura vanità, il gioco fine a se stesso che ricama lo spirito settecentesco, lo sfizio di mettere a segno l’ennesima conquista. Il lettore può scegliere la sfumatura più consona alla sua sensibilità ricettiva.
La locandiera di Goldoni: analisi del secondo atto
Ambientato nella camera del misogino, è giocato sull’azione seduttiva in progress iniziata nell’atto precedente. La riassumiamo così. Se nel primo atto si presenta come una donna che pensa e ragiona al maschile, nel secondo Mirandolina rafforza questa linea interpretativa per agire in piena libertà contro un uomo, convinto che lei non sia come le altre. Grazie alla seduzione del cibo, preparato, servito, condiviso, crea un’atmosfera di intima solidarietà che fa innamorare il cavaliere accendendo il desiderio. Il finto svenimento serve a saggiare il grado di cottura del poveretto che, rimanendo in metafora, è un pubblico esigente, sedotto e abbandonato.
Ma è l’uso accorto della parola, su cui costruisce la propria strategia di assalto e sfondamento, il valore aggiunto della commedia.
Infatti Mirandolina ha una grande padronanza dello strumento linguistico, non solo rispetto agli altri personaggi ma alle maschere della Commedia dell’Arte avvezze a inanellare una sommatoria di battute autosufficienti, che non hanno nulla a che fare con l’intento comunicativo. Questo è un’ulteriore dimostrazione che la giovane non assume mai il ruolo della serva. Domina sempre la situazione nel regno della sua locanda, in una lettura borghese del topos serva-padrona.
La locandiera di Goldoni: analisi del terzo atto
Sedotto il cavaliere, la prossima mossa è umiliarne la misoginia. Mirandolina vuole stravincere. Però la situazione si mette male quando il cavaliere di Ripafratta, imbufalito dal comportamento contraddittorio della locandiera che ora lo respinge, minaccia di ricorrere alla forza, di usarle violenza, di sfidare a duello i rivali. Umiliato e offeso, perde la gravitas. E mentre la commedia sembra volgere in tragedia, ecco l’intervento provvidenziale del conte di Albafiorita, del marchese di Forlipopoli e di Fabrizio per riportare l’innamorato respinto a più miti consigli.
La ricomposizione finale è all’insegna della prudenza per stornare lo scandalo. Forse lo sbandierato trionfo in realtà è una ritirata tattica per salvaguardare onore e attività. Infatti Mirandolina acconsente alle nozze con Fabrizio. Anche questa volta vuole avere l’ultima parola. Sappiamo già chi nella coppia porterà i pantaloni.
Non è detto che la sua sia una vittoria.
Recensione del libro
La locandiera
di Carlo Goldoni
Chi è Mirandolina?
- È simbolo della commedia goldoniana poiché finge, cioè recita, come locandiera e come donna;
- È una cinica calcolatrice, tanto che si sposa per continuare la vita di sempre;
- Ama il potere che spaccia per vanità;
- È una donna indipendente e spregiudicata che tiene testa ai suoi pretendenti;
- È una figura esemplarmente negativa per aiutare gli uomini a riconoscere il pericolo delle seduttrici;
Il successo della rappresentazione fu modesto, le repliche presto interrotte. Viene il sospetto che l’ambiguità della protagonista abbia disorientato il pubblico veneziano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La locandiera” di Goldoni: trama, analisi e personaggi dell’opera
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