La lotta è armata. Sinistra rivoluzionaria e violenza politica in Italia (1969-1972)
- Autore: Gabriele Donato
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
A un certo punto si decide di “innalzare il livello dello scontro”, spuntano fuori le armi. C’è una foto-emblema che riepiloga la prima escalation dell’eversione rossa. E’ una foto del marzo ‘72, in bianco e nero, leggermente sgranata, ritrae l’ingegnere della Sit Siemens Stefano Macchiarini con una pistola puntata all’altezza del volto.
Un mezzobusto sbieco, quasi iperrealista: la faccia, gli occhi spalancati verso la destra dell’obiettivo, la lunga canna della pistola che preme sulla guancia, il resto del corpo occultato dal cartello che riporta gli slogan-tormentone delle Brigate rosse: “Mordi e fuggi” – “Niente resterà impunito” – “Colpiscine uno per educarne cento” – “Tutto il potere al popolo”. E’ più o meno così che si inaugura la lunga notte della Repubblica. Quando la galassia della sinistra rivoluzionaria salta il fosso, decide di passare dalle parole ai fatti, di spostare la lotta sul terreno della violenza, sino ad allora prerogativa della destra fascista. Fino a che punto ha influito il contesto sociale (spauracchio di colpo di stato, strategia della tensione)? O altrimenti come quando e perché succede che le formazioni di Autonomia Operaia, Lotta Continua, Gruppi di Azione Partigiana, Collettivo Politico Metropolitano (da cui germineranno le Brigate Rosse) prendono in seria considerazione l’ipotesi delle armi?
Proprio su questo periodo di incubazione si focalizza l’indagine di un saggio minuzioso, curato dallo storico Gabriele Donato per DeriveApprodi. Si intitola “La lotta è armata. Sinistra rivoluzionaria e violenza politica in Italia (1969-1972)” e, per diversi aspetti, inquadra da un focus inedito. Muovendo da una tesi di fondo - sintetizzata da Deborah Ardilli nella prefazione al volume -, quella che “nel divario tra le aspettative rivoluzionarie suscitate dall’autunno caldo e il ridimensionamento dei livelli di antagonismo favorito dall’imprevista capacità di recupero delle organizzazioni riformiste” possa rintracciarsi l’innesto decisivo per la militarizzazione del conflitto sociale.
Spostandoci ora sui dati “tecnici” di "La lotta è armata" e se mi è concessa la parafrasi cinematografica: Donato fissa i rivoli trasversali del biennio pre-piombo in ideale alternanza di campi - lunghi e strettissimi -, perdendosi poco o nulla dei dettagli (se si tiene conto che il libro arriva a sfiorare le 400 pagine…), servendosi, anche, della documentazione teorica quanto della pubblicistica prodotta dalla sinistra extraparlamentare di allora, in special modo le pubblicazioni di LC e PO, i cui ranghi produssero un nutrito numero di militanti armati. Il lavoro si pone allora, in ultima analisi, non già come ricostruzione ennesima della storia del terrorismo italiano, quanto piuttosto come un’inchiesta sul suo prologo, sugli antefatti - storici, politici, sociali, interni ed esterni ai movimenti - che ne dettarono i capisaldi. Utilissima anche la corposa appendice bibliografica compresa nel volume, suddivisa per temi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La lotta è armata. Sinistra rivoluzionaria e violenza politica in Italia (1969-1972)
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