La musa
- Autore: Jonathan Galassi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
La musa (Guanda, 2015, titolo originale Muse) di Jonathan Galassi, traduttore in inglese di Eugenio Montale e Giacomo Leopardi, è il romanzo d’esordio tradotto da Silvia Pareschi del Presidente della Farrar, Straus and Giroux, che annovera tra i tanti scrittori pubblicati Jonathan Franzen, Roberto Saviano e Michael Cunningham.
“È ora di cambiare”. Era questo uno dei ritornelli più noti e temuti di Homer Stern, fondatore, presidente e proprietario dell’elegante e squattrinata casa editrice indipendente Purcell & Stern, giacché il mondo dell’editoria era costellato d’individui di talento licenziati in tronco per un disaccordo con il capo. Non faceva eccezione Stern, spavaldo e sfrontato, donnaiolo impenitente, dal sonoro accento nasale da newyorkese upper class, con vestiti appariscenti e costosi, dalla predilezione per i sigari cubani e la Mercedes cabriolet. Stern, alle spalle una famiglia tedesca di origine ebraica che aveva fatto fortuna all’Ovest vendendo traversine per i treni merci alla Prima Ferrovia Transcontinentale, i cui forzieri non erano più stracolmi come un tempo, aveva sposato Iphigene Abrams, anche lei erede di un patrimonio sbiadito, quello dei proprietari di un grande magazzino di Newark. Iphigene, autrice negli anni Settanta e Ottanta di una serie di romanzi autobiografici neo-proustiani, antiquata e fiera di esserlo, con pose da bas-bleu edoardiana, era il contraltare perfetto all’ostentazione da ebreo mafioso di Homer. Iphigene e Homer insieme formavano “proprio una coppia ben assortita”.
La Purcell & Stern era stata fondata “nei giorni bui” degli anni Cinquanta. Purcell era un celebre editor della vecchia generazione, licenziato senza troppe cerimonie mentre combatteva in Corea. I due soci avevano avviato l’impresa aspettando che succedesse qualcosa. Alla fine qualcosa era successo: dopo qualche best seller commerciale, bibbie nutrizioniste, discorsi di governatori e di segretari di Stato, oltre a pretenziosi romanzi stranieri consigliati dagli scout europei di Homer, a metà degli anni Sessanta c’era stata la tanto sospirata svolta. Stern aveva convinto Georges Savoy, un emigrato francese con raffinati gusti letterari e un’ottima scuderia acquisita alla Owl House, a lavorare con lui. Era stato allora che la Purcell & Stern, grazie al gusto europeo di Georges, alla doti innate di venditore di Homer e all’indefesso lavoro di una serie di giovani impiegati, era diventata “una forza con cui misurarsi nel mondo dell’editoria letteraria, una bomba di originalità”. Rapidamente la P&S era diventata una leggenda negli ambienti editoriali, proprio in quel momento era iniziata la storica rivalità con la prestigiosa e influente casa editrice Impetus Editions di Sterling Wainwright, un WASP di ferro dell’Ohio con un patrimonio dieci volte superiore a quello di Homer. Se Sterling considerava Homer un opportunista, un arricchito grossolano e maleducato che non manteneva la parola data, Homer derideva il suo rivale definendolo un playboy. In verità entrambi erano simili, seduttori viziati con un certo fiuto per il talento letterario. Ma c’era un’altra cosa che gli editori avevano in comune: l’ossessione per i versi e la persona di Ida Perkins, seconda cugina di Sterling,
“probabilmente la più rappresentativa fra i poeti americani dell’epoca, che per loro incarnava tutto ciò che era desiderabile in uno scrittore, oltre che in una donna”.
Una musa, un nume tutelare, al centro di una guerra che non sarebbe mai finita, nella quale ora s’inseriva Paul Dukach, direttore editoriale della P&S che molti ormai riconoscevano come legittimo erede del bucaniere Homer.
“Qui bisogna dare una bella rimescolata, Dukach”.
Il romanzo La musa, omaggio al mondo editoriale che l’autore conosce molto bene, è un raffinato e arguto mosaico composto da realtà e fantasia, da personaggi inventati e veri. Ida Perkins, tesoro nazionale, una delle icone della sua epoca, poetessa di audaci versi, è una figura femminile vagheggiata che non lascia indifferenti.
“Sì, Ida era ancora Ida, decise Paul, osservandola bene dopo essersi ripreso dallo shock di quell’apparizione”.
Galassi, nato nel 1949, qui dimostra di amare profondamente la letteratura che altro non è che la vita e
“le pagine a lenta combustione su cui essa prendeva forma erano uno strumento di culto”.
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