La notte del serpente
- Autore: Graham Hancock
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
Un Graham Hancock più insolito che mai. Il tanto attivo divulgatore di pseudoscienza e pseudoarcheologia ritorna in libreria come romanziere, con “La notte del serpente” (Newton Compton, gennaio 2018, pp. 576, euro 12,90 versione cartonata, euro 4,99 ebook) terzo titolo della saga di fiction storiche La guerra degli dei, avviata nel 2015 con “La profezia del serpente piumato” e “Il ritorno del serpente”, entrambi pubblicati dalla casa editrice romana Newton e presto di ritorno sugli scaffali in una nuova edizione.
Si tratta dell’avventura di Hernan Cortés e dei conquistadores, nel Messico dell’azteco Montezuma, solo vent’anni o poco più dopo la scoperta colombiana del Nuovo Mondo. Coraggiosa ma non priva di aspetti sordidi, la penetrazione degli avventurieri spagnoli viene romanzata e arricchita di contenuti magico-esoterici dall’autore, che racconta le vicende con dovizia di particolari e informazioni storicamente attendibili, mettendo a disposizione del racconto una buona dose di fantasy, oltre all’intero e congeniale repertorio di fanta-archeo-scienza, cosmologia e preistoria alternativa.
Giornalista e scrittore quasi settantenne, trascorsi i primi anni in India con la famiglia ha studiato a Durham e ha fatto il cronista, anche il corrispondente dall’Africa per una rivista. Nei primi anni Ottanta è cominciato l’interesse per la saggistica, con un occhio al terzo mondo. La svolta verso l’eso-archeologia è sopravvenuta nel 1992, con un libro sull’Arca perduta, dal quale è derivato il genere nel quale è maestro.
Ha redatto per anni testi di archeologia misterica. Le sue tesi fanno retrodatare di quasi ottomila anni le piramidi. In contrasto con la datazione assegnata dall’egittologia ortodossa, risalirebbero al 10.500 avanti Cristo, epoca dell’ultima glaciazione, allorché si sarebbe a suo dire estinta l’unica remotissima civiltà evoluta (atlantidea), dotata delle conoscenze tecniche alla base di quelle titaniche costruzioni nelle sabbie.
L’archeologia misterica ha portato Graham Hancock anche in centro e sud America, Indonesia e isola di Pasqua, dovunque si possano trovare manufatti impossibili delle civiltà antiche. Per ognuno di quegli enigmi storico-tecnologici ereditati dal passato, ha elaborato un’ipotesi di costruzione e datazione decisamente eretica rispetto a quelle accreditate nel mondo scientifico.
Ed ecco che con gli anni si è manifestata la vocazione narrativa, sviluppata con la trilogia della conquista spagnola del Messico neocolombiano. Poche centinaia di armati europei (500, insiste Graham Hancock) contro 200.000 guerrieri indigeni, in una terra ricchissima di materiali preziosi, oro soprattutto, che attirava i famelici invasori spagnoli.
Il Serpente piumato è il mito di Quetzalcoatl, la divinità maggiore per le tribù che abitavano le terre alte e le coste del Centro America azteco, il Nuovo Mondo per gli europei.
Nel terzo romanzo, il dio è adirato col sovrano Montezuma e col suo popolo, per l’eccesso di sacrifici umani di massa che vengono ritualmente commessi. Decine di migliaia di cuori strappati e corpi fatti rotolare lungo le ripide scalinate dei templi. ogni anno. Troppo sangue: è quello che sacerdoti, stregoni e misteriosi personaggi ripetono al potente imperatore dei Mexica, che abitano Tenochtitlan, la città-isola sul lago Texcoco, raggiungibile solo da una strada sopraelevata, altro capolavoro di ingegneria primitiva.
Gli abitanti locali sono tantissimi, gli uomini bianchi pochissimi, eppure stanno marciando attraverso la foresta per raggiungere la capitale. Nei pensieri di Montezuma, lo scrittore scozzese fa passare tutte le ragioni del facile successo che pochi invasori stanno riportando, pur affrontando un numero sterminato di avversari. I tuele, come chiama gli spagnoli, hanno armi nuove, soprattutto serpenti di fuoco, che uccidono a distanza. La popolazione locale è divisa: alcune tribù sono dalla parte dei bianchi. C’è chi è costretto, come gli sconfitti tamanes della costa, trasformati in schiavi e portatori, ma c’è chi è corrotto, come gli inaffidabili totonachi o i tlascaliani, fieri nemici dei mexica e quindi validi alleati degli iberici.
A nulla valgono gli assalti alle fortificazioni ben difese dei tuele o i tentativi di infiltrare spie. Nulla sfugge agli occhi di Malinal, l’ex schiava del sesso nella reggia, divenuta la donna di Cortes, i suoi occhi e la sua lingua.
Hernan, il condottiero, nel 1520 ha trentasei anni, due occhi sconcertanti, di colore grandezza e forma diverse l’uno dall’altro. Sa tenere compatti gli uomini al suo comando. Vegliano di notte e riposano a turno solo di giorno. Marciano facendo luccicare le lame di spade e lance e il metallo di corazze ed elmi.
I generosi omaggi in oro inviati a Cortes per indurlo a restare sul mare hanno solo scatenato oltre misura la bramosia dei bianchi.
In tante pagine piene d’azione, si avrà modo di seguire il sanguinoso conflitto senza esclusione di colpi e sorprese tra Montezuma e Malinche (Cortes), l’incarnazione di Quetzalcoatl.
La guerra degli dei. La notte del serpente
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