La porta di Parmenide
- Autore: Giuseppe Ferraro
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2018
L’autore, professore di Filosofia all’Università Federico II di Napoli, ha scritto un libro che si legge con estrema curiosità e interesse per la particolare cifra stilistica. Giuseppe Ferraro non è il filosofo canonico della chiarezza speculativa, non crede che il registro filosofico debba essere quello concettuale, argomentativo, dimostrativo. Egli ama molto l’intreccio tra la poesia e la Filosofia per cui il suo modo di comunicare è intriso di letteratura insieme a riferimenti poetici. La pura ragione e la filosofia non sembrano bastevoli a raccontare il mistero della vita.
“La porta di Parmenide” ha distinti piani di lettura e diverse stratificazioni in cui la porta della Giustizia di Parmenide nato il 515 a.C, è la porta della filosofia che apre sulla “pianura dell’essere” dove la giustizia spiega la via della verità. quella della conoscenza attraverso la filosofia. Non è la porta carraia di Nietzsche e quella della legge di Kafka. Nel corso del racconto un gruppo di persone , bambini e detenuti convengono a Paestum insieme a Parmenide, Kafka, Nietzsche e Kant e si ritrovano a parlare dei migranti. Non è un libro di fredda esegesi di brani e frammenti di Parmenide ma un libro evocativo che vuole descrivere quello che suscita la loro lettura. Per l’autore è importante che la filosofia non rimanga chiusa in una ristretta cerchia di specialisti, ma che sia occasione e stimolo di crescita e di maturità di pensiero, di impegno civile. Una lettura politica della Filosofia che deve pensare alla Polis, alla città.
Il libro ha una costruzione teatrale cui i vari personaggi che intervengono in una atmosfera fantastica metastorica. Ci si intrattiene con Nietzsche, Kafka e con Parmenide in una scena teatrale fantasiosa costruita dall’autore. Il protagonista principale non è pertanto Parmenide ma l’auriga che guida il carro che attraversa le porte della città in una sorta di metafora. Questi chiede l’aiuto delle divinità ed in particolare di una dea che gli rivelerà la verità fondamentale che per Parmenide è quella per cui l’essere è, e non può non essere ed il non essere non è e non può essere. Questo principio voleva significare che nell’Universo nulla è eterno ed esiste da sempre e per sempre. Si sperimenta nevvero da parte di tutti il movimento, il cambiamento,il divenire ma sono i sensi che ci ingannano. La ragione ci dice che niente nasce e niente muore e che quindi tutto è dentro questa sfera compatta che è l’essere. L’auriga del carro è la ragione che guida due cavalli uno bianco ed uno nero che sono la passione e gli istinti. E poi vi è Nietzsche, Kafka, Kant. L’autore fa giocare fra di loro questi personaggi in una dialettica onirica come dentro un sogno ma ad occhi aperti. E’ un sogno che però tiene presenti le sfide i problemi e i bisogni della Polis. Quindi una filosofia che si fa anche progettualità sociale, invito alla solidarietà, tematica di stretta attualità.
L’autore parla di una “città” che non deve recludersi e non deve escludere ma includere. Facendo altrimenti ci si impoverisce tutti, si diviene tutti reclusi. Il respingimento non è solo escludere, non è difendersi dal pseudo attacco degli altri. Non si pensa mai al portato di ricchezza degli “altri” che non arrecano problemi, ma portano ed arricchiscono con la loro competenza ,esperienza, tradizioni, lingue, colori e modi di vestire diversi. Ogni preclusione è una esclusione che impoverisce non solo chi bussa alle nostre porte ma anche se non principalmente noi stessi, inibendo potenzialità di arricchimento, di accrescimento e di miglioramento.
PORTA DI PARMENIDE
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