La rizzagliata
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2009
Anche questa volta Camilleri ha teso la rete ai suoi fedeli lettori, li ha incastrati in una storia in cui è complicato districarsi anche se non sono pesci
“cchiù stùpiti o cchiù lenti, ma lo stesso non si sono scansati ’n tempo”.
Dal titolo: dicesi rizzaglio, una rete a forma di campana, chiusa in alto e aperta sotto, contornata da piombini. Si fa roteare perché deve ricadere come un ombrello aperto, cade in acqua per il peso dei piombini, il pescatore tira una corda e la parte inferiore si chiude. Dentro restano i pesci: una bella rizzagliata.
Questo romanzo, pubblicato prima in Spagna con il titolo “La muerte de Amalia Sacerdote”, ruota attorno all’omicidio di una studentessa universitaria, Amalia, figlia di Antonino Sacerdote, il segretario capo dell’assemblea regionale, trovata uccisa e che per atto dovuto è inviato un avviso di garanzia al fidanzato Manlio, figlio dell’onorevole senatore Caputo. Relazioni pericolose, macchinazioni, geometrie occulte e disegni criptati s’intersecano in un gioco che di teatrale ha poco e di reale molto, la politica volta e travolta, come le cronache ci insegnano, nel suo inesorabile deviamento verso sordidi obiettivi ed interessi personali.
Il caso è seguito da Michele Caruso, il direttore di un telegiornale della Sicilia occidentale “Telepanormus”, la sua storia intima e privata fa da contraltare alla vicenda, in generale, come un cerchio concentrico che si espande e pesca solo quello e quelli che deve pescare. Camilleri fa muovere i personaggi come dentro una scacchiera, le mosse delle pedine inizialmente un po’ imprecise, reticenti, man mano trovano la loro naturale collocazione e alla fine non c’è la sorpresa o il botto come se fin da principio una strategia pianificata portasse alla risoluzione del caso “Ad usum Delphini”.
L’imbarbarimento della società e sommamente della politica, il malaffare, la corruzione globalizzati, un blob che ingloba partiti politici, finanza, magistratura, mafia, poteri pubblici… il tutto mixato da battute mordaci e allusive, con il doppio senso della parola siciliana che l’autore orchestra con svariate coloriture stilistiche. Personaggi e situazioni, come tiene a dichiarare e ribadire Camilleri sono frutto di una pura e semplice invenzione senza nessun riferimento con persone realmente esistenti, ma come non poter ravvisare gli stessi scenari che quotidianamente giornali e televisioni ci mostrano e quanto le anomalie italiane ci stanno trascinando in uno dei punti più bassi della nostra storia.
- Sellerio editore Palermo
- Pag.206
Romanzo storico di storia più che contemporanea, attuale.
L’autore - Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle nel 1925. Ha esordito come romanziere nel 1978 con “Il corso delle cose”. Della sua ricchissima produzione letteraria tutti i romanzi con protagonista il commissario Montalbano sono pubblicati dalla casa editrice Sellerio e altri, tra questi ricordiamo: “La forma dell’acqua”, “Il cane di terracotta”, “Il ladro di merendine”, “La voce del violino”, “La stagione della caccia”, “Il birraio di Preston”, “La concessione del telefono”, “La gita a Tindari”, “Maruzza Musumeci”, “Il casellante”, “Il campo del vasaio”, “L’età del dubbio”, “Un sabato, con gli amici” “Il sonaglio” “Il cielo rubato”, “ La tripla vita Michele Saracino”.
La rizzagliata
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Negli anni Sessanta del Novecento l’opinione pubblica fu coinvolta nel “caso Montesi”, il cui clamore fu dovuto non tanto al ritrovamento del cadavere d’una ragazza sulla spiaggia di Torvajanica, quanto al coinvolgimento del figlio del senatore Emilio Piccioni, (candidato, dopo De Gasperi, alla guida della democrazia cristiana). Generale lo scandalo, e dal procedimento giudiziario, che assunse la portata di un affare politico, uscirono tutti assolti. Da questo fatto di cronaca muove il romanzo "La Rizzataglia", (edito, nel 2008, in Spagna con il titolo "La muerte de Amalia Sacerdote" e pubblicato in Italia nel 2009 con i tipi della casa editrice Sellerio di Palermo) Magnifica l’innervatura dell’aggrovigliato intreccio, dove una lieve ironia da commedia stempera il dramma della vicenda che coinvolge l’ambiente politico-finanziario e ruota attorno all’assassinio di Amalia Sacerdote, figlia di un deputato appartenente al partito avverso a quello del presunto autore del delitto. I sospetti cadono sul fidanzato: Manlio Caputo, figlio di Ignazio, leader della sinistra siciliana, nonché segretario capo dell’Assemblea regionale siciliana, già tre volte deputato grazie ad un largo consenso fatto anche di mafiosi. Michele Caruso, direttore del Tg Rai della Sicilia, diversamente dall’opinione del caporedattore Alfio Smeca, non ritiene opportuno darne notizia perché, a suo dire, ci sono soltanto indizi. E’, invece, il giornalista di Tele-Palermo a colpevolizzare il Caputo e ad informare che il procuratore della repubblica ha disposto il procedimento contro il sospettato. Quale il motivo che induce anche la stampa all’occultamento della verità? E quali le ragioni cui essa deve cedere? Se gli indizi convincono il giudice e il commissario sulla colpevolezza del Caputo, dello stesso avviso non è il Lo Bue, funzionario di polizia. Oltre a ritenerli insufficienti, pensa che l’atto d’accusa possa essere l’esito d’una macchinazione politica contro Ignazio attraverso il figlio. Si susseguono intanto notizie che destano scalpore, tra cui la scarcerazione di Manlio Caputo. Sarà il Lamantia, un confidente che vive di espedienti, a rivelare al Caruso la presenza di un altro uomo nella vita privata di Amalia Sacerdote, nonché la scomparsa di alcune agende da cui si sarebbe potuto rilevare il nome dell’assassino. Della relazione probabilmente il padre di lei era al corrente e sicuramente ne ricavava convenienze economiche e politiche sia da viva che da morta. Gli fa conoscere anche l’intento di utilizzare la “verità”, da lui deduttivamente supposta, per la realizzazione di una fiction televisiva. Amaro è l’epilogo che focalizza l’intreccio tra mafia, politica e pubblica amministrazione. Tre tizi prelevano con la forza Lamantia, mentre Caruso, pur nella consapevolezza di non vederlo mai più, resta inerte come se non avesse assistito al rapimento. Infine, il colpo di scena: il presunto assassino si suicida dopo essere stato interrogato. Ad una cena, nella villa al mare del senatore Stella, sono presenti tutti i vincitori: parenti della vittima, Caputo, notabili e vescovo compreso. Eloquente la rievocazione del senatore: da ragazzo pescava con la rizzataglia, una rete dove rimangono impigliati i pesci più lenti e meno furbi. Ne ha nostalgia e si pone la domanda sulla capacità di usarla ancora.