La scelta. L’amicizia, il cinema, gli anni con Ermanno Olmi
- Autore: Maurizio Zaccaro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
A tre anni dalla scomparsa di Ermanno Olmi, grande protagonista del cinema italiano e internazionale, Maurizio Zaccaro ripercorre i quarant’anni trascorsi al suo fianco. La scelta. L’amicizia, il cinema, gli anni con Ermanno Olmi (Vallecchi Firenze, 2021) non è una semplice biografia, ma è la storia di due vite intrecciate, quelle di Olmi e del suo “discepolo” Zaccaro. In questo libro, corredato di foto che li ritraggono sui set, l’autore riporta aneddoti, dialoghi, retroscena, paesaggi, progetti e sogni, compresi quelli mai realizzati e rimasti come sospesi per impedimenti vari.
Il giovane Maurizio Zaccaro iniziò la sua avventura con Olmi nel 1978, quando, come portantino di casse e attrezzature, partì entusiasta col regista e la sua troupe a bordo di una vecchia Opel Blitz blu, che a fatica raggiungeva i cento all’ora, alla ricerca di luoghi e volti per le loro riprese.
Dopo il prologo, l’autore riporta, accanto a una foto di Olmi, anche quella della dedica da lui scritta sulla prima pagina del suo libro Ragazzo della Bovisa:
“Ti ricordi, Maurizio, i nostri sopralluoghi? Tu eri allora un collaboratore, ora sei un alfiere! Bravo! Ermanno, 11 agosto 2004”.
Mentre Olmi lo definiva il suo alfiere, Zaccaro vedeva in lui il maestro, un artigiano del cinema, al quale, come facevano una volta i garzoni delle botteghe, aveva scelto di affiancarsi per imparare il mestiere che tanto lo appassionava. Così, da allievo, diventò col tempo aiuto operatore, collaboratore e, soprattutto, amico di Ermanno Olmi. Moltissime sono le cose che, spiega, ha imparato da lui. Fra tutte,
“La capacità, che difficilmente si può insegnare, di cogliere l’essenziale dalla realtà, essere cioè in grado di assimilare, attraverso l’occhio della macchina da presa, le emozioni che la vita ci offre per poi restituirle allo spettatore nella loro integrità, senza bisogno di alcuna manipolazione, per cui ancora più potenti”.
I capitoli ripercorrono in successione cronologica l’esperienza di Zaccaro con Olmi, e si aprono tutti con citazioni che ne anticipano il contenuto. La narrazione è fluida, allo stesso tempo vivace e commossa. Ogni pagina è densa di quell’entusiasmo che li aveva sempre animati.
L’immagine che emerge di Olmi è quella di un uomo energico che più che ottantenne andava ancora sui set, di un tipo simpatico, sempre con la battuta pronta, di una persona colta, che anche prima dell’avvento di internet sapeva ogni volta dove e cosa studiare per reperire informazioni utili, e che era sempre disposto a mettere il suo sapere a disposizione degli altri.
Come regista, autore e sceneggiatore era sempre stato attento agli umili, al quotidiano, alle realtà territoriali, agli aspetti più semplici della vita. Zaccaro ricorda quando lui e Olmi, per i documentari, i lungometraggi e i film, andavano alla ricerca, magari in mezzo alla nebbia con la macchina da presa in braccio, di immagini di vita autentica, di persone comuni. Racconta poi aneddoti sui set, ad esempio quelli dei film Lunga vita alla signora! o Camminacammina, dove recitavano attori dilettanti, spesso giovanissimi, o comunque persone prese dalla strada che nella vita facevano tutt’altro.
In più occasioni, inoltre, Zaccaro riporta lo spirito comunitario che accomunava chi collaborava o studiava con Olmi. In primis, la troupe con la quale anche lui viaggiava: si trattava infatti non soltanto di un gruppo di individui che lavoravano allo stesso progetto, ma di una vera e propria comunità, di un insieme di persone che erano come una famiglia perché condividevano esperienze, mangiavano e dormivano insieme, si aiutavano a vicenda. Quello stesso spirito comunitario animò anche Ipotesi Cinema, il fortunato progetto di “scuola non scuola” fondata da Ermanno Olmi e Paolo Valmarana nel 1982, dove al posto dell’insegnante “in cattedra” a trasmettere nozioni c’era un laboratorio collettivo, un continuo flusso di idee, un gruppo solidale che imparava facendo.
Il racconto dell’amicizia fra Zaccaro e Olmi passa anche attraverso la malattia di quest’ultimo, colpito a cinquantaquattro anni dalla sindrome di Guillain-Barré, e il progressivo aggravarsi della sua salute, che però non gli impedì di continuare a lavorare e riempire la vita con le sue passioni. Era più che ottantenne, infatti, scrive l’autore, durante le riprese del suo ultimo film Torneranno i prati, ambientato in una lunga notte di paura nel 1917 nelle trincee sull’Altopiano di Asiago, dove i soldati sono in attesa dell’ordine di uscire, cioè di morire. Nonostante l’età e la malattia, Olmi aveva rivissuto con gli attori e la troupe il gelo e la neve che non smetteva di scendere, proprio come un secolo prima. E ancora una volta aveva messo davanti ai riflettori le testimonianze delle persone più umili e autentiche, i soldati con le loro paure.
Olmi morì nel 2018 all’età di ottantasei anni. L’amico Zaccaro, che leggiamo essere andato tante volte a trovarlo durante gli ultimi anni di vita nella casa di Asiago, quel giorno era a Lampedusa sul set del suo Nour. Le ultime parole che aveva sentito poco tempo prima pronunciare da lui, e che ci riporta, suonano come un testamento morale:
“Mau… ogni film ha la sua dignità… e tu questa dignità la devi difendere a tutti i costi… sempre”.
La scelta. L’amicizia, il cinema, gli anni con Ermanno Olmi è un libro scorrevole, piacevole e coinvolgente, per l’affetto e la gratitudine che trapelano da ogni pagina, e perché ci insegna che le direzioni che diamo alle nostre vite dipendono sì dalle attitudini e dalle passioni, ma anche da chi abbiamo la fortuna di avere accanto e di decidere di seguire. Una lettura sicuramente consigliata non solo agli appassionati di cinema ma anche agli amanti delle storie vere e di amicizia.
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