La sentinella di Roma
- Autore: Alex Gough
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
“Carbone era seduto qui prima di partire per la legione”: il veterano l’aveva inciso venticinque anni prima, sulla base di una statua di Augusto nella Suburra, al momento di lasciare giovanissimo Roma per raggiungere l’esercito dell’Urbe, possente macchina da guerra del primo impero. Alla fine dell’estate del 27 d.C. il legionario è tornato nella capitale del mondo conosciuto, ma niente intorno è come ricordava di avere lasciato. La sentinella di Roma è un bel romanzo storico, con un retrogusto di amaro, nel protagonista e un costante senso di pericolo e precarietà della sorte, nelle pagine ben scritte dal britannico Alex Gough. Lo ha pubblicato in Italia Newton Compton (luglio 2021, 317 pagine), nella traduzione di Vittorio Ambrosio dall’originale apparso in Gran Bretagna nel 2014.
Gough vive nel sudovest dell’Inghilterra ed è un lettore compulsivo di qualsiasi genere, ma da scrittore si concentra sulla storia e le storie dell’antica Roma, che lo hanno sempre incuriosito. Ne subisce tanto il fascino, d’avere aperto un blog, www.romanfiction.com, per recensire libri di narrativa d’epoca, discutere dei suoi romanzi e approfondire argomenti sempre di storia romana. Al netto dei testi di veterinaria di cui è coautore, su cani, gatti e piccoli animali da compagnia, ha scritto appassionatamente due serie ambientate nella Roma imperiale. Una segue il centurione veterano che vede sempre vanificati i tentativi di godere del meritato riposo, dopo un quarto di secolo di anni di battaglie per Roma. L’altra saga si sviluppa intorno a Silus, spia e assassino imperiale all’epoca dei Severi.
Gaio Valerio Carbone è alto per i suoi tempi, ma l’età comincia a incurvarlo e i pochi capelli in testa sono bianchi. Gli anni pesano, i pensieri pure, la lealtà per l’impero lo ha spesso danneggiato, però l’addestramento e l’esperienza con le armi lo rendono ancora un avversario ch’è meglio perdere che incontrare.
È tornato a Roma, ha ritrovato le strade e l’insula, la casa che ha lasciato da ragazzino grande e grosso per andare a impugnare gladio e scudo nelle legioni. Tutti gli edifici gli sembrano più piccoli di come li ricordasse, ma sa che deve trattarsi della prospettiva. Se lo sguardo attuale è di un adulto d’alta statura, l’ultimo che aveva lanciato nell’anno secondo era quello di un non più bambino solo da poco.
Nella Suburra, vicoli, costruzioni, ambienti e persone sono rispettivamente maleodoranti, fatiscenti, trascurati e disagiate. Alla delusione per la povertà generale, si aggiunge in Carbone il dolore per la situazione personale. Apprende che la madre è morta tre mesi prima - il padre già da dieci anni - e non possiede più una famiglia e una casa a Roma, nemmeno la più squallida e cadente dei quartieri popolari. Ha però una borsa, con il compenso del lungo servizio da legionario, che lo rende un uomo ricco, quanto meno rispetto alla gente intorno. Soprattutto, può contare sulla presenza rassicurante del manico della spada corta, il gladio, che favorisce i soldati di Roma nel combattimento ravvicinato.
Non fa nemmeno in tempo a pensare come vorrà condurre le sue giornate da congedato, che si ritrova padrone di una taverna, due schiavi maschi, una giovane nordica, Marsia e una cagna affettuosa. Ha comprato tutto per trenta aurei dall’oste precedente, terrorizzato dalle conseguenze dei modi sbrigativi con cui l’ex legionario vestito da pezzente ha cacciato dal locale l’energumeno venuto a spadroneggiare e a pretendere il pizzo.
Disperato, Publio si era lamentato di non potere che fuggire, per mettersi in salvo, senza il tempo di vendere la locanda. Ma Carbone si è proposto d’istinto: affare fatto, adesso è un oste, anche se non può fare altro che affidare tutto nelle mani di Marsia e dei due schiavi, sperando che riescano a fare quello che facevano, per condurre la taverna. L’impressione è che possa fidarsi soprattutto della ragazza.
Il capo del clan criminale che controlla la zona viene a pretendere ragioni da Carbone, ma oltre al suo coraggio trova la strada della sopraffazione sbarrata anche da un altro veterano. È Vespillo, tribuno dei vigiles, gli addetti pubblici antincendio, un corpo specializzato a Roma, che pattuglia la città e le zone popolari soprattutto di notte, finendo per svolgere funzioni di ordine pubblico e controllo del territorio.
Oltre ai vincoli di fratellanza militare che uniscono gli ex combattenti, i vigiles torneranno quanto mai utili a Carbone per sventare i piani incendiari di una cospirazione cartaginese ai danni della città e dei romani, cittadini e schiavi.
La ricca, subdola ed eversiva sacerdotessa di un rito segreto, Elissa, è anche la padrona di Rufa, figlia di un compagno d’armi caduto nella disfatta di Teutoburgo, al quale Carbone aveva promesso di proteggere la giovane, finita in schiavitù all’età di undici anni. Ha una bimba di sette, Fabille ed entrambe dimorano nella sontuosa abitazione di Elissa. Proprio nel covo del complotto contro Roma.
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