La solitudine di un riporto
- Autore: Daniele Zito
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
“Brutto, solo e devastato da un riporto agghiacciante, Antonio Torrecamonica si ritrova a condurre, suo malgrado, una vita che gli altri hanno scelto per lui. Carceriere di se stesso, trascorre tutte le sue giornate rinchiuso in una piccola libreria di provincia, tra libri che non legge, clienti che lo tormentano e ricordi che lo soffocano. Unico svago, ogni tanto, far saltare in aria qualcuno dei concorrenti, meglio se grandi, meglio ancora se Feltrinelli”. (seconda di copertina)
La solitudine di un riporto di Daniele Zito ( Hacca, 2013) è la storia di una fuga da una vita comune, sempre uguale, di un uomo scorbutico, misogino, stralunato e sognatore, come dice lo stesso autore un po’ Bartleby, un po’ Marcovaldo, verso la libertà, intesa come riscatto culturale. Riscatto che passa attraverso la lettura di libri mai letti, come Le relazioni pericolose o Anna Karenina, ma, rispettando in pieno quel genere di letteratura dell’assurdo, anche attraverso attentati terroristici che lo portano a far saltare in aria i megastore della Feltrinelli, telefonate lunghissime con la madre e il fratello Paolo, entrambi defunti, e il mondo che lo circonda, fatto dagli scagnozzi del terribile e superstizioso gangster Don Pietrino e dallo strano commissario ex-brigatista Serracavallo.
Su tutti i personaggi tragicomici del romanzo di Zito si distingue Irene Pécuchet, bellezza indescrivibile, forza irresistibile che trascina il libraio ad affrontare nuovamente la vita e a consumarsi d’amore per lei.
Antonio Torrecamonica, il libraio più stravagante che abbiamo mai incontrato, brutto a causa di un orribile riporto, scopre così l’amore, “una cosa seria. Una specie di roccaforte contro il passare del tempo, l’unica in grado di difenderci dal nemico più crudele di tutti. Noi stessi.” e sono le parole che Florentino Ariza rivolge alla sua amata Fermina Daza, protagonisti di uno dei più famosi romanzi dello scrittore Gabriel García Márquez, parole inattese, parole esplosive che riaccendono nell’insano libraio il desiderio di fuga e libertà dalla sua forzata prigionia, fino a sconvolgerlo e a riportarlo alla vita. E allora non importa se la libreria è immersa nelle tenebre, se il libraio non ha mai letto nessuno dei libri che vende e se il suo non celato odio per i libri e tale da ritenerli “carta più utili per l’igiene personale che per ospitare parole”, se la maggior parte dei clienti/lettori mostrano la loro “spocchiosa ostentazione di sapere”, perché di fatto tutto è un bizzarro omaggio alla Letteratura e soprattutto ai libri.
La vendetta massima del libraio si compie quando un bel quantitativo di tritolo fa saltare in aria l’Accademia della Crusca, per la gioia di coloro che provano un brivido ogni volta che un congiuntivo si annoda tra le giunzioni addette alla consecutio temporum. Il punto migliore della scrittura di Daniele Zito sono i dialoghi: divertenti e scorrevoli che trascinano il lettore in un meccanismo della narrativa italiana caratteristico degli ultimi decenni che unisce la precisione del raccontare con l’espressionismo surreale dei personaggi principali e non.
La solitudine di un riporto
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