La teoria del dado bianco
- Autore: Alessandro Lanini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Gabriele è un giovane poco più che trentenne che vive in una città dal nome e dalla locazione non definite. Rappresenta il prodotto tipico della società odierna: insicuro, disincantato, a tratti svogliato, divoratore di serie TV, single incallito e con una particolare avversione per le cene di classe, eventi che a suo avviso pretendono forzatamente di riportarti in una dimensione che non ti appartiene. Ma soprattutto, Gabriele è un impiegato di Avalon, la più grande azienda di e-commerce del mondo, e svolge un lavoro abbastanza inusuale, ovvero stabilire la conformità o meno dei resi dei clienti. È circondato da colleghi svariati, stereotipi delle gerarchie multinazionali, che includono superiori dalle battute facili, cinquantenni troppo timidi e una giovane ammiccante di cui Gabriele non ha mai capito se essere innamorato o meno. Nel tempo libero, si districa nella routine improvvisandosi tecnico TV per l’adorabile nonna e portando avanti il progetto di un gioco in scatola che sa di non riuscire a finire mai.
Già dalle prime righe La teoria del dado bianco (Scatole Parlanti, 2022), seconda opera di Alessandro Lanini, illustra uno scenario netto e definito che rimarrà il leitmotiv di tutto il romanzo: il protagonista, nel bene o nel male, manca di una personalità forte che possa permettergli di indirizzare la propria vita nella maniera più giusta. In un contesto in cui il lavoro assume per Gabriele un ruolo essenziale, quasi totalizzante (anche perché non esiste molto altro di stimolante), ecco che le azioni ripetitive, quelle decisioni tra conforme e non conforme che riempiono le 8 ore di ogni giorno, quelle abitudini che ammazzerebbero le aspettative di qualunque essere umano al mondo diventano elementi di una caratterizzazione fortissima che l’autore imprime fin da subito al protagonista.
Gabriele non decide niente per sé; Gabriele subisce le decisioni altrui, al punto che stabilire la conformità o meno di un oggetto appare come un’attività sterile, eseguita su un qualcosa che il cliente, entità astratta e indefinita (ma attenzione, fino a un certo punto…) già aveva giudicato come uno scarto. Perché questo fa Gabriele: lavorare sugli scarti, sui rifiuti, su ciò che alla gente non piace, illudendosi di dare una parvenza degna di questo nome ad acquisti abortiti sul nascere.
Occhio quindi a non sottovalutare tutti gli indizi che l’autore dissemina nel romanzo, perché se lo spessore dei personaggi aveva rappresentato, in certe situazioni, un punto debole de L’infinito non è adesso, stavolta Alessandro Lanini tesse una tela complessa, ricca di significanti e lascia al lettore il dovere di scoprirne i significati fino al termine del libro.
Lo scrittore appare coerente in tutto lo sviluppo narrativo, non ci sono colpi di scena o deviazioni che si allontanino dal pretesto originale.
Con un linguaggio vivace e divertente (e divertito, perché si percepisce) il romanzo è assolutamente godibile e ciò rappresenta una conferma rispetto al precedente libro. Alessandro Lanini ha ormai uno stile consolidato che, piaccia o meno, è riconoscibile al lettore fin dalle prime battute, osando peraltro delle critiche neanche troppo velate al mondo televisivo (ahimè, deboli con nomi storpiati dei programmi che banalizzano il racconto) e all’abuso dei social network (queste invece funzionano e si confanno alle personalità degli attori in gioco).
Ecco, TV e social network. Se questo libro fosse un film, allora il punto di svolta dei primi 30 minuti (secondo Syd Field) sarebbe senza dubbio l’incontro con Claudiantonio, un motivatore pazzo e imprevedibile, una sorta di gangster di mezza tacca nella mafia del mondo televisivo, un personaggio – solo apparentemente –superficiale che alimenta la propria popolarità e il proprio fascino mediante una conoscenza quasi scientifica dei social.
Anima nera di Gabriele, Claudiantonio rappresenta l’ideale di persona che critichiamo, ma che in fondo tutti quanti vorremmo essere, al punto che il lettore, durante le prime pagine in cui i due fanno conoscenza, è quasi pervaso da un senso di mistero e, forse, addirittura di inquietudine. Claudiantonio ci piace oppure no? È un personaggio buono o cattivo? È giusto seguirlo, nelle sue disavventure, menzogne e follie, oppure relegarlo come un tipo poco raccomandabile? Ma soprattutto, cosa si cela dietro la sua originalissima collezione di barattoli? Mettetevi comodi che è lunga, perché la vicenda nasconde, come già detto, più metafore che spiegazioni.
Mentre le pagine scorrono con Gabriele in continua lotta tra la ricerca di quel “qualcosa” idealizzato solo nella sua mente (il successo, la notorietà, la realizzazione di sé stessi) e la critica nei confronti di un sistema “malato”, emerge la figura di Gaia, splendida grammar-nazi, la correttrice di bozze editoriali che (guarda caso) è affetta dalla stessa ricerca della perfezione nei confronti di sé stessa e delle persone che con lei interagiscono. Un personaggio splendidamente caratterizzato al punto che la storia d’amore col protagonista diviene a tratti secondaria; molto meglio seguire la filosofia dell’autore che ricalca la fantomatica teoria del dado bianco, al cospetto di un protagonista eternamente indeciso, un antieroe del 2020 fin troppo ingenuo per credere veramente nell’amore, talmente impedito nell’approccio al punto di ricorrere a losche strategie pur di conoscere la ragazza che gli piace.
Con La teoria del dado bianco Alessandro Lanini mostra una netta progressione, non tanto nella forma, che rappresenta una conferma, quanto nella poetica. A dispetto di qualche episodio melenso e di qualche monologo non proprio credibile (ma la sospensione dell’incredulità resta tuttavia preponderante), non si può non rimanere affascinati da quel dado, la faccia bianca che ci istiga ad agire, la “sete di esperienze” (prendere nota) che deve essere onnipresente nelle nostre vite.
Al fine di scongiurare il peggiore degli incubi: quello di alzarsi una mattina, essere diventati vecchi e rendersi conto che non è mai successo, e ci siamo andati solo vicino.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La teoria del dado bianco
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