La vertigine del possibile
- Autore: Roberta Yasmine Catalano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Non voleva scrivere questo romanzo, ma sono le vicende che “ti vengono a cercare”. Qualcuno doveva pur salvare l’incredibile storia della sua famiglia ed è arrivato il momento in cui Roberta Yasmine Catalano ha dovuto spendersi in prima persona. È nato così La vertigine del possibile, pubblicato nell’autunno 2022 da Oligo Editore (collana Narratori, 361 pagine), marchio del gruppo editoriale il Rio di Mantova, la cui redazione ha sede nella casa di Tazio Nuvolari, in viale delle Rimembranze della città lombarda.
La saga familiare le si è parata davanti “con le mani sui fianchi”, guardandola negli occhi, le ha detto “adesso tu racconti di me”, senza ammettere repliche, dice l’autrice italo-libanese, cresciuta in Marocco, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza.
Ascendenze nobiliari calabresi, stemma araldico, titoli altisonanti, strade e palazzi che portano quel cognome, da parte di madre, sesta di un clan di nove sorelle e fratelli. Una tribù di una certa rilevanza, non fosse altro numerica, ma Roberta si è a lungo fatta indietro, quando qualcuno ha ripetuto “la storia della nostra famiglia è eccezionale, andrebbe salvata scrivendola!”.
Soprattutto la zia prediletta, Loredana, per tutti “Dana”, aveva tentato di solleticare l’orgoglio femminile con le avventure della mitica nonna Maria, che in groppa al cavallo dava ordini ai braccianti: una ragazza con le trecce si era imposta sui maschi, all’inizio del Novecento.
Un pomeriggio fatidico, la madre di Roberta aveva sorpreso tutti: “la scrivo io”, salvo rimangiarselo davanti alla sorella, dicendole d’essere certa che tanto al romanzo ci avrebbe pensato la figlia. D’altronde, chi se non lei?
Infatti, Roberta Yasmine Catalano già scriveva, prevalentemente racconti, tuttavia si era impegnata fino ad allora a esplorare percorsi tortuosi della psiche, a far “fluttuare” i suoi personaggi tra scenari onirici, senza sentirsi obbligata a rispettare contesti storici esatti. Ma una volta scomparsa la mamma, non ha potuto più sottrarsi. Così, le è toccato dare il meglio di sé per qualcosa esattamente all’opposto: narrare episodi veri che si sono dipanati lungo l’arco di ben più di un secolo, intimamente familiari e declinati al femminile.
È come se la nonna materna l’avesse guidata nella scrittura e le invenzioni, per colmare i vuoti tra le vicende di chi l’ha preceduta, le venissero dettate da chi quelle storie le aveva vissute davvero. Le vicende narrate ne La vertigine del possibile (Oligo Editore, 2022) sono quelle della bisnonna Maria e soprattutto di sua figlia Rosa, che ha messo al mondo nove figli; Violetta per sesta, mamma di Roberta. Una storia di donne forti, di successi e di momenti di debolezza, di gioie e di dolori, di calici amari mandati giù e di rinunce.
Tutto nasce da un disastro collettivo, un terremoto. Il sisma della Calabria meridionale, nel 1894, lascia sola la quindicenne Maria, alla guida delle sorelle Anna e Caterina. Il papà contadino e la povera mamma, domestica a servizio, sono rimasti sotto le macerie della povera casa.
L’autrice descrive il terremoto come se lo vivesse in prima persona. Un pomeriggio di novembre, le tre sorelle si attardano sul prato della chiesa, ai confini del paese. A un certo momento, l’aria si fa pesante e sentono fin nella pancia un rombo sonoro provenire da lontano. Un temporale, pensano, continuando a giocare, ma qualcosa d’insolito le spinge a fermarsi e si ritrovano a terra. Trema tutto.
Una paura lunghissima. Si sentono sperdute:
Persino il cuore non sa come battere.
Vedono del fumo alzarsi dalla chiesa. Maria dice alle bambine di restare sedute finché non smette di tremare sotto. Cerca di rassicurarle:
datemi retta e andrà tutto bene.
Finalmente la terra si calma e anche le loro gambe. Tenendosi per mano, s’incamminano lentamente verso il paese, la testa un po’ china per non vedere il campanile a terra. Ogni cosa intorno è surreale.
Giacciono al suolo pietre, mattoni, lastre, pezzi di ferro, travi di legno. C’è polvere dappertutto ed enormi cumuli di detriti che trattengono morti, vivi, corpi inanimati, fiochi lamenti, resti di mobili, di suppellettili, di corredo, tracce di esistenza cancellata da poco. Cresce la la confusione di persone che gridano, chiamano nomi di familiari, si trascinano.
Le case sono scivolate giù come i castelli di sabbia sulla spiaggia. Anche la loro.
Maria, capofamiglia adolescente, assume da allora la posizione eretta che non abbandonerà mai nella vita.
E da Maria, dopo una vedovanza e quattro aborti, nascerà Rosa, anche lei sposa di uomini belli, all’inizio adoranti, presto distanti, attratti da altre, nuove donne, diverse dalle mogli tanto più forti di loro.
Rosa si è imposta come protagonista assoluta di questa storia. L’ha deciso lei, non ho potuto dirle di no. Leggendo il romanzo conoscerete quella parte di lei che svolazzava in un’altra dimensione, ma anche il suo carattere.
Le ha saputo mostrare che la felicità si può pretendere.
Grazie a lei, Roberta Yasmine Catalano dice di avere permesso a sé stessa di scorgere:
la vertigine del possibile, luminosa e imponente.
L’autrice è nata a Roma nel 1975, dove si è laureata in Letterature comparate presso l’Università “La Sapienza”. Collabora da tempo con diverse case editrici e riviste letterarie, scrivendo saggi e recensioni. Ha pubblicato Schegge di memoria. Gli italiani in Marocco (Senso Unico, 2009), La felicità è un pezzo di pane e cioccolata. Conversazioni con Tullia Carettoni Romagnoli (Narcissus, 2014, primo premio “Il Paese delle Donne”). Ha provveduto a tradurre e curare l’edizione del romanzo autobiografico di Valerie Degl’Innocenti Le luci di Casablanca. Storia della donna che seppe stupire due mondi (Infinito Edizioni, 2016).
Ha vinto quattro premi letterari, di cui tre giovanili.
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