La vita... è ricordarsi di un risveglio è uno dei testi più noti di Sandro Penna, forse perché piace così tanto alle persone paragonare la vita a qualcosa e in questa poesia l’accostamento tra l’altro è molto riuscito e l’esito lirico è felice.
Le parole sono semplici ma per niente facili, così come le figure retoriche: non ci sono richiami colti, tutti possono comprendere il testo senza essere dei profondi conoscitori di Penna, come ad esempio Elio Pecora.
In soli dieci versi possiamo trovare un possibile senso da attribuire alla vita, un possibile significato dell’esistenza.
Scopriamone testo, analisi e commento.
“La vita... è ricordarsi di un risveglio” di Sandro Penna: testo
La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa e fuori
un mare tutto fresco di colore.
“La vita... è ricordarsi di un risveglio” di Sandro Penna: analisi e commento
In poche parole il poeta racchiude l’esistenza e questo dono della sintesi testimonia la sua grandezza.
Stilisticamente non abbiamo forme chiuse, non abbiamo rime, ma comunque versi sciolti metricamente ineccepibili (i più sono endecasillabi sciolti e però canonici, se guardiamo alla posizione degli accenti): ulteriore conferma di quanto Penna sia classico e ancorato alla tradizione; forse rispettava i canoni estetici di un tempo per mettere ordine ai suoi versi e forse anche nella sua vita.
Ma il grande poeta, pur rispettando a grandi linee certi criteri, introduce un’innovazione: due sole strofe, non terzine o quartine, ma di cinque versi ciascuna. Un’altra cosa da notare: tranne il punto che sancisce la fine della prima strofa sono tutti enjambement forse per lasciare sospeso e poi sorprendere il lettore.
Fa sempre bene leggere Penna, anche agli aspiranti poeti, che sono molti dei versoliberisti e una parte cospicua addirittura “acapisti” (vanno a capo senza neanche sapere il perché).
Tutto il testo poggia su una metafora, per così dire esistenziale: “la vita è il ricordo di un risveglio all’alba su un treno”; quindi la vita è anche il ricordo di un viaggio.
Se anche il meglio della vita è passato, ci fa capire Penna esiste sempre la persistenza della memoria a consolarci e forse aver vissuto non è stato vano. Se Montale paragona il male di vivere a il rivo strozzato che gorgoglia, all’incartocciarsi della foglia riarsa, fornendo dei correlativi oggettivi (cioè degli oggetti che diventano simboli), Penna paragona la sua vita, pienamente vissuta, al ricordo di un viaggio. Tutti nel linguaggio quotidiano usiamo le metafore - anche dire che il mare è una tavola è una metafora - però il poeta fa una metafora nuova, inusitata e accessibile a tutti, mentre gli ermetici ad esempio talvolta risultavano troppo elitari con le loro analogie difficili e complesse.
Questo testo pur essendo comprensibile a tutti comunque è tutto basato sull’efficacia del linguaggio figurato, del traslato. Questa poesia è famosa probabilmente anche perché fare un viaggio in treno di notte è un’esperienza che molti hanno fatto e che lascia un segno nella memoria di tutti per il senso di libertà provata. Altri poeti meno bravi non avrebbero osato tanto, magari si sarebbero fermati a fare una similitudine oppure avrebbero tentato metafore ardite e complicate.
Importanti sono anche i tre puntini di sospensione del primo verso, che destano attenzione nel lettore. Sintatticamente i periodi sono semplici e brevi, abbiamo l’utilizzo per ben quattro volte dei due punti, sempre per richiamare attenzione e mettere in evidenza la frase successiva.
La meraviglia di questa poesia è la sua “perfezione”, data non solo dalla profondità del significato, ma anche dalla sua apparente semplicità e immediatezza che però sono calcolate.
Il risveglio è triste e il corpo è rotto perché l’esperienza di vita sporca l’anima e gli anni caricano di peccati le nostre vite. Se come scrisse il poeta la giovinezza è "questo perenne amare i sensi e non pentirsi", ebbene il sopraggiungere della maturità è anche l’avvento del tempo dei rimorsi e nessuno ne è immune.
C’è a mio avviso un riferimento al peccato carnale, perché come scriveva Benedetto Croce non possiamo non dirci cristiani e il senso di colpa riaffiora sempre anche in chi come Penna ricerca l’edonismo e non si professa credente. Perfino l’ambiente si accorda con lo stato d’animo del poeta in quanto la luce è incerta e l’aria è pungente e dà malinconia, ma non c’è alcuna descrizione del paesaggio, dato che sarebbe di troppo, appesantirebbe il dettato.
Quindi ecco l’epifania improvvisa e catartica: qui non c’è il solito fanciullo ma un marinaio giovane (e se è vero come scrive Penna che “il fanciullo che avanti a te cammina/se non lo chiami non sarà più quello…”, è altrettanto vero che un’apparizione improvvisa può diventare quasi salvifica e viene da lui giustamente immortalata nei versi) e dopo i due punti giunge inaspettata una metonimia (come un bicchiere d’acqua ad esempio), ovvero il marinaio giovane diventa solo la sua divisa bianca e poi l’orizzonte si allarga, si estende e appare il mare descritto in modo vago e indefinito ma in modo molto originale, seppur quasi tautologico (“tutto fresco di colore”), che non ha un significato preciso, ma che punta tutto sulla connotazione e a cui ognuno può dare un suo senso come, del resto, la vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La vita... è ricordarsi di un risveglio”: la più bella poesia di Sandro Penna
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