La voce del cortile. Di bambini, di ragazzi che crescevano a Bologna di Andrea Bartoli

Andrea Bartoli è giornalista pubblicista dal febbraio 2003. Ha collaborato sulle pagine sportive del quotidiano “Il Domani” di Bologna dal 2000 al 2012.
È stato addetto stampa. È autore dei libri Il rovescio dello sport e È così che doveva andare. Speaker radiofonico a Radiabo nella trasmissione radiofonica “Prossima fermata Bologna” insieme a Marco Tarozzi.
Lavora all’ufficio stampa del Comune di Bologna. Nel 2023 con la casa editrice Damster pubblica il libro: La voce del cortile. Di bambini, di ragazzi che crescevano a Bologna.

Un romanzo che emoziona e che tocca le corde liriche del cuore, anche perché il più delle volte a parlare sono giovani, così puliti, innocenti, pronti ad affrontare le traversie della vita, a volte vincendo, a volte perdendo. Proprio come nella vita reale.
Ciò che più mi ha colpito nella lettura di questo breve romanzo è la voce narrante. Perché a parlare è proprio “un cortile”:

Avete forse mai visto un cortile prendere carta e penna e mettersi a narrare? Improbabile. Eppure era da tempo che volevo farlo, riavvolgere indietro un nastro di più o meno cinquant’anni. Fare rivivere quello che ho visto, che ho vissuto. Storie di bambini, di ragazzi, di uomini, di donne. Gente semplice, cresciuta in periferia. Sono stato un osservatorio speciale, li ho considerati tutti un po’ come miei figli. Anche schiacciato tra le case, soffocato dal cemento, senza nemmeno un filo d’erba o un piccolo albero per respirare ossigeno, mi sento vivo. Non come adesso che non succede più nulla. Allora non c’era un attimo di pausa in via Monterumici, senza numerazione.

Il cortile, dunque, parla, racconta. Ma di chi? Di tutti, di giovani che vanno alla scoperta del mondo. Un mondo che è affresco disincantato, che è mondo di periferia, dove non c’è verde, non c’è un albero. Ma che vede i giovani inventarsi ogni giorno nuovi giochi, nuove occasioni di divertimento e non solo.
Vede le storie di vita di chi vi abita. Sono le storie di chi ha abitato in periferia negli anni Settanta, che vedevano:

Le partite di pallone tra le auto parcheggiate, gli accampamenti lungo gli scalini di accesso ai portoni dei palazzi, le canzoni ascoltate in cantina, il nascondino, le cerbottane, le lunghe sfide con le biglie di vetro. Racconti.

Ho ritrovato in questa narrazione la mia infanzia e la mia adolescenza. Si era capaci di giocare con il nulla, costruendo e disfacendo, ma sempre con un’inventiva che colpiva e che è sconosciuta ai giovani d’oggi, immersi sin dalla tenera età in tecnologia e social.
E oggi cosa rimane di quel mondo così disincantato?

Oggi. Tutto è finito. (…) se mi fermo a pensare, sento ancora le voci, quella frenetica smania di escogitare sempre qualcosa di nuovo. Con poco hanno creato tanto. Con niente, hanno sconfitto la noia.

Dunque è rimasta la memoria, l’unica a sopravvivere, testimonianza eterna di ciò che è stato e non ritorna più.
Un romanzo bello, intessuto di poesia intrinseca e di ottimi valori. Comunica sentimenti puliti, non all’avanguardia, dove l’uomo nella sua intima essenza è messo al centro e valorizzato.
È il racconto di generazioni altre, meglio o peggio della odierna, non lo so. Certamente belle, di una bellezza intrinseca, pulita e splendente.
Una lettura dedicata a chi guarda al passato con nostalgia e sa comprenderne i meccanismi e i loro intimi difetti. Un bel messaggio di positività regalato anche alle generazioni odierne. Per comprendere e costruire su solide fondamenta.