Labbra di caramella
- Autore: Margherita Calì
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2013
Da sempre l’amore è stato considerato come esperienza esaltante che fa spaziare in territori da cui affiorano tragicità e separatezze o esaltazioni gioiose della pienezza del vivere. Quanto la passione fisica incendia gli amanti, allora la relazione si fa totale per un vitalismo che ignora censure e angosce. In tal caso, l’amore cortese, che testimonia l’idea platonica di bellezza, è sostituito dal contatto fisico che rende evanescente il sogno. Siamo così nella cosiddetta poesia erotica che, sottraendo l’esperienza amorosa al nascondimento, punta con estrema libertà sulla dimensione di vissuti personali.
Se il canto d’amore tradizionale per lungo tempo ha volto l’attenzione sulla impossibilità di dare concretezza alla passione, oggi, in buona misura, fa scattare il processo di identificazione con l’arte della seduzione al punto da far perdere, nei casi estremi, la segretezza e l’indicibilità nel rapporto uomo-donna. Le parole scorrono allora come un fiume in piena ed esplicitano tensioni, esasperazioni, affermazione di piaceri in una dinamica di emozione, di gusto, di fusione, di movimenti turbinosi come nella rappresentazione degli amanti di Schiele.
Entro tale cornice s’inquadrano le poesie di Margherita Calì che, mantenendosi distanti dalla banale volgarità, si trovano in due raccolte: “Vestita di me soltanto” (Edizioni riflessi dell’anima, Latina, 2012); “Labbra di caramella” (Photocity Edizioni, Pozzuoli, 2013), recante la traduzione a fronte in lingua poetica siciliana curata da Alessio Patti e corredato di piccanti fotografie in bianco e nero. Prevalente nella prima silloge quella particolare introspezione che, esibita a cuore aperto, denuda le profondità dell’inconscio. E la poetessa l’ascolta narrandone le voci in versi sinceri e appassionati. Con genuinità coraggiosa lei discende, a dirla con Keats, ne “La valle del fare anima”; si psicoanalizza, stanando fobie e paure fino a scoprire la voglia dell’essere “femmina” nella “splendida follia”, nell’“arsura implacabile” che la tormenta, nella concupiscenza dell’effimero delirio profondamente sentita come respiro dopo respiro, come pianto dopo pianto, come realtà e sogno che in lei in maniera suggestiva risuonano. Il parlare di sé, in modo più armonioso e a tutto tondo, si apre, nella seconda raccolta a un “tu” sensibile, il cui desiderio “tuona forte” e affonda i suoi passi nelle voglie di lei. L’eros, che è attrazione che fa ardere lapilli, attiva le forme del piacere che si manifestano a livello fisio-psichico e diventa accesso alla conoscibilità dell’altro
“Mi piace sentire l’odore che emana / il tuo corpo quando è inzuppato di piacere. // Mi piace osservare la tua bocca / che si schiude avida al mio sfiorarti”.
La dinamica sensoriale è variegata; anche i silenzi riempiono gli occhi nella sfera di un intenso immaginario come sguardo e olfatto, movimento e sosta. Le immagini, delicate e spigliate, decifrano in maniera esplicita i segreti dei corpi in ascolto
“non fermarti amore alle mie turgide labbra, / scendi nel singhiozzo del mio ventre, nelle valli abbandonate dei capezzoli …”.
Ecco allora la magia di queste poesie: non è la mera descrizione ad ammaliare, quanto l’atmosfera di emozioni, espressa dal fascino di una lingua che rischiara e coinvolge, perché l’amore che unisce
“è vero, è vivido, e grande / e supera gli astri del cielo”.
Testi sorprendenti questi che smascherano l’anonimato dell’ipocrisia perbenista: offrono un sentire profondo, un panorama luminoso lungo una modulazione che, limpida e ampia, non s’irrigidisce in schemi ripetitivi: polisemia dell’interazione amorosa, metafora di sangue e di carne estranea ad ogni complesso.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Labbra di caramella
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