Lalla Romano: «Solo il silenzio vive»
- Autore: Antonio Ria
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2014
La piemontese Lalla Romano è diventata scrittrice, ma dopo aver sperimentato la pittura e la poesia. Si laureò, nel 1928, sui poeti del Dolce stil novo. Scrivere sembrò una conseguenza inevitabile; in questo saggio dal titolo Lalla Romano: «Solo il silenzio vive» (Mimesis edizioni, 2014), Antonio Ria, che fu il suo compagno per un pezzo di vita, trovò che il silenzio per Lalla Romano era indispensabile, era il dio delle anime buone, per chi non crede. Come spesso accade, gli atei di religioni ne sanno più dei credenti stessi. In una dimensione escatologica, ovvero nei destini dell’umano, siamo tutti uguali.
Il primo romanzo che ebbe un certo successo fu Maria, nel 1953, la storia di una domestica con una grande forza interiore, il cui silenzio è connaturato a una grande fede e nei precetti cristiani. Maria è l’umiltà, la povertà, la mancanza di un’istruzione, la dignità di una donna che lavora facendo lavori pesanti.
A seguire il romanzo La penombra che abbiamo attraversato, nel quale torna il motivo del silenzio:
La mamma era silenziosa, sorrideva con gli occhi scuri e lucenti.
C’è anche una sua poesia sulla vittoria del silenzio:
Amo il silenzio, amo / come il silenzio / mi ascolta e mi ama / Amo Antonio / quanto il silenzio / Anche lui è segreto, / sapiente, / tace e mi ama / mi basta, mi nutre / è una madre.
In Nei mari estremi, ristampato nei tascabili, nel 2000, la Romano scrive di amore e di morte. Cosa c’è di più silenzioso di una persona che non c’è più, e il cimitero dovrebbe essere sempre in silenzio, anche se diventa una “sagra dei vivi” i giorni del primo o secondo novembre.
In Tetto murato, del 1985, c’è la distinzione tra silenzio come soliloquio e silenzio condiviso. I monaci, ad esempio, condividono il silenzio, pure se parlare di cose prosaiche è d’uopo per mantenere un monastero.
Nei mari estremi si parla del primo marito, con cui Lalla Romano ha vissuto per cinquant’anni.
Pur scrivendone, cerca di mantenere toni bassi, poche sotto trame, quasi che il defunto l’autrice lo veda nel silenzio, ammantato di luce silente.
Se l’autrice ha l’ossessione per il silenzio, ecco che andare per montagne con sci o senza diventa un momento di beatitudine. Poi nonostante il successo dei suoi libri, sente che la poesia le è più congeniale.
La vita di Lalla Romano sembra molto impostata, il suo lato piemontese emerge con preponderanza.
Ora sappiamo che nel suo libro più conosciuto, Le parole tra noi leggere, ristampato in una nuova veste grafica, nel 2018, di silenzio non si parla. Dopo la pubblicazione del libro, il figlio si riconobbe in alcune parti del romanzo e per un certo periodo tra i due si creò attrito: il figlio non le perdonò di aver raccontato del loro rapporto narrandolo dal proprio punto di vista. Lo visse come un tradimento.
Anche questo romanzo dunque è stato il motivo del silenzio tra madre e figlio.
Lalla Romano: «Solo il silenzio vive»
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