Le fate tra illusioni e disincanto. L’anima femminile e la poesia della natura
- Autore: Carla Lomi
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Chi non ha incontrato le fate da bambino? Nel tempo della grande intuizione, quando l’invisibile, l’anima, è percepibile, per diventare, man mano che il razionalismo (tipicamente maschile) cresce, sempre più evanescente, fino a sparire del tutto. Insieme all’intuizione svaniscono le fate, figure luminose e bellissime, protettrici, oppure vengono confuse e assimilate a streghe malefiche, come è tristemente accaduto nel corso della storia occidentale, dall’alto medioevo in poi.
Rievocarle per ciò che sono, elemento psichico che fa da ponte tra umanità e natura, oggi diventa necessario, in quanto la civiltà (o inciviltà?) con la preponderanza della tecnologia porta non solo al distacco da Gaia, Madre Terra, con la conseguente alienazione che ne deriva, ma alla violenza su di essa, sul femminile (pensiamo all’aumento dei femminicidi), all’inquinamento, al bisogno di guerra per scaricare l’aggressività accumulata, come conseguenza della negazione e repressione di una parte di sé, radice dell’essere.
Tanti temi nodali e cruciali vengono sviscerati nel dotto saggio di Carla Lomi, Le Fate tra illusioni e disincanto (Moretti&Vitali editore, pp. 301, 2023) con il sottotitolo esplicativo L’anima femminile e la poesia della natura.
L’anima femminile è fondamentalmente sognante, nel senso che sa scoprire ciò che non è denso, materiale; dà forma alla materia e alla società, quindi contiene finalità e progettualità. È lo sguardo profondo che Jung, e l’autrice con lui, sa posare sul mondo. Inoltre l’anima femminile è la poesia della natura, sorella gemella della bellezza, della sympatheia degli stoici e del pensiero rinascimentale, della pace da costruire e mantenere.
Ma perché illusione e disincanto? Il disincanto è la negazione come detto sopra.
La donna ha storicamente espresso, essenzialmente nell’ambito familiare, un diverso potere - spesso misconosciuto e svilito -, il potere degli affetti, delle relazioni che, nelle forme migliori, sa accogliere nella responsabilità, la diversità dell’altro. Invero, gli uomini sono stati tradizionalmente educati a esercitare il proprio potere sugli altri, mentre le donne alla cura, a consentire agli altri - segnatamente al marito e ai figli - di realizzare le proprie potenzialità.
Le fate tendono a rompere questo schema, sono l’elemento libero, che libera dalla sudditanza e dalla segregazione, voluta dalla società patriarcale.
L’illusione, nella sua accezione positiva, nel senso di ideale vitale, è la natura stessa dell’amore, sempre rincorso e sfuggente. Ogni fiaba lo contiene come fonte preziosa, spesso perduta, ed è la sua ricerca a fondare il cammino iniziatico della conoscenza. L’autrice cita il Leopardi dello Zibaldone, in cui il poeta afferma la necessità vitale delle illusioni. Analizza, tra le Operette morali, la prima operetta di Leopardi, Storia del genere umano in cui Giacomo inserisce Eros come protagonista, ma il dio può transitare sulla terra solo per brevi momenti. Non ne siamo degni!
Nel libro vengono tratteggiate le caratteristiche di due fate emblematiche: Morgana, la guaritrice di re Artù, ma è pure colei che vorrebbe sottrarlo al regno terreno e tenerlo per sempre nel suo, l’isola di Avalon. Attenzione quindi: se l’amore diventa dipendenza, imprigiona.
L’altra figura è quella di Melusina, la donna con la coda, la fata sirena delle tradizioni celtiche (allusione alla nostra parentela animale), che una volta alla settimana riacquista la coda, o il serpente, e deve nasconderlo al marito Raimond, a cui la fata non può rivelare il suo segreto fisico e psichico. Infatti quando lui lo scopre, tradendo la promessa di non guardarla in quel giorno, resta inorridito, non può capire, e la fata addolorata e delusa scompare.
Vediamo sceneggiata in modo drammatico la difficoltà dell’integrazione tra maschile razionale e femminile intuitivo e magico.
Sarà possibile la riconciliazione? È quanto si augura il mito, ed anche l’autrice, che per la sua opera di studi specialistici ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, anche internazionali (tra gli altri è vincitrice del “Concorso Salvatore Salittutti”).
Ma sono davvero totalmente scomparse le fiabe nella nostra società informatizzata, omologata dal pensiero unico meccanico razionale, utilitaristico, diffuso così massicciamente dai media?
In analogia con il libro, il mio ricordo va al più fiabesco e geniale dei registi cinematografici, Federico Fellini. Nel suo capolavoro 8 1/2, presenta un Marcello Mastroianni confuso, profondamente in crisi, alla ricerca della sua genuina e completa identità, ossessionato dall’onirico malato.
È un paradigma dell’uomo comune. Questi immagina di assomigliare al dio sole, assiso sul carro; con una lunga frusta fallica fustiga le donne del suo harem. Contemporaneamente sogna la donna ideale, una splendida Claudia Cardinale, la fata guaritrice e ispiratrice, che appare nel contesto ripetutamente e infine lancia a Marcello un giudizio lapidario:
Tu non sai voler bene.
Frase rivelatrice alla coscienza. Il regista mette il dito nella piaga dei rapporti uomo-donna. Sono ancora tali? Così squilibrati... “Voler bene” significa innanzi tutto comprendere, non dominare.
Le fate tra illusioni e disincanto. L'anima femminile e la poesia della natura
Amazon.it: 22,80 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le fate tra illusioni e disincanto. L’anima femminile e la poesia della natura
Lascia il tuo commento