Le figlie di Hanna
- Autore: Marianne Fredriksson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: TEA
Lo sguardo delle donne sulla vita, con la loro particolare attenzione e la loro straordinaria sensibilità, è un protagonista della letteratura e possiamo trovare spesso tanti esempi virtuosi in tal senso. In genere gli autori preferiscono affidare la narrazione a un solo personaggio che racconta la storia in prima persona, oppure scelgono un narratore esterno al quale viene affidato il compito di narrare le vicende umane di più figure femminili. Non capita spesso invece di trovare romanzi nei quali spetta a più donne di illustrare la storia, oltretutto appartenenti alla stessa famiglia, ma non della stessa età essendo appartenenti a generazioni diverse. Questo avviene nel romanzo Le figlie di Hanna della scrittrice svedese Marianne Fredriksson (TEA, 1999, trad. R. Bacci), nel quale in forma di diario le tre protagoniste Hanna, Johanna e Anna raccontano le loro rispettive vite e il loro personale punto di vista sulla vita e sulle loro vicende familiari.
Tale narrazione avviene prevalentemente in ordine cronologico partendo dalla più anziana delle tre donne, Hanna, e proseguendo poi con sua figlia Johanna e infine con Anna, nipote da parte materna della prima delle tre.
Il romanzo è ambientato in Svezia tra la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento fino intorno agli anni Sessanta e narra quindi tre generazioni di storia svedese attraverso gli occhi, la mente e la penna di tre donne così diverse tra loro, ma con molte più cose in comune di quanto si possa immaginare. Tale scoperta in particolare la fa Anna, alla quale viene in mente di scrivere un romanzo dove oltre alla sua vicenda personale vengono descritte le vite di sua nonna e di sua madre, che si affida alle testimonianze delle due donne, in parte orali e in parte scritte, che riesce a raccogliere.
Una sorta di saga familiare che più che un carattere epico ha risvolti profondamente umani, con particolare attenzione ai problemi, alle vicissitudini di vario genere incontrate dalle tre protagoniste e al loro modo originale di rapportarsi alla vita soprattutto nell’ambito delle scelte professionali, sociali e sentimentali. Tutto questo senza che vengano risparmiate critiche, talvolta anche assai dure, a ciascuna delle protagoniste.
Il quadro che Marianne Fredriksson raffigura e quello di tre donne determinate, coraggiose, ma anche con la loro umanità e le fragilità che caratterizzano ogni essere umano. Marianne Fredriksson sembra voler invitarci a riflettere su tali limiti delle tre donne, ma anche di tutti gli altri personaggi compresi quelli maschili, allo scopo di comprendere la complessità più o meno grande di ogni persona, provandone a capire le ragioni e sforzandosi di non giudicarli, ma di accettarli per quello che sono.
Si tratta in sostanza di un romanzo di formazione, ma nel quale anche l’amore è in primo piano, sia quello familiare, sia quello amicale che sentimentale. La narrazione è piuttosto fluida, mai pesante ma al contempo con una notevole profondità di sguardo sui temi affrontati, accompagnata da pagine descrittive di paesaggi naturali di rara bellezza ,dialoghi ben costruiti e un’ottima caratterizzazione dei personaggi.
Hanna è una donna cresciuta in una fattoria verso la fine dell’Ottocento nella selvaggia regione del Dalsland, terra situata nel sud ovest della Svezia presso il confine con la Norvegia. Una zona dove la natura all’epoca regnava incontrastata tra montagne, foreste e laghi di rara bellezza, ma povera a causa del rigido clima che rende difficile coltivare quella terra. Hanna cresce in una famiglia povera di contadini, ma unita, dove tutti lavorano sodo per guadagnarsi quotidianamente da vivere. Cresciuta in una famiglia di sani principi, onesta ma molto tradizionalista, che pratica la propria fede cristiana pentecostale con un misto di religiosità e superstizione.
Il ruolo delle donne in tale contesto sociale è segnato, gli unici lavori possibili per loro sono in genere quelli domestici, talvolta anche in casa di qualche altra famiglia. Hanna inizia a guadagnarsi da vivere da giovanissima in questo modo, ma l’episodio di uno stupro subito da parte di Rickard, figlio dei due fattori presso i quali lavora, Joel e Lovisa Eriksson, che sono anche suoi zii per parte paterna, cambia completamente la sua vita. Hanna rimane incinta in seguito a tale violenza, decide di tenere il bambino nonostante sia soltanto un’adolescente, ma non non accetta il matrimonio riparatore con Rickard, il quale poco dopo perde la vita in un fortuito incidente durante una battuta di caccia all’alce.
Disonorata come donna e come persona, disprezzata dalla comunità del piccolo paese dove abita, incontra un uomo molto più grande di lei, buono e generoso, trasferitosi da poco tempo nel Dalsland dalla vicina e più ricca contea del Värmland, di professione mugnaio, che si innamora di lei e le chiede di sposarlo. Hanna accetta e John Broman, oltre a diventare suo marito, firma i documenti per assumere la patria potestà del bambino, che Hanna sceglie di chiamare Ragnar. In tal modo riesce a liberarsi della famiglia del suo stupratore che non ha più alcun diritto sul nipote e può ritrovare la sua libertà e dignità come donna e come persona lavorando per molti anni a fianco del marito per portare avanti l’attività legata al vecchio mulino del paese che John rimette in funzione e alla fattoria nella quale vivono, mettendo al mondo altri figli e vivendo in serenità.
Tra di essi nasce la piccola Johanna (futura madre di Anna), la più piccola dei componenti della famiglia che Hanna e John formano, una bambina intelligente, bella e sensibile, che nasce quando John è ormai un uomo maturo, ma che diventa la prediletta di suo padre.
Johanna in seguito studia e conduce una vita molto diversa da sua madre Hanna, che rimane a lungo in vita, al contrario di John, peraltro come detto molto più grande di lei, che muore quando la sua ultimagenita è ancora una bambina. La famiglia dopo la morte di John si trasferisce in città nella grande e moderna Göteborg, dove vivrà esperienze nuove arricchenti, ma anche dolorose, come quella legata al contesto della Prima guerra mondiale, durante la quale la Svezia rimane neutrale come del resto anche nella Seconda, ma i cui effetti la famiglia Broman sperimenta attraverso le vicende di alcuni parenti che vivono in Norvegia, tra cui una zia Astrid, presso la quale tra gli altri andrà a vivere trovando anche lavoro, Ragnar, il maggiore dei figli di Hanna.
Tra alterne vicende emozionanti e complesse sul piano economico, familiare e sentimentale, la famiglia Broman si allarga e molti dei suoi componenti si spostano in altre città, tra le quali Stoccolma. Johanna si innamora e sposa Arne, dalla cui unione nasce Anna, dopo aver avuto più aborti spontanei nei quali perde altrettanti figli tutti maschi. Anna diventerà giornalista, scrittrice e madre. È sua la decisione di scrivere il libro che le permette di riconciliarsi una volta per sempre con sua madre e sua nonna, protagoniste entrambe di una vita lunga e intensa, con le quali per molti anni instaura rapporti complessi e anche talvolta conflittuali, pur volendo loro bene.
Il tema fondamentale del libro rimane comunque quello dell’emancipazione femminile in una Svezia ben lontana ancora dall’essere la nazione progressista, all’avanguardia nelle pari opportunità e democratica della quale oggi sentiamo parlare. Una Svezia dove, esattamente come un tempo in Italia e in parte ancora oggi, a capo della società c’erano gli uomini e alla maggior parte delle donne non restava altro da fare che percorrere in modo passivo lo stesso cammino delle loro madri, diventando a loro volta mogli e mettendo al mondo dei figli senza poter lavorare, come le convenzioni sociali del tempo indicavano di fare.
La bellezza del romanzo oltre che nell’universalità dei temi trattati e nella qualità stilistica della scrittura, consiste nella capacita dell’autrice di far entrare il lettore in empatia con tutti i personaggi, anche quelli in apparenza non di animo buono o antipatici, descrivendoli con tale efficacia, pur nei loro difetti, da rendere molto difficile non affezionarsi, anche se in misura diversa, a ciascuno di essi. Questo altro non è che il compito che molti scrittori portano avanti: quello cioè di trasmettere ai propri lettori l’amore per tutti i personaggi dei propri libri che loro stessi dovrebbero provare verso ciascuno di loro.
Marianne Fredriksson, nata a Göteborg nel 1927 e scomparsa a Stoccolma nel 2007, arrivata tardi alla letteratura dopo aver svolto per molti anni la professione di giornalista, è diventata nota a livello internazionale grazie a questo bel libro, il cui titolo originale è Anna, Hanna och Johanna, che e stato pubblicato in Svezia nel 1994, tradotto in molte lingue e pubblicato per la prima volta Italia nel 1999 da Longanesi con la traduzione di Roberto Bacci, per poi essere ristampato dalla casa editrice TEA più volte nel corso degli anni, anche in un’utile e comoda edizione in formato Relax, scritto cioè con una grafia molto più grande per rendere più facile la lettura senza stancare gli occhi.
Originale anche l’idea di mettere un piccolo albero genealogico della famiglia a cui le tre protagoniste appartengono in fondo al testo, proprio come se si trattasse di personaggi storici. Ma è la scrittrice stessa, in una nota che anticipa l’inizio del romanzo, a dichiarare che i personaggi sono di pura fantasia.
Un’ultima annotazione riguarda le ambientazioni e il carattere di saga che possono far accostare questo romanzo a diversi libri della grande Selma Lagerlöf, scrittrice svedese vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1909, che compare in quest’opera in un breve passaggio come personaggio in quanto Hanna dichiara di averla incontrata di persona in un suo viaggio in quella terra.
In realtà la qualità della scrittura delle due autrici e ben diversa: lo stile di Selma Lagerlöf resta inarrivabile, tuttavia anche Marianne Fredriksson riesce a trasmettere forti emozioni in questo romanzo attraverso pagine dense di significato, di umanità e con una prosa raffinata.
Le figlie di Hanna è un libro la cui lettura è vivamente consigliata e dove le donne sono protagoniste straordinarie di questa storia.
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