Le foglie stanno pian piano mutando colore sotto il sole, ancora dorato, di fine ottobre. Trascolorano dal giallo, al rosso vivo sino al marrone più scuro, si raggrinziscono e accartocciano su loro stesse ripiegandosi in questo autunno che si prepara a cedere il passo all’inverno.
Il movimento invisibile delle foglie, il loro lento trasfondersi e opacizzarsi, richiama alla mente una poesia di Jacques Prévert intitolata Le foglie morte, che sembra quasi essere trasportata dal vento autunnale, sferzante e implacabile, che soffia da Nord.
La poesia di Prévert è un canto malinconico che parla di un amore perduto.
Le parole del poeta francese vengono come evocate in queste giornate d’autunno che si accorciano piano, in cui ogni giorno si mangia un minuto e dura meno del precedente. In questo clima di generale languore è facile abbandonarsi ai ricordi e le “feuilles mortes” di Prévert assumono la stessa funzione della madeleine di Marcel Proust,, si appellano alla nostra memoria involontaria riconducendoci sulla strada di Combray che nell’immaginario è sempre nebbiosa, ha un che di crepuscolare.
Il ritornello scandito di Prévert, una poesia in versi liberi che si sostiene sulla melodia incalzante del proprio ritmo come una vecchia ballata, ci parla del tempo, dell’incessante mutare delle stagioni della vita e della tenacia di un sentimento duraturo come l’amore, che può ardere per anni senza mai consumarsi né svanire nell’oblio.
La lirica Les feuilles mortes di Jacques Prévert è contenuta nell’omonima antologia Le foglie morte (Parma, Guanda, 2018, trad. di Maurizio Cucchi).
Scopriamone testo, analisi e commento.
Riportiamo anche il testo originale francese, che riflette la melodia malinconica di una ballata e sembra richiamare, con suoni onomatopeici, il fruscio delle foglie nel vento d’autunno.
“Le foglie morte” di Jacques Prévert: testo
Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore.
La vita era più bella.
Il sole più bruciante.Le foglie morte cadono a mucchi.
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del Nord le porta via
nella fredda notte dell’oblio.Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti.
Ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride ancora e ringrazia la vita.
Ti amavo tanto, eri così bella.
Come potrei dimenticarti.
La vita era più bella
e il sole più bruciante.
Eri la mia più dolce amica …
Ma non ho ormai che rimpianti.E la canzone che cantavi
sempre, sempre la sentirò.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
“Les feuilles mortes” di Jacques Prévert: testo originale
Oh, je voudais tant que tu te souviennes
Des jours heureux où nous étions amis
En ce temps-là la vie était plus belle
Et le soleil plus brûlant qu’aujourd’huiLes feuilles mortes se ramassent à la pelle
Tu vois, je n’ai pas oublié
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle
Les souvenirs et les regrets aussi
Et le vent du Nord les emporte,
Dans la nuit froide de l’oubliTu vois je n’ai pas oublié,
La chanson que tu me chantais
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle
Les souvenirs et les regrets aussi,Mais mon amour silencieux et fidèle
Sourit toujours et remercie la vie
Je t’aimais tant, tu étais si jolie,
Comment veux-tu que je t’oublie?
En ce temps-là la vie était plus belle
Et le soleil plus brûlant qu’aujourd’huiTu étais ma plus douce amie
Mais je n’ai que faire des regrets
Et la chanson que tu chantais,
Toujours, toujours je l’entendraiC’est une chanson qui nous ressemble,
Toi tu m’aimais, moi je t’aimais
Et nous vivions, tous deux ensemble,
Toi qui m’aimais, moi qui t’aimaisMais la vie sépare ceux qui s’aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunisC’est une chanson qui nous ressemble,
Toi tu m’aimais et je t’aimais
Et nous vivions tous deux ensemble,
Toi qui m’aimais, moi qui t’aimais
Mais la vie sépare ceux qui s’aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunis.
“Le foglie morte” di Jacques Prévert: analisi e commento
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Le foglie morte vengono paragonate con un’efficace similitudine da Prévert ai “ricordi” e ai “rimpianti”. Queste foglie che cadono a mucchi e si raccolgono con una pala, raschiando l’umidità del terreno, rivelano subito il forte significato simbolico di cui il poeta le investe.
Proprio come la celebre madeleine di Proust le “feuilles mortes” spezzano la dicotomia tra passato e presente, sembrano scardinare la grammatica stessa del tempo. Il tempo è uno solo, un unico fluire costante in cui nulla è mai veramente perduto.
Se il morso della madeleine in Marcel Proust provocava una gioia violenta accostandosi al ricordo di un momento felice, ecco che le foglie morte di Jacques Prévert ci restituiscono invece una nostalgia dolceamara, scandita dall’anafora costante: Tu vois je n’ai pas oublié.
Vedi, io non ho dimenticato.
Il ricordo e la lotta della memoria contro lo spettro dell’oblio sono il tema principale della poesia di Prévert. Spesso si accosta questa lirica al ricordo di un amore perduto, ma si dimentica di sottolinearne l’aspetto fondamentale: il poeta si rivolge all’amata che è morta, e quindi non può più ricordare. Il ricordo infatti è solo un atto dovuto dell’Io lirico che ripete in un ritornello costante “io non ho dimenticato”, in contrapposizione all’amata che ormai è immersa nella “notte fredda dell’oblio”, una perifrasi che indica la morte.
Il simbolo stesso della pala che ammucchia le foglie in un angolo sembra richiamare la pala del becchino che consegna la bara alla terra. È come se tutto ciò che un tempo era vivo, ardente, vitale e appassionato fosse ormai diventato inerte come un rifiuto da seppellire, come le foglie morte.
Nulla è lasciato al caso nella perfetta orchestrazione di Prévert. Ogni elemento naturale e climatologico evocato dal poeta rimanda a un significato preciso: il vento del Nord evoca il freddo senza rimedio, metafora dell’oblio e della morte, che si contrappone al calore bruciante delle parole d’amore, una fiamma che non sembra destinata a spegnersi e si riflette così nel tempo eterno del ricordo.
L’intera lirica è giocata sulle opposizioni: caldo/freddo; autunno/estate; presente/passato. Come è proprio del suo stile, Prévert si focalizza sulla forza oppositiva insita negli stessi tempi verbali: l’imperfetto rappresenta la nostalgia che si scontra con un presente implacabile, cui il poeta oppone ostinatamente il condizionale e l’anafora dell’avverbio toujours (tradotto come “sempre” in italiano) utilizzato con insistenza nel ritornello che divide tra loro le strofe.
La canzone cantata dagli amanti riprende così a suonare come una melodia trasportata dal vento del Nord.
È una canzone che ci somiglia.
afferma il poeta annodando strettamente il tema dell’amore a quello del ricordo. Il canto si declina quindi nella reciprocità della passione amorosa: “tu mi amavi, io ti amavo”, che sembra eludere il transito del tempo ed ergersi al di sopra della morte.
Infine Prévert si serve ancora una volta delle immagini naturali per esprimere la fragilità, così precaria, del ricordo: i passi degli amanti lasciano delle impronte sulla sabbia che il mare porterà via con il suo perenne fluire, un moto inesorabile e tuttavia, a suo modo, gentile. Il suono del tempo è come l’acqua che scorre.
Nulla sembra destinato a durare; ma il ricordo della felicità passata è ancora vivo nel cuore e il poeta non accetterà di lasciarlo andare.
L’amore infatti viene declinato al tempo presente, come se non fosse mai svanito, la potenza del ricordo lo mantiene vivo:
Ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride ancora e ringrazia la vita.
Le foglie morte (les feuilles mortes, in francese è un suono più melodioso che richiama il fruscio) accendono la vibrazione del ricordo; ma il poeta non accetterà di abbandonare il suo amore all’oblio. Lo terrà stretto stretto come un rimpianto, non lo getterà via, e “la canzone che tu cantavi, sempre sempre, la sentirò”.
C’è l’anafora insistita di quel “sempre”, toujours in francese, che è la chiave di tutto: la parola segreta degli amanti capace di dischiudere una dimensione ultraterrena, più forte persino della morte.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le foglie morte”: la poesia di Jacques Prévert sulla potenza del ricordo
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