Le infami
- Autore: Massimo Tivoli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Vale la pena di dire sempre la verità? Questa è la domanda che mi sono posta durante il tempo, ininterrotto, in cui mi ha tenuto compagnia il thriller Le infami (Delos Digital, 2020), romanzo breve di Massimo Tivoli.
Protagonisti della storia sono il piccolo Lele, che a dieci anni ha appena assistito alla morte atroce della donna che lo accudiva, e i due incaricati di risolvere il caso: la psicoterapeuta ausiliaria di Polizia Giudiziaria Anita Mancini e l’ispettore Ettore Falco. Poi, fra gli altri personaggi, ci sono il misterioso lui, del cui ritorno Lele ha paura, e Luca Scipioni, vicequestore amico di Anita, che porta un tocco di ironia nella narrazione. A far da cornice, L’Aquila del post terremoto del 6 aprile 2009, con i suoi squarci e le sue ferite ancora aperte. Insieme al territorio, un altro elemento, una poesia, accompagna la narrazione come un leitmotiv:
“Suo l’amore
mio lo strazio
del terremoto l’infamia
ché uccisa non m’ha”.
Lele, Anita ed Ettore, in apparenza tanto diversi fra loro, sono accomunati dall’avere un passato angosciante alle spalle e dei demoni che li affliggono. Tutti tre sono tormentati da vicende irrisolte, vivono un terremoto interiore che si somma a quello che ha devastato la loro terra. Tutti tre, inoltre, sono interessati in modi diversi da dei segreti: chi da vicende che ignora e chi da vicende che non rivela.
La trama è avvincente e ben costruita, tanto che leggendo mi è parso di essere fisicamente dentro la storia, insieme ai personaggi in carne e ossa, tra gli angoli di quel luogo che porta ancora i segni dei crolli.
I protagonisti sono ricchi di conflitti. Lele è affetto da sindrome di Asperger e vive in un mondo tutto suo, Ettore ha subito un trauma infantile che non è mai riuscito a decifrare, almeno finora, e Anita – cosa che non ci si aspetterebbe certo da una psicoterapeuta – vive in preda all’ansia, somatizzando traumi e rimorsi di un passato che continua a parlarle mentre lei cerca inutilmente di rimuoverlo.
“A volte per risolvere un problema basta dimenticarsene. Ma, per riuscire a farlo, ne devi trovare uno ancora più grande”.
Molto interessante, oltre alla vicenda che si svolge al tempo della narrazione, è il trascorso che ha segnato i protagonisti. Il thriller si apre con un delitto appena consumato, ma le storie raccontate sono iniziate anni addietro. Il passato ha un ruolo importantissimo in questo romanzo, e Tivoli, mostrando un’ottima padronanza delle tecniche narrative, lo fa emergere un po’ alla volta, intrecciando abilmente i diversi episodi nella trama e mantenendo sempre alta la suspense.
Il personaggio che con la sua complessità mi ha maggiormente affascinata è Anita. Nella prima parte del romanzo ho empatizzato molto con lei che, dopo l’assegnazione del ruolo di consulente nella soluzione del caso, è costretta a uscire dalla sua quotidianità fatta di equilibri precari. Poi, con l’evolversi delle vicende, sono prevalsi in me il disprezzo e l’antipatia nei suoi confronti. Nelle ultime pagine, invece, mi sono ricreduta: Anita mi ha stupita, dando un senso alle sue scelte e alle sue “mezze verità” e riuscendo anche a strapparmi una lacrima.
Nel finale, schietto e senza fronzoli, ho trovato non solo la risposta che cercavo, ma anche altri insegnamenti.
La risposta alla mia domanda è che no, non vale la pena di dire sempre la verità. A volte, non essere del tutto sinceri può essere un modo per tamponare una situazione delicata, per non far soffrire ancora di più chi non può capire, per non aggravare ulteriormente le conseguenze di un’azione, o ancora per tutelare o mettere in salvo sé o altri.
Oltre a questo, le vicende di Lele, Anita ed Ettore mi hanno dimostrato che il passato non si può cancellare e che il bene e il male spesso si confondono, perché il confine fra loro è labile e non sempre così definito come si potrebbe pensare.
Le infami è una storia che colpisce perché scava nei sentimenti umani, nel vissuto, nella complessità della psiche, e in questi fattori trova la spiegazione di ciò che accade – o che facciamo accadere – nel corso della vita.
L’ultima scena, commovente, mi ha lasciato addosso un velo di tenerezza e malinconia, e mi ha portata a viaggiare con l’immaginazione, a fantasticare su futuri scenari e sull’evolversi delle storie personali dei protagonisti, che mi piacerebbe tanto ritrovare in un nuovo romanzo.
Le infami
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