Le mie orecchie parlano
- Autore: Alessandro Coppola
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
L’otorino era stato rassicurante: il bambino non sente bene, per un forte raffreddore. Lo specialista, tra i più stimati in città, aveva prescritto una terapia, tanta aria di mare e aerosol nelle Terme, a Napoli e dintorni non mancano.
Il piccolo, tre anni, aveva solo bisogno delle cure giuste. Però, le prove audiometriche non mostravano miglioramenti. Nei primi del 2007 mamma Maria Pia e papà Umberto lo portarono al Bambin Gesù di Roma, per un esame del tronco encefalico.
Esito impietoso: ipoacusia neurosensoriale bilaterale profonda a sinistra, medio-grave a destra. Sordità. Tutto crollò addosso a quella bella famiglia napoletana, ma da quel momento Alessandro Coppola ha cominciato a vivere una nuova vita, che lo ha portato a crescere com’è cresciuto e a scrivere e pubblicare, a vent’anni, un romanzo autobiografico per le partenopee Graus Edizioni, Le mie orecchie parlano (dicembre 2023, collana “Bekana”, 209 pagine).
Un libro pieno di vitalità e che vuol essere d’esempio, soprattutto per i coetanei, esortare alla positività - serenamente, in modo sorridente (come l’immagine in copertina, da uno scatto di Yvonne De Rosa) - il valore più ricorrente, sorprendente, tenero ma concreto di questo testo, che Alessandro dedica:
“Alle persone speciali che ogni giorno, come me, combattono con i propri limiti oggettivi ma, nonostante ciò, si aggrappano a passioni, sogni e obiettivi. Tutto è SuperAbile”.
Un messaggio di speranza e di spinta a credere in sé stessi, a fare meglio, a non sprecarsi, a non perdersi, a respingere il bullismo praticato e subìto, a superare il disagio adolescenziale (causato dalla società, dalla famiglia, dai modelli dei clan e del familismo amorale ricorrenti in certi contesti sociali e territoriali). Un richiamo a crescere, rilanciato da un napoletano che conta, molto seguito dai giovani, il rapper Geolier (Emanuele Palumbo) ha voluto accompagnare il romanzo con una dedica:
“Alla fine del mondo vincerà chi avrà creduto in qualcosa e perderà chi ha temuto qualcosa, ma in entrambi i casi avrai corso in questa infinita gara che si chiama vita”.
Alessandro Coppola è nato a Napoli il 22 aprile 2003, ha conseguito la maturità scientifica e insegue da anni il sogno di fare da modello per campagne pubblicitarie di Brand di moda, lanciando un messaggio d’inclusione, esaltando ogni forma diversa di bellezza. Si è impegnato a raccontare le sue esperienze per dire ai ragazzi che la vita va vissuta al massimo, perché il tempo è il valore più prezioso.
Tre anni fa, ha avvertito l’esigenza di mettere nero su bianco quanto vissuto fino ad allora, di fissare i suoi obiettivi, di condividere tutto della sua vita con il maggior numero possibile di persone, sconosciute ma non lontane: dolori, gioie, esperienze, sfide, scopi, delusioni, successi, speranze. Cerca di trasmettere soprattutto un messaggio che spera possa arrivare al cuore di quanti lo leggeranno, aprire loro la sua anima, far sì che la sua storia possa diventare un motivo di riflessione. Gli è d’aiuto il sostegno dei genitori, della sorella maggiore Eri (Erica), di qualche buon amico. Uno gli è affianco dall’infanzia, l’omonimo Bignardi, un altro napoletano con la “capa” giusta.
Il mondo dentro Alessandro è tutto a colori, più di quanti riesca a vedere in quello di fuori, ma i problemi non finiscono mai, come gli accertamenti. A sedici anni, un’altra mazzata: è destinato a perdere progressivamente il visus.
Gli hanno diagnosticato una patologia collegata alla sordità, la Sindrome di Usher di tipo 2, che porta al deterioramento parziale o totale dell’udito e della vista, per l’effetto nel tempo di alterazioni dell’orecchio interno e della retina. È una malattia genetica al momento incurabile, ma o’ guaglione non si smonta, crede nei progressi della ricerca.
Il ragazzo corregge la sordità dell’orecchio destro con un impianto cocleare, per il sinistro non c’è rimedio. Anche la vista peggiorerà. Sentenze che lo hanno piegato? No, Alessandro è forte della sua debolezza, si è dato una carica ulteriore.
Su Facebook, afferma con orgoglio d’essere partito da zero e si dichiara eccitato e appagato dall’aver potuto raccontare di sé stesso e di ciò che sta realizzando con il proprio progetto “SuperAbile”, attraverso una testata prestigiosa come Vanity Fair Italia. Gira le scuole della Campania per raccontare la sua storia e convincere i ragazzi a sentirsi “inclusi” o ritrovarsi o riscoprirsi.
In un’intervista di Francesca Martinengo (“Storia di Alessandro, nato con la rara Sindrome di Usher: ’I limiti, quelli siamo noi stessi a porceli’”), ha dichiarato di non accontentarsi mai: troppi gli obiettivi da raggiungere e tanti i sogni da realizzare. Vuole dimostrare alla generazione Z che “chi vuole può”.
Fa di tutto per rappresentare un modello per i giovani in difficoltà, un esempio del successo di una “normalità fatta di dolore e piccoli grandi limiti”.
Da salvaguardare, perché la perfezione non è e non può essere l’unico obiettivo da raggiungere. C’è sempre il rischio di lanciare messaggi sbagliati e portare a gesti autodistruttivi!
Cerca di contagiare con la sua carica positiva e spera di poter continuare a farlo, dice, fino a quando (e se) la luce nei suoi occhi si spegnerà:
“Siete unici, non diversi. Abbiate fiducia in voi stessi e inseguite i vostri sogni”.
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