Le nuvole
- Autore: Juan José Saer
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La Nuova Frontiera
- Anno di pubblicazione: 2017
“Le nuvole” è l’ultimo romanzo pubblicato in vita da Juan José Saer (1937 – 2005), a detta della critica uno dei massimi scrittori argentini della generazione successiva a quella di Jorge Luis Borges e Julio Cortázar.
Fa la sua comparsa in Italia esattamente vent’anni dopo la pubblicazione in patria, nella traduzione di Gina Maneri per la raffinata casa editrice La Nuova Frontiera. Se nei romanzi precedenti si era occupato di scardinare il genere poliziesco, con “Le nuvole” Juan José Saer offre una parodia del romanzo d’avventura, quasi un western.
Oggetto della narrazione è un misterioso manoscritto risalente al XIX secolo, il diario del dottor Real, un medico vissuto nei primi anni di sviluppo delle teorie psichiatriche moderne. Real, dopo aver studiato a Parigi il nuovo approccio alla cura dei malati mentali, torna con il suo mentore – il brillante dottor Weiss – a Buenos Aires, dove fonda una casa di cura all’avanguardia, ispirata al modello del giardino di Epicuro: il centro riscuote un immediato successo e ospita malati da ogni parte del continente.
Al centro della memoria del dottor Real c’è un viaggio nel deserto intrapreso nel 1804 alla guida di una carovana di pazzi, indios, gauchos, donne di malaffare, soldati e animali. Il viaggio da Santa Fe a Buenos Aires dura più di un mese e, a peggiorare la già difficile convivenza, si aggiungono le calamità naturali: prima un caldo inaspettato, poi una tormenta, infine un incendio.
L’ospedale ambulante assume presto la connotazione di una nave dei folli immersa nelle acque della malattia mentale: Prudencio Parra, Troncoso, Suor Teresita e i fratelli Verde rivelano la propria pazzia nella difficoltà di comunicazione, in un linguaggio ora troppo approssimativo, ora assolutamente non aderente alla realtà.
Con la minacciosa presenza delle nuvole, in un orizzonte che sembra sempre uguale a sé stesso e non lascia mai intravedere la meta, si arriva a perdere la cognizione del tempo e a dimenticare le ragioni del viaggio: ogni differenza viene annullata e la follia sembra l’unico elemento in grado di dare colore a un mondo altrimenti piatto e monotono.
“Con il caldo, il silenzio della campagna vuota sembrò aumentare, come se tutte le specie che la popolavano, incapaci di muoversi, giacessero esauste e in letargo. Anche noi, che pretendevamo di regnare su tutte loro, eravamo come intorpiditi, uomini e donne, civili e soldati, credenti e agnostici, eruditi e analfabeti, sani di mente e pazzi, resi tutti uguali da quella luce accecante e quell’aria ardente che ci abbrutivano e, riducendoci alle stesse languide sensazioni, cancellavano le nostre differenze”.
Le nuvole
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