Le ultime parole
- Autore: Falcone e Borsellino
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2012
Ci sono tempi e luoghi che non si dimenticano. Ci sono “fatti” che si conficcano nella memoria collettiva, sfidano i giorni e non vanno più via. Provate a chiedere a uno qualunque dei vostri conoscenti dove si trovava (e cosa faceva) il giorno del rapimento di Aldo Moro o in quello dell’attentato alle Torri Gemelle. Difficile possa rispondervi non ricordo: la cronaca si trasforma in storia a partire dalla propria resistenza all’oblio.
Dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio sono volati vent’anni e sembra ieri. Nel ricordo dell’Italia che resiste, i magistrati Falcone e Borsellino vivono ancora; i loro volti assurti a simboli di una lotta alla mafia che non è finita e non finirà: perché i santuari del malaffare organizzato non sono più là dove si è creduto che fossero e perchè i nuovi mafiosi, da qualche tempo, vantano curriculum e facce da gente per bene.
Come indica senza mezzi termini Roberto Scarpinato nella sua lunga prefazione a “Le ultime parole di Falcone e Borsellino”:
“(…) gli assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi apicali dell’economia e della finanza e molti altri”.
Più chiaro di così. L’isolamento sociale e il doppiogiochismo parcellizzato di gangli delle istituzioni sono stati corresponsabili della morte ravvicinata di Falcone e Borsellino.
Il corposo volume che Antonella Mascali dedica loro per Chiarelettere si presenta come un omaggio (non di circostanza, soprattutto se confrontato all’ipocrita bla-bla pro-ventennale) alla memoria. Un volume denso di interventi, interviste, testimonianze; ricco, soprattutto, di parole rilasciate - e rimaste inudite, in tempi già sospetti - dai magistrati stessi. Parole amare, illuminanti, consapevoli, tristemente profetiche. Parole come queste:
“C’è una trattativa tra la mafia e lo Stato dopo la strage di Capaci, c’è un colloquio tra la mafia e alcuni pezzi infedeli dello Stato, c’è questa contiguità tra mafia e pezzi deviati dello Stato (…) mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno.” (Paolo Borsellino)
O queste:
“E’ penoso quello che ho dovuto ascoltare nei corridoi di questo palazzo, constatare che, tranne pochi, tutti sono contenti che mene sto andando” (Giovanni Falcone, prima di lasciare la Procura di Palermo).
Un libro che segna un fondamentale ritorno alle fonti dirette, nel tentativo di penetrare alcune delle ragioni (molte delle quali di Stato) che hanno portato all’assassinio dei due giudici-amici. Raccomandato, in special modo, agli smemorati di lungo corso e di ritorno, e alle nuove generazioni.
Le ultime parole di Falcone e Borsellino
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le ultime parole
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