Lettera da Margot
- Autore: Giancarlo Eldi, Susanna Molitierno
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Appuntamento al cimitero, per un incontro non d’amore, non di sesso, non d’interesse, ma mosso dall’affetto filiale. Un camposanto di Pirenei, un padre che vive in Alsazia, dalla parte opposta della Francia. Giancarlo Eldi e Susanna Molitierno conoscono bene i territori d’oltralpe, dopo anni di vacanze, intere stagioni su per monti e giù per valli transalpine. Dopo il thriller Lampi d’ombra del 2019, si misurano con un’altra storia di misteri e di protagonisti dalla vita piena di contraddizioni. Pubblicato ad aprile, Lettera da Margot (Pathos Edizioni, 2022, 490 pagine) è una novità della coppia ufficiale di narratori, marito e moglie, che vivono tra Torino e l’abitato valdostano di Verrès in Val d’Ayas, secondo romanzo nella loro carriera di autori, sempre per le torinesi Pathos Edizioni.
Francois Pascal vive? Sopravvive. Tante le cicatrici, tanti i ricordi, soprattutto di fatica, fame, inadeguatezza. Una volta lo chiamavano Buffalo Bill, ora soltanto “vecchio”, a volte “vecchio rottame”. Portava i capelli biondi lunghi e i baffi a manubrio, come l’eroe del West, adesso si sente il fantasma di quello ch’è stato. Ma è arrivata una lettera a scuoterlo. Contiene anche due banconote da 500 euro.
Nello scritto la figlia lo chiama papà e questo lo commuove, perché non l’ha mai sentito pronunciare. Era troppo piccola, l’avevano cacciato via prima. Al momento avrà una trentina d’anni e chissà se somiglia a lui o a quella poco di buono della madre, rossa di capelli.
“Vediamoci il 4 settembre dentro il cimitero di Sare. Cerca una lapide con un nome che a te non dirà nulla, ma che per me è stato molto importante. Vincent le Goffe”.
Dirà qualcosa invece ai lettori che hanno divorato il primo romanzo targato Eldi-Molitierno. A beneficio dei neofiti, precisiamo che si trattava di un vitalissimo anziano, a capo di un servizio di sicurezza privato.
La figlia mai frequentata ha detto di avere bisogno di lui, questo basta a Francois per radersi guancia, baffi, testa, rimettersi in ordine e rinunciare al rarefatto ma sicuro comfort che gli garantisce l’ospitalità della taverniera Giselle (un tempo una gran bellezza). La soffitta da 100 euro al mese è un lusso, è pure in arretrato di tre mensilità ma la proprietaria non gli sta addosso.
Non vede Margot da quand’era piccolissima, non sa nemmeno se la madre sia viva - e non gli importa un accidente - ma l’appello arriva dal sangue del suo sangue, non può fare finta di niente. Non spenderà i mille euro, raggiungerà i Pirenei in bicicletta. Sì, è uno spostato, ma generoso.
Margot è una donna, ma sembra una ragazzina. Bionda, capelli mossi di media lunghezza, fisico minuto, ha preso dalla madre. Ha lasciato alle spalle un passato complicato: è stata una tossica fin quando ha incontrato Vincent, al quale deve tutto quello ch’è ora, una letale macchina da guerra.
Nel romanzo c’è un altro maestro con la M maiuscola e un grande carisma sulle persone. È anziano anche lui, per questo ha fatto rimuovere tutti gli specchi. Da giovane era molto attraente: l’altezza considerevole, le spalle larghe, il fisico asciutto e i capelli lunghi da vichingo gli consentivano di esercitare un grande potere sugli altri. Le donne erano soggiogate e quasi nessuna ragazza si sottraeva al suo fascino, moltiplicato dall’ascendente di Capo. Chi osava farlo, veniva immediatamente allontanata dalla residenza nelle Alpi occidentali.
Il tempo trascorso ha portato via la gioventù, oltre al desiderio di vedersi riflesso nello specchio, tanto non potrebbe comunque ammirare il leggendario tatuaggio sulla schiena: un serpente corallo dai colori sgargianti, il simbolo che lo ha reso celebre nell’universo delle congregazioni.
Una setta, sotto la sua guida. La libidine del potere è ancora fortissima, mentre quella del sesso deve farsi aiutare dalla chimica e dall’erba. Ma dopo trent’anni, la Cerva riesce ancora ad appagarlo, lussuriosa come una meretrice di babilonia, con i suoi capelli fuoco.
Da un’altra parte, Margot è sempre più in pensiero, per l’incarico difficile che le hanno assegnato, senza possibilità di sottrarsi. Le manca tanto Vincent, con la sua saggezza, la sua esperienza, i consigli. La nostalgia è fortissima, vorrebbe tanto dirgli che non sopporta più quella vita e soprattutto non vuole assolvere questo compito. Vincent invece ce l’avrebbe fatta a portarlo a compimento, avrebbe trovato il punto debole, avrebbe sfondato.
Era molto bravo nel pianificare, lei per niente, riusciva soltanto ad eseguire al meglio i piani predisposti da un’altra mente. Seguiva inosservata la preda, individuava i punti deboli e riferiva le informazioni al suo mentore. Era brava e minuziosa nel cogliere i dettagli, in quello era insuperabile, una qualità di cui Vincent andava orgoglioso, perché l’aveva addestrata lui, le aveva insegnato tutto, anche ad abbattere bersagli umani. Si era dimostrata capace, non aveva commesso errori, ma questo non faceva di lei un vero killer, non era quella la sua specialità, mancava della pratica, del mestiere.
I piani li stabiliva Vincent ed era lui a tirare il grilletto. Lei gli copriva le spalle, lui uccideva. Ma “il passato torna sempre a bussare alla tua porta. Alla fine”.
Lettera da Margot
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