Oggi è il Blue Monday, il lunedì più triste dell’anno, che cade come da tradizione la terza settimana di gennaio. Complice il meteo cupo e il tempo uggioso, la fine delle feste e la frenesia dell’anno appena iniziato, oggi ci sentiamo tutti invincibilmente tristi o, forse, non è “tristezza” il termine adatto; ma l’inglese “blue” che descrive proprio quella peculiare condizione di profonda malinconia o sottile depressione che non è dovuta a una ragione specifica né è legata a un motivo apparente.
Se siete nella condizione di “feeling blue”, come dicono gli inglesi, volete solo crogiolarvi nella vostra tristezza senza motivo e quindi starvene in religioso silenzio, guardare fuori dalla finestra il paesaggio spoglio di gennaio, ascoltare musica triste e lenta, leggere i diari di Sylvia Plath e versare copiose lacrime capaci di scorrere come fiumi per piangere il destino ingiusto dell’intera umanità.
Se vi trovate in questa disastrosa condizione da Blue Monday e non ammettete distrazioni, volete solo stare nel mood, per essere coerenti vi proponiamo 5 libri che ci hanno fatto piangere.
Siete pronti a scoprirli? Prima però tirate fuori i fazzoletti, siete avvertiti.
1. Norwegian Wood di Haruki Murakami
Esiste un libro più da Blue Monday di Norwegian Wood? Assolutamente no. Persino la copertina (almeno nella mia edizione lo era, ora è stata sostituita con un rosso più sobrio e uniforme) è di un azzurro slavato e raffigura una scena angosciante: una ragazza con la testa rovesciata che sembra morta o sul punto di gettarsi nel vuoto.
La tonalità di tutto il romanzo di Haruki Murakami è deprimente e malinconica come un pomeriggio bianco di gennaio. Sarete risucchiati nella solitudine del giovane protagonista, Toru Watanabe, e nei suoi pensieri labirintici e senza via di scampo. Sentirete sulla vostra pelle il dolore di Naoko, costretta a trascorrere i suoi giorni in una clinica psichiatrica. Questa malinconia non vi abbandonerà mai, fino alla fine del libro e vi lascerà addosso un senso di invincibile tristezza. Per amplificarla vi consigliamo di leggerlo con il sottofondo a tutto volume di Norwegian Wood dei Beatles.
Norwegian wood. Tokyo blues
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2. Una vita come tante di Hanya Yanagihara
Ci avvertono tutti prima di iniziare la lettura, ma non siamo mai veramente pronti. Una vita come tante è un libro doloroso perché la quantità di disgrazie che capitano al povero protagonista, Jude, supera il numero di catastrofi sopportabili da un essere umano. Pagina dopo pagina sarete letteralmente risucchiati nel vortice di avventure di questo gruppo di amici newyorkesi, dal college all’età adulta. Almeno a metà libro, proprio all’inizio del capitolo “Caro compagno”, le lacrime sgorgheranno copiose e non potrete trattenerle. Vi troverete a chiamare l’autrice per nome e a implorare pietà, oppure sarete tentati di scagliare il libro contro il muro. Ma tra una lacrima e l’altra arriverete comunque alla fine tenendo acceso un tenue barlume di speranza: ma sarà un finale spietato, garantito.
Una vita come tante
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3. Il nostro bisogno di consolazione di Stig Dagerman
Si tratta di un libro brevissimo, di poche pagine, ma così denso di contenuti e vibrante d’emozione che vi lascerà un’impressione indelebile.
Il nostro bisogno di consolazione è il testamento spirituale dello scrittore e giornalista svedese Stig Dagerman. Lo scrisse nel 1952, esattamente due anni prima di suicidarsi. Dagerman decise di porre fine alla propria esistenza il 5 novembre 1954, a soli trentun anni.
Il libro è strutturato sottoforma di monologo e presenta una serie di riflessioni sulla vita dell’uomo nella società contemporanea, le aspettative e la competizione sfrenata del mondo moderno, l’anelito disperato dell’individuo alla felicità e alla libertà. Si legge in mezz’ora col fiato sospeso, constatando che tutto ciò che dice Dagerman è vero, e che l’autore è morto ed è ormai troppo tardi per salvarlo. Lo leggerete in un lampo e poi lo ricomincerete daccapo, piangendo. Perché in questo libro non sono racchiuse solo le parole di un uomo, ma la sua essenza: la sua stessa vita di cui sentiamo l’incredibile peso, la vitalità perduta, l’emozione e la speranza fugace che l’hanno attraversata.
Il nostro bisogno di consolazione
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4. Uomini e topi di John Steinbeck
Considerato un classico della letteratura americana del Novecento, Uomini e topi di John Steinbeck è un libro breve che parla di lotte sociali, sfruttamento, miseria e anche di amicizia. Si tratta di una storia profondamente dolorosa proprio perché dannatamente vera.
I protagonisti sono George Milton e Lennie Small, due braccianti stagionali che vagano di ranch in ranch alla ricerca di lavoro. George ha promesso di farsi custode di Lennie, che è un gigante dal cuore buono con la mente di un bambino a causa di un ritardo mentale. I due mettono da parte i pochi risparmi con il sogno di comprarsi un giorno una piccola fattoria in cui allevare dei conigli, che sono gli animali preferiti di Lennie. Leggerete questo libro come in apnea, senza staccare gli occhi dalla prima all’ultima pagina, e vi ritroverete a singhiozzare perché vi sentirete impotenti. Vengono descritte la sopraffazione e la cattiveria, il trionfare dell’uomo sull’uomo e l’ingiustizia nel suo senso più profondo. Il presagio di tragedia incombe sin dalla prima pagina, ma non si è mai veramente preparati al finale.
Uomini e topi
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5. Benedizione di Kent Haruf
Benedizione è il primo capitolo della Trilogia di Holt di Kent Haruf ed è una storia che salva e al contempo distrugge. Finirete di leggerlo con gli occhi inumiditi dalle lacrime e non riuscirete a smettere di rileggere le ultime righe.
Racconta le ultime settimane di vita di un uomo, Dad Lewis, durante un’estate rovente nelle pianure occidentali. Leggendo vi sentirete anche voi parte di quella vita, degli errori e dei rimpianti, ma soprattutto dell’amore della moglie Mary e della figlia Lorraine che stanno accanto all’uomo nel momento estremo cercando di rendere meno doloroso l’attimo del trapasso. Come ci si prepara alla morte? Forse non esiste un vero modo di affrontarla, neppure quando il destino ormai è segnato. L’unica risposta è l’amore, che viene prodigato ed elargito a piene mani e si diffonde nelle voci di chi viene a trovarci e porta un ricordo della nostra vita, dimostrandoci che non saremo dimenticati, che in quel ricordo continueremo a vivere. Nella quotidianità di una casa della piccola provincia americana troviamo tutte le risposte all’enigma supremo dell’esistenza: le ultime frasi pesano come un macigno eppure ci dicono un’inconfondibile, tragica e umana, verità.
Benedizione
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Vi sono venute le lacrime solo a leggere le trame, vero?
Ci sono storie, personaggi e vite che ci entrano dentro e diventano parte insostituibile della nostra immaginazione. Alla fine del libro non piangiamo un personaggio, ma un amico, forse una parte di noi che se n’è andata, piangiamo le persone care che abbiamo visto riflesse in quel romanzo. E tutte queste storie diventano anche nostre, parte della nostra memoria interiore: forse è questa la parte più bella della letteratura, che se non commuove è bella solo a metà.
E a voi? Quali libri vi hanno fatto piangere? Vi aspettiamo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 5 libri che ci hanno fatto piangere
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