Lo specchio di Dioniso
- Autore: Ugo Fama
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
La seduta analitica? A metterla sull’archetipico il setting è alquanto frequentato, nel senso che, tra conscio e inconscio, c’è da vedersela - quanto meno - con la meta-simbologia suggerita dalle "figure" di Dioniso, lo Specchio e il Labirinto: l’uno in quanto dio greco del puro es e dell’anti-apollineo (dell’anti-razionale) per eccellenza; l’altro in quanto evocante realtà e identità fratte, multipli dell’ego, proiezioni manifeste e latenti. Quanto al labirinto, la sua simbologia analitica è fin troppo palese: il contrassegno incarna in emblema l’intrico interiore che ci caratterizza-problematizza. Districarlo e/o districarsi “in esso” rappresenta, a ben guardare, fascino e obiettivo autentici di ogni itinerario terapeutico. Al di là dell’interesse esercitato da una lettura trasversale agli ambiti psicanalitico-filosofici, trovo che l’aspetto più rilevante de “Lo specchio di Dioniso” (Moretti & Vitali, 2016) consista proprio nella riconducibilità del campionario possibile dei “segni” alla pratica clinica.
L’autore - Ugo Fama, di solida pratica analitica - muove e trascende al contempo lo specifico junghiano (permeato, pur se di sfondo, dalla figura dionisiaca), consegnandolo ai suoi tratti peculiari, individuati sul crinale indeciso tra vita e morte. Dioniso è il bambino-perenne: gioca e giocando crea un mondo, assimilabile al nostro mondo interiore. Come specifica lo stesso Fama, a pagina 17 del saggio:
“(…) il mondo venne in essere mentre Dioniso bambino giocava. Intorno a questo tema si è sviluppato il lavoro e il mio gioco è consistito di rimandi associativi da una metafora e l’altra, da un autore all’altro, da un ambito all’altro, seguendo un filo inconscio. In tal modo si è pure costituito lo stile narrativo inconsueto di un libro di psicologia che peraltro aspira ad avere una dimensione clinica”.
Difatti sulla scorta del filo rosso “giocare/mettersi in gioco” è possibile coniugare (e caricare di senso ulteriore) l’itinerario terapeutico, come dimostra la lunga “storia clinica” - tra le altre, oniriche, presenti nel testo - focalizzata su una “fase” dell’analisi che assume forma mediante il gioco della sabbia. Come si vede il libro è denso e di notevole attrattiva. Il contenuto è accessibile ma si coglie meglio nei suoi (diversi) risvolti, se si è in possesso di requisiti minimi di teoria analitica.
Lo specchio di Dioniso
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