Loches. Un incontro impossibile tra Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro
- Autore: Fabio Lopez
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2021
Guido e Fabio Lopez, padre e figlio milanesi. Il secondo, architetto non ancora settantenne, ha fatto ingresso nel mondo delle lettere e delle letture per tenere viva la memoria del genitore e rivisitarne i testi. Accanto a questo impegno, Fabio ha esordito nella narrativa con un romanzo storico, alla maniera del papà: Loches. Un incontro impossibile tra Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro, opera breve pubblicata nel 2021 per i tipi Mursia (104 pagine, 2021). Sempre per la casa editrice di Milano aveva curato nel 2019 la riedizione di un lavoro del padre sul tardo 1400 meneghino, La roba e la libertà. Gli Sforza, Leonardo e Ludovico, aggiornando la prima edizione a firma paterna, pubblicata da Mursia nel 1982.
La narrativa storica era solo uno degli svariati interessi culturali di Guido Lopez, noto soprattutto come conoscitore della sua città e autore nel 1965 della celebre guida Milano in mano, in collaborazione col fotografo Piero Castellenghi, giunta alla XVIII edizione nel 2015, a cura del figlio Fabio. Guido, scrittore e giornalista, capo ufficio stampa Mondadori dal dopoguerra al 1957, è morto a 86 anni nel 2010, continuando fino all’ultimo ad approfondire il passato della capitale economica italiana, attento in particolare agli anni finali del XV secolo, di transizione dal Medioevo al Rinascimento. Videro protagonista Milano, grazie all’operato del Moro (la “roba”), ai capolavori del genio fiorentino e alle “libertà” garantite dalla scienza, dalla conoscenza e dall’arte.
Ludovico è stato prigioniero del re di Francia dal 1500 alla morte, nel 1508, detenuto nella rocca di Loches, a 38 km da quel castello di Amboise nella Valle della Loira, dove Francesco ha ospitato Leonardo dal 1516 all’ultimo respiro, il 2 maggio 1519.
Se il Moro fosse vissuto più a lungo, un incontro tra i due sarebbe stato non possibile ma certo, in un momento storico esaltante: al passaggio da un evo antico a una nuova età entusiasmante. È del resto un ottimo argomento per un lavoro letterario e Fabio ricorda di averlo suggerito al padre, che preso da altre occupazioni non dette corso a sviluppi. L’avere messo mano ai profili del Maestro e dello Sforza per adattare il lavoro paterno (La roba e la libertà), lo hanno avvicinato ai due, tanto da consentirgli di realizzare di getto il romanzo di cui ci stiamo occupando.
L’incontro a Loches è immaginario, non storico, ma non vuol essere in alcun modo irriverente con la storia, insiste Lopez figlio. Il redde rationem tra l’ex duca e l’artista, sulle vicende del Ducato di Milano tra il 1482 e il 1500, si basa sul puzzle di notizie e spigolature ricavate dall’autore nei manoscritti di Leonardo e dai contributi dei cronisti dell’epoca: Trotti, Bandello, Coiro e altri.
Niente si sa sugli otto anni del Moro in Francia, poco sui tre del da Vinci nella palazzina di Clos-Lucè. Questo si offre a una ricostruzione fantasiosa e tuttavia non inattendibile, che ipotizza un confronto mai avvenuto, costruendolo attraverso dialoghi che ai contenuti storici aggiungono un’immaginaria parlata del tempo. È ricavata dai testi leonardeschi e attribuisce allo Sforza un intercalare milanese, che non è certo avesse acquisito.
Nel citare i personaggi del racconto di Lopez (il Moro, Leonardo, l’allievo ed erede Francesco Melzi, il re Francesco di Valois e il capitano della guarnigione di Loches), sarà bene tratteggiare un profilo biografico almeno dello Sforza, per inquadrare il periodo storico e gli eventi che gli interlocutori si rinfacciano e rievocano.
Ludovico Sforza detto il Moro (1452-1508) resse il Ducato di Milano accanto al nipote Gian Galeazzo dal 1480 al 1496 e da solo fino al 1499. Amava il bello e la ricchezza, ha dato impulso all’industria, ammodernato l’agricoltura, sostenuto i cambiamenti e favorito l’arte e la cultura. Lo sviluppo economico di Milano ne fece una potenza produttiva all’altezza di Parigi e Costantinopoli e superiore alle marittime Venezia e Napoli. In politica estera non ebbe però la stessa mano felice: favorì la discesa delle armate francesi nella penisola, per andare a conquistare invano Napoli e quando si accorse dell’errore, per ostacolare la risalita cercò di formare un esercito di coalizione, al comando di un Gonzaga. Le sconfisse ma non debellò a Fornovo, rendendo la Francia di Luigi XII un temibile nemico per il suo Ducato, tanto più che il re gigliato vantava parentele con i Visconti che gli davano titolo per rivendicazioni dinastiche. Fu costretto a fuggire dalla città, poi battuto e prigioniero, prima a Lione, successivamente nella fortezza di Loches.
Aveva conosciuto Leonardo nel 1483 e gli aveva commissionato grandi opere, nessuna portata a termine, per diverse ragioni. Da Vinci non terminò il grandioso cavallo bronzeo, non completò la Vergine delle Rocce a detta dei committenti, né i lavori per le Grazie e il Duomo.
L’incontro immaginario a Loches avviene comunque sotto l’egida del giovane re Francesco I (494-1547), successore del suocero Luigi XII, che aveva portato la corona degli Angoulème sulla testa dei Valois. Volle il più vicino possibile il vecchio Leonardo, che morì prima di realizzare il progetto di una reggia a Romorantin. Il sovrano optò per una costruzione a Chambord, il cui impianto complessivo e le scale elicoidali ricordano l’impronta leonardesca.
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