Luoghi comuni. Vedutisti stranieri a Roma tra il XVIII e il XIX Secolo
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Anno di pubblicazione: 2014
Le immagini proposte in questo raffinato volume a cura di Simonetta Tozzi e Angela Maria D’Amelio (Campisano, 2014) sono opere selezionate nell’ambito della raccolta grafica del Museo di Roma, Palazzo Braschi. Raffigurano acquerelli e incisioni di vedute e paesaggi realizzati tra la metà del Settecento e la metà dell’Ottocento con l’intento di soddisfare la crescente richiesta a seguito del viaggio d’istruzione e di piacere in Italia e a Roma in particolare, secondo una consuetudine che si andava consolidando.
Con l’esposizione Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo , promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Simonetta Tozzi, termina il ciclo Luoghi comuni iniziato nel 2012 e proseguito nel 2013 con due esposizioni dedicate ai vedutisti francesi e inglesi, nelle sale al piano terra del Palazzo Braschi, nel cuore rinascimentale dell’Urbe tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II.
Tra il Settecento e l’Ottocento nessun popolo come quello tedesco ha nutrito per Roma una passione sconfinata, sedotto dal fascino delle antichità romane, dalla luminosità mediterranea della città, così come dalla sua campagna, dalla sua gente e dagli antichi borghi circostanti.
La mostra presenta una selezione di circa 80 esemplari, tutti provenienti dalla ricca raccolta di opere grafiche del Museo di Roma, collezione molto ampia che viene esposta a rotazione per tutelarne la delicata conservazione.
“... in questa storia si riallaccia l’intera storia del mondo, e io conto di essere nato una seconda volta, d’esser davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede in Roma” (3 dicembre 1787)
Così scriveva Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832) nel suo Viaggio in Italia (Italienische Reise), resoconto di due anni di fascinazione subiti nel nostro Paese tra il 1786 e il 1788 dallo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco e pubblicato in due volumi rispettivamente nel 1816 e nel 1817. Ciò che era rimasto nell’anima preromantica di Goethe erano gli stessi luoghi che alcuni artisti teutonici avevano contemplato e dipinto tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento. Si chiamavano Jacob Philipp Hackert, pittore di paesaggi tra i più quotati e meglio remunerati dell’epoca che ricevette committenze da Caterina di Russia e da Ferdinando IV e fu amico e maestro di disegno dello stesso Goethe, Friedrich Wilhelm Gmelin, Johann Christian Reinhart, Jakob Wilhelm Mechau e Joseph Anton Koch che fece parte della cerchia dei Nazareni. Tutti gravitavano nell’orbita di Angelika Kauffmann, artista tedesca che aveva fatto della sua dimora in via Sistina un vero e proprio cenacolo all’avanguardia per intellettuali e personaggi stranieri di passaggio in città.
“Questi artisti che oggi farebbero reportages fotografici, allora utilizzavano svelti carnets, leggeri quadernetti facili da portare, se ne andavano in giro sempre pronti a cogliere d’après nature paesaggi, macchiette, figure, al contrario degli accademici che lavoravano al chiuso, al massimo copiando gessi o modelli e, tornando in studio, ripassavano a penna o acquerello gli appunti. Dotati di seggiolini pieghevoli, cappello a tesa larga per ripararsi dal sole, scatola dei colori sulle ginocchia a sostenere il foglio o la tela, ecco la tipologia del pittore che, abbandonato lo studio, va in cerca di emozioni nuove e crea un nuovo genere”
chiarisce Simonetta Tozzi, curatrice della mostra. Restituisce l’identità dei tanti paesaggisti attivi in Italia tra la metà del Settecento e la metà dell’Ottocento che avevano l’intento di soddisfare la crescente richiesta di acquerelli ed incisioni delle vedute italiane e romane. Infatti, il Grand Tour, quel viaggio d’istruzione e di piacere in Italia, era divenuto una tappa fondamentale nella formazione intellettuale di ogni giovane europeo di buona famiglia e di conseguenza le riproduzioni dei paesaggi italiani erano richieste per arricchire i volumi destinati ai turisti o vendute in esemplari sciolti.
“... in questi giorni fui a Tivoli, dove ammirai una delle somme visioni offerte dalla natura. Queste cascate, unitamente alle rovine e a tutto il complesso del paesaggio, sono tra le cose la cui conoscenza ci fa interiormente, profondamente più ricchi” (16 giugno 1787).
L’opera di Goethe è un Baedeker per comprendere l’atteggiamento con il quale gli artisti e gli intellettuali tedeschi si recavano a Roma e nei suoi dintorni, non a caso tra i quadri esposti appare anche una preziosa edizione del secondo volume del Viaggio in Italia tradotto e illustrato da Eugenio Zaniboni edito a Firenze da Giulio Cesare Sansoni nel 1924 nella collana Biblioteca Sansoniana Straniera.
“... e da questa immensità emana un senso di pace mentre corriamo da un capo all’altro di Roma per conoscere i massimi monumenti”.
Friedrich Wilhelm Gmelin (Badenweiler 1760-Roma 1820 circa)Resti del Tempio di Ercole detto villa di Mecenate, 1793, acquerello e seppia, Museo di Roma, GS, inv. GS 2852
Lungo il percorso espositivo si alternano vedute del Foro Romano, Interno del Colosseo (acquaforte di Reinhart), Lago di Villa Borghese (acquaforte di Dies), Castel Sant’Angelo, San Pietro, Ponte Milvio e Acqua Acetosa (acquaforte di Koch del 1810). Visioni della Roma del tempo, “luoghi comuni” intatti e bellissimi, icone della romanità. Non mancano mitizzate visioni della campagna fuori città, tra Nemi, Tivoli (La cascata dell’Aniene a Tivoli, olio su tela di Hackert del 1769) e il lago di Albano (Veduta del lago di Albano, acquaforte di Gmelin del 1799). Non stupisce quindi, dopo aver ammirato queste immagini dipinte “dal vero” tra la natura, la riflessione di Goethe scritta su un pannello della mostra, tratta dalla pagina del suo Diario del 7 novembre 1786 che torna in mente quando si esce da questa bella Mostra tra la folla di Piazza Navona:
“In altri luoghi bisogna andare a cercare le cose importanti: qui se n’è schiacciati, riempiti a sazietà. Si cammini o ci si fermi, ecco che appaiono panorami d’ogni specie e genere, palazzi e ruderi, giardini e sterpaie, vasti orizzonti e strettoie, casupole, stalle, archi trionfali e colonne spesso così fittamente ammucchiati da poterli disegnare su un solo foglio. Per descriverlo ci vorrebbero mille bulini; a che può servire una sola penna? La sera si è stanchi e spossati dal tanto vedere e camminare”.
- Luoghi comuni. Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e XIX secolo
- 9 aprile 2014 - 28 settembre 2014
- Museo di Roma in Palazzo Braschi - Sale del Piano Terra
- Piazza Navona, 2
- Orario: martedì/domenica 10 - 20 l’ingresso è consentito fino alle 19.
- Prezzo biglietti: Integrato Museo + Mostra - Intero € 10,00; Ridotto € 8,00
- Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) Intero € 9,00; Ridotto € 7,00.
- Solo Mostra Intero € 4,00; Ridotto € 3,00
- Ingresso gratuito per tutti nella fascia di età inferiore ai 6 anni e ai cittadini residenti a Roma di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65.
- INFO e prenotazioni 060608 (tutti i giorni 9 - 21)
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