Mai avuto una famiglia
- Autore: Bill Clegg
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
“Mai avuto una famiglia” (Bompiani, 2016, titolo originale Did you ever have a family, traduzione di Beatrice Masini) è il primo romanzo dello scrittore statunitense Bill Clegg, già agente letterario, candidato al Man Booker Prize 2015.
“Vuole andare. Infilarsi nella Subaru famigliare e scivolare lungo queste contorte, dissestate strade di campagna fino a trovarne una grande, puntare a ovest e via”.
In estate, nella cittadina immaginaria di Wells, la cinquantaduenne June Reid aveva da poco subito una lacerante disgrazia: la sua casa era esplosa “fumo nero come la pece e denso” a causa di una fuga di gas. La figlia poco più che ventenne Lolly, il futuro genero William, il suo compagno più giovane Luke “era bello, bisogna ammetterlo” e l’ex marito di June, Adam, erano scomparsi nell’incendio a poche ore dal matrimonio di Lolly. All’afflitta donna niente era rimasto “non c’è niente da mettere in valigia”. Tutto quello che June possedeva, a parte un profondo e doloroso senso di colpa, erano i vestiti “la giacca di lino” che indossava diciotto sere fa quando era uscita da casa correndo. June, desiderando allontanarsi dal Connecticut per tentare di vincere la grande pena - “un dolore disciolto ritorna, si rigira nel suo petto” - si era messa alla guida della sua macchina station wagon di color nero per immettersi sulla Route 4. La donna aveva attraversato il Paese passando per lo Stato del Montana
“Glacier National Park. Bowman Lake. Spegne il motore e guarda il lago apparire tra gli spazi in mezzo agli alberi”
Salt Lake City, lo Stato dell’Idaho, il North Dakota, fino a raggiungere la piccola città di Moclips, nello Stato di Washington nel Nord-Est dell’Oceano Pacifico. June si era fermata presso il Moonstone Motel “sotto quell’enorme cielo azzurro” che si affacciava sul mare dove il forte vento faceva infrangere con violenza le onde sulla riva. La superstite alla tragedia vagava sulla spiaggia, scalza con le scarpe da tennis in mano e l’altro braccio stretto intorno alla vita. In questo luogo dalla natura selvaggia, davanti all’immenso e ruggente Pacifico, l’animo mesto di June sembrava trovare conforto.
“C’è una parte di me in ciascuno di questi personaggi”
ha rivelato in una recente intervista lo scrittore quarantaquattrenne, il quale ha redatto il libro in sette anni iniziato come un diario sulla sua cittadina d’origine Sharon, nello Stato del Connecticut.
“Per molto tempo è stato un progetto senza collocazione, aggiungevo voci, persone che raccontavano storie”
ha precisato Bill Clegg. Percorrendo un viaggio a ritroso, attraverso le voci di famigliari e conoscenti, tutti coinvolti con coloro che sono morti, in cui i capitoli vengono scanditi dai nomi dei personaggi, il lettore si trova di fronte temi forti e coinvolgenti quali il lutto per la perdita di coloro che ami, il senso di vuoto conseguente e il dolore quasi intollerabile che comporta l’assenza dei nostri cari. Inoltre l’autore pone l’accento sul fatto che gli errori compiuti influenzano chi ci sta accanto. Eppure la fine dell’emozionante volume, dalla prosa elegante e ben ritmata, regala la speranza necessaria per ricominciare una nuova vita.
“Adesso sa dove finirà. Dove la terra si esaurisce e c’è solo mare, e fra terra e mare una stanza”.
Mai avuto una famiglia
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