Momento di una coppia di Nelly Alard

“Dire ti amo (…) è inserirsi nel tempo, non è come dire ho voglia di te o sto bene con te. Dire ti amo (…) è un giuramento, include il tempo e la globalità, amo tutto ciò che sei, ti amerò per sempre o comunque per molto tempo. Non si può dire ti amo poi cinque minuti dopo non ti amo più, ma quindici anni dopo sì, qual è la durata implicita della parola ti amo?” (pag. 246-247).

Sembra un saggio di Eric Fromm e invece è un romanzo, un romanzo interiore, crudele - crudelmente ironico -, inindulgente sul tema. Se può valere come garanzia si è aggiudicato il Premio Interalliè 2013, si intitola “Momento di una coppia” (Nelly Alard, Gremese, traduzione di Carlo Floris) e sembra quasi un film da entomologia sentimentale, alla Truffaut. Questo per farvi anche capire che più francese di così, solo la marsigliese suonata e cantata il 14 luglio.

Lo consiglio come antidoto ideale alle stucchevoli love story di tendenza, come quelle tra vampiri e/o malati terminali. Per usare una parafrasi, “Momento di una coppia” è un po’ come fissare una corsa di nuvole in cielo spianato d’azzurro, d’estate: un romanzo in cui davvero può succedere di tutto e, in fondo, poi non succede niente di niente.

Come più o meno capita dai tempi del Plestocene ci sono un marito fedifrago (pentito), una moglie ancora innamorata (o invece era un calesse?, per dirla alla Troisi) e un’amante che non vuole saperne di mollare l’osso (pura attrazione fatale-style, ricadute psicopatologiche comprese), vertici di un triangolo passivo-aggressivo tra ferite dell’anima suturate e riaperte di continuo, rimuginii, sms, rese dei conti sfiorate d’un soffio, detto e non detto in un contesto “cerebrale” (e dunque, in fin dei conti, alquanto anaffettivo), borghese - giornalista lui, ingegnere informatico lei, donna in carriera l’altra -, quintessenza dell’ipocrisia (valoriale, relazionale) borghese.

Un romanzo sull’amore che cambia o che muore, oppure, piuttosto, sul suo surrogato nevrotico, in cui giganteggiano per spessore psicologico Juliette e Vic, artefici entrambe di una rivoluzione ontologica mancata. Protagoniste-rivali di una trama polifonica, difficile da mantenere viva senza cadute di tono, una trama dal passo lento ma circuente come una tela di ragno. Quanto alla forma narrativa di Nelly Alard, in una sola parola è sublime.