Mucha. La sua vita in parole e immagini
- Autore: Roman Neugebauer
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
“… il suo talento è nell’idealizzazione, nell’espressività drammatica.” (Pag. 63)
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento e nel Novecento fino all’arrivo della prima guerra mondiale, il mondo dell’arte è sopraffatto dal gusto, dal movimento, dell’esibizione di un fenomeno culturale unico in tutta l’Europa industriale, caratterizzato da tanti nomi: liberty in Italia, art noveau in Francia, secessionismo in Austria.
A Parigi avvengono i primi sviluppi. La capitale francese stava subendo una rivoluzione urbana. A Parigi era il tempo della Belle Époque, quando l’eleganza, l’opulenza, il lusso, lo sfarzo erano esibiti anzi esaltati e proiettati in ogni ambiente.
La ricca borghesia francese si trovava a suo agio tra vestiti fastosi, pieni di ghirigori, segni geometri e tanti fiori. Il movimento, infatti, era chiamato anche “floreale” perché le figure erano colme zeppe di forme biologiche e soprattutto decorazioni fitomorfe.
Questa necessità di arte a grandi quantità richiamò a Parigi artisti, e pseudo tali, da tutto il mondo, i quali si accalcavano nelle stanze in affitto.
Fra essi c’era Alfons Mucha nato a Ivančice nel 1860. Alfons è un voglioso artista, desideroso di trovare studi e lavoro.
Ci parla dell’artista ceco il libro Mucha. La sua vita in parole e immagini di Roman Neugebauer (Vitalis, Praga, 2014).
È un libro divulgativo, il quale traccia tutte le occasioni della storia dell’autore, non lesinando gli aneddoti e le leggende riguardanti Mucha.
Mucha arrivò a Parigi nel 1887 dopo esperienze discutibili a Vienna e Monaco. Tutto cambia quando bussa alla sua porta un mediatore di Sarah Bernhardt, una famosissima attrice musa dei teatri francesi. Proprio romanzando questo momento fatidico inizia il libro.
Poiché non c’erano altri disegnatori disponibili, e poiché si trattava di questione urgente, Mucha si trovò a predisporre il manifesto per Sarah Bernhardt per l’opera Giuditta.
L’artista la rappresentò come mai nessuno aveva osato.
Il manifesto si svolge verticalmente, la figura dell’attrice è divina. In un semicerchio c’è il suo nome e sotto la sua figura quasi a grandezza naturale. L’attrice ha in testa dei fiori prominenti, pendant con i lunghi capelli biondi. Con lo sguardo languido innocente mira in alto, verso il nome. I segni del viso sono delicati, fino al collo nudo. Dalle sue spalle scende una stola e un abito sontuoso. È pieno di disegni, arabeschi, fiori, medaglioni. Il vestito è lunghissimo, la parte finale scende delicatamente dal piedistallo in cui la donna è posta. Nel basamento c’è il nome del teatro. Il color giallo del vestito e della donna è interrotto dalla palma verde da essa tenuta fra le mani.
Mentre gli stampatori sono dubbiosi del risultato, l’attrice lo trova celestiale. È il momento del divismo nel teatro, e nessuno meglio di quel parallelo – attrice come una dea - può esaltare la figura di una grande e vanitosa stella.
È il momento del successo. Il gusto straboccante di particolari piace e Mucha diventerà famoso e ricercato.
Il libro prosegue con le vicende della sua vita. Il viaggio negli Stati Uniti, il rinato orgoglio patriotico, il sentimento slavo, il nazionalismo e innanzitutto il desiderio di riportare l’arte slava fra le grandi e illustri tradizioni artistiche.
Il libro ci narra divertenti aneddoti sfortunati: all’inizio della sua carriera dipingeva ritratti ed espose, in una vetrina del centro, quello di una signora borghese della città, accompagnato dal cartello “Per cinque fiorini nell’albergo ‘Al leone’”.
C’è l’atteggiamento disastroso nei confronti del denaro e della gestione delle proprie finanze. Il padre era consapevole della sua difficoltà nelle responsabilità pratiche fin da quando era bambino “Alfons se lo mangeranno i pidocchi.” (Pag. 12). Non sarà così. Però lavorò molto, guadagnò tanto ma spese, regalando soldi senza predisporre investimenti per gestire con agiatezza il presente e il futuro. Infatti, il viaggio negli Stati Uniti fu compiuto proprio per carenza di denaro.
Per quanto riguarda l’aspetto artistico, oltre l’art noveau, c’è il giapponismo.
Il Giappone all’epoca era popolare e influenzava l’arte francese.
Lo sviluppo verticale dei suoi manifesti riprendeva i rotoli asiatici.
C’è poi il richiamo alla spirale presente nei suoi manifesti. La spirale consente un accrescimento verticale ed esalta la figura centrale.
Gli ultimi anni sono focalizzati sul lavoro e le disavventure dell’epopea slava. Ancora oggi, la sua imponente opera incontra difficoltà a essere collocata adeguatamente.
Nella sua vita ci sono anche altri elementi come lo spiritismo, l’ipnotismo, la fede, le tante avventure amorose, l’amore e il matrimonio.
Il Mucha Museum di Praga è un piccolo museo rispetto alla grandezza dell’autore. Però le opere sono indicative e centrali per conoscere la sua arte. Si può comprendere la passione per la bellezza femminile, le donne sono sensuali, belle, sexy, delle dee, tutte riprese in posizioni ricercate, posture acrobatiche e a volte contro natura. Bellezza accentuata dai fiori, o da cornici ricercate, esatte.
I colori tenui sono delicati, leggeri, morbidi consente l’occhio di riposarsi mentre si può comprendere i dettagli della complessità dei disegni.
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