Myosotis
- Autore: Rita Bevacqua
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2014
“Myosotis” di Rita Bevacqua è una raccolta di riflessioni e poesie pubblicato attraverso Ilmiolibro.it, la piattaforma per l’autopubblicazione di libri ed ebook del Gruppo Editoriale l’Epresso.
I myosotis, più conosciuti come non ti scordar di me, sono piante erbacee, sia annuali che perenni, che si chiamerebbero così perché quando Dio stava assegnando il nome alle piante, una, che ancora non aveva il nome, attirò l’attenzione gridando: “non ti scordar di me”.
“Attraverso racconti e poesie l’autrice descrive stati d’animo e sensazioni universali mentre sullo sfondo riecheggia il grido del piccolo fiore”.
La parte più corposa dello scritto è rappresentata dalla lettera d’amore in cui l’autrice mette a nudo i suoi sentimenti e racconta l’angoscia vissuta vegliando sul letto del marito sofferente:
“Perché a te, perché a noi, perché solo quaranta giorni per combattere e per vincere? Perché Dio ha consentito che ciò accadesse? Sono convinta che queste domande rimarranno senza risposta ma quando la fede si aprirà a me saprò che tu sei in cielo vicino a Lui per intercedere per noi”.
È una lettura che scuote e commuove, che rimanda all’agonia di una persona sofferente e all’agonia dell’altra che è presa dalla cura per la persona amata ma, anche, dalla tutela dei figli che, ancora adolescenti, hanno bisogno di attenzioni. Si capisce che il tempo esiguo non può aver concesso una grande tregua alla folla dei pensieri e degli affanni:
“Quaranta giorni, troppi per morire, troppo pochi per vivere”.
La poesia, la scrittura, hanno avuto, però, assieme alla fede, una grande funzione catartica, tanto che l’autrice, rendendo pubbliche le sue riflessioni, consente a chiunque di indagare sull’intimo rapporto che ognuno di noi ha con la vita e con l’amore, con la fede e con la speranza. E la malattia, la morte, il dolore, non possono essere annullati, ma c’è una via d’uscita; come scrive l’autrice:
“Abbiamo vinto insieme una sera della vigilia di Natale di un anno ormai lontano; abbiamo vinto sulla vita che non ci ha separati e sulla morte che ci ha uniti! Abbiamo vinto anche quella malattia che per quaranta giorni non abbiamo mai nominato rendendola inoffensiva ai nostri cuori. Abbiamo vinto per i nostri figli che nel dolore hanno riacquistato la consapevolezza di un amore tanto grande e nella solitudine crescono alla ricerca della strada da te indicata”.
L’amore, dunque, supera il confine della morte, non conosce limiti, diventa eterno e sublime, segue nell’eterno. La profondità del pensiero dell’autrice diventa scrittura delicata e raffinata come merletti che incastonano le parole. Tra le poesie una in particolare, Insch’allah, mi sembra possa racchiudere il senso della vincente rassegnazione che ha consentito all’autrice di elaborare il lutto:
“Insch’allah/ E se così dee essere/ È inutile che pianga./ Le lacrime/ Non fanno rinascere un amore./ Insch’allah/ Il sole volge ormai al tramonto/ È la fine di ogni momento/ Ma sarà come Dio vuole”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Myosotis
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