Fino al 26 marzo 2023 nelle sale della mostra romana a Palazzo Bonaparte sono esposti cinquanta dipinti di Vincent Van Gogh provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo. Si tratta di opere esclusive che ci raccontano l’uomo, oltre che l’artista, in un avvincente percorso cronologico suddiviso per luoghi, dall’Olanda a Parigi, da Arles a St. Riy, sino all’ultimo periodo trascorso a Auvers-Sur-Oise.
La mostra di Palazzo Bonaparte ci racconta anche una bella storia di collezionismo, rivelandoci per la prima volta il ritratto di Helene Kröller Müller, la donna che contribuì a scoprire il valore di Van Gogh e a salvare le sue opere dall’oblio.
Kröller Müller fu letteralmente folgorata dai quadri del pittore olandese in cui intravedeva il riflesso di un’inquietudine spirituale che sentiva appartenerle.
Per Helen, Van Gogh era la massima espressione dell’arte, rappresentava l’equilibrio perfetto tra idealismo e realismo. Il primo quadro della collezione fu Cesto di limoni e bottiglia (1888), nel quale Helen credette di scorgere il Paradiso. Fu così che la moglie di un ricco imprenditore olandese si trasformò in una collezionista visionaria e Van Gogh diventò il grande artista che oggi tutti noi ammiriamo.
Vagando per i corridoi della mostra romana a Palazzo Bonaparte dedicata a Vincent Van Gogh potreste imbattervi in un quadro singolare Natura morta con libri e gesso (1887). L’opera suscita una curiosità immediata negli amanti della lettura, dato che i titoli sul frontespizio dei due romanzi sono ben visibili. Ed ecco quindi il lettore che aguzza lo sguardo, si sforza di decifrare le parole sulla copertina e subito si interroga: che libri ha ritratto Van Gogh? Per quale motivo ha deciso di dipingere proprio quei libri e non altri?
Nell’approfondimento che segue cerchiamo di darvi alcune risposte sui libri dipinti da Van Gogh.
“Natura morta con libri e gesso” di Vincent Van Gogh
Si tratta di un quadro in colori pastello che raffigura una scena domestica: oggetti sparsi alla rinfusa in quello che sembrerebbe essere un salotto o forse una sala da pranzo. C’è una statuetta grigia che ritrae un busto di donna, dei libri e un mazzo di rose. I libri sono due, uno giallo e uno blu (i colori complementari che Vincent amava) e appaiono in bella vista, rubano la scena, con quelle copertine che appaiono morbide al tatto e le pagine sgualcite che sembrano essere state lette innumerevoli volte. L’insieme sembra evocare un senso di intimità e pace, una quiete domestica, familiare, ordinata.
Il dipinto reca il titolo di Natura morta con libri e gesso e risale al 1887. Van Gogh con ogni probabilità lo realizzò tra l’estate e l’autunno di quell’anno, durante il suo periodo parigino. L’opera tuttavia non è firmata né datata dall’artista, che forse lo riteneva un altro dei suoi tormentati schizzi preparatori.
Forse non tutti sanno che Van Gogh era un vorace lettore e un avido collezionista di libri. In alcune lettere al fratello Theo l’artista fa riferimento a questa sua passione ossessiva per la lettura. Tra i suoi autori preferiti citava spesso Victor Hugo e Gustave Flaubert.
Ma non sono loro gli autori dei libri ritratti nel quadro in questione, Natura morta con libri e gesso, sebbene si tratti comunque di scrittori francesi che Vincent amava.
I libri dipinti da Vincent Van Gogh
Strizzando gli occhi e avvicinandosi al quadro è possibile scorgere i titoli sui dorsi dei libri. Quello sul libro in blu è scritto in modo più nitido e balza subito all’occhio: è Bel Ami di Guy de Maupassant del 1885, una novità editoriale all’epoca in cui fu ritratto il quadro. Il titolo sul libro giallo si legge invece a fatica ed è di certo meno noto ai lettori italiani: si tratta di Germinie Lacerteux dei fratelli Edmond e Jules De Goncourt del 1865, considerato una delle prime prove letterarie del Naturalismo francese.
Per quale motivo Van Gogh dipinse questi libri? Molto probabilmente il pittore li aveva letti, oppure li aveva tra le mani durante la sua permanenza a Parigi: vi era giunto in treno da Aversa nel giugno del 1886. Sarebbe rimasto due anni esatti nella capitale francese, sino al 1888. Furono anni cruciali per lo sviluppo della sua arte e l’ampliamento del suo sguardo sul mondo. Vi era in Van Gogh un’inesauribile sete di conoscenza e le sue letture lo dimostrano. Il pittore amava il Naturalismo francese e il suo iniziatore, Émile Zola.
Germinie Lacerteux di Edmond e Jules De Goncourt
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La scelta dei libri da porre nel quadro non è casuale. Germinie Lacerteux dei fratelli Goncourt era un romanzo che Vincent amava molto. Lo stesso libro appare anche sul tavolo del Dottor Gachet, immortalato in un formidabile ritratto da Van Gogh nel 1890.
Il romanzo dei fratelli Goncourt è considerato uno dei primi esempi del cosiddetto Naturalismo francese. Narra la storia di Geremie, una domestica che vive una doppia vita: è fedele alla padrona ma al contempo succube dell’uomo di cui è perdutamente innamorata. Quest’ultimo, grazie a una serie di subdoli espedienti, la conduce alla rovina costringendola a rubare persino nella casa della padrona.
Nella storia di Geremie si riflette la malinconia di Vincent e forse anche il ricordo di una donna da lui molto amata, Clasina Maria Hoornik detta “Sien”. Era una donna di strada, una prostituta: quando Van Gogh la conobbe era incinta e alcolizzata, ma lui se ne innamorò perdutamente e cercò in ogni modo di sottrarla alla strada. I suoi sforzi di trovare in Sien l’idea di famiglia che gli era sempre mancata tuttavia non ebbero un esito felice, l’amour fou si concluse con un tragico epilogo: Sien tornò alla vita di strada e anni dopo si suicidò gettandosi nelle acque gelide del fiume Schelda.
Geremie Lacerteux inoltre trattava un tema molto caro a Van Gogh: le miserie degli umili. Un tema che lo stesso artista cercò di raffigurare in alcuni suoi celebri dipinti come I mangiatori di patate del 1885, in cui ritraeva una modesta famiglia di contadini riunita attorno a un tavolo per il desinare. La luce fioca della lanterna appesa al soffitto proietta delle ombre sui volti affaticati rendendo le fisionomie dei contadini quasi deformi. Le mani della povera gente sembrano nodose come il legno del tavolo. Il dipinto è considerato dai critici uno dei primi capolavori di Van Gogh in stile espressionista. All’epoca l’artista aveva trentadue anni e si era prefissato come obiettivo quello di dare rappresentazione alla vita dei poveri contadini dell’Olanda rurale.
Un intento simile animava gli autori del nascente Naturalismo francese.
Nel romanzo Geremie Lacerteux i fratelli Goncourt si interrogavano se:
Le lacrime che si piangono in basso possono far piangere come quelle che si piangono in alto.
La stessa domanda è racchiusa in molti dipinti di Van Gogh, come Il volto di donna (in cui è ritratta Gordina de Groot, la stessa contadina che appare ne “I mangiatori di patate”) (1885) o Il seminatore (1888). Anche il pittore interrogava gli occhi dei suoi soggetti, che trovava più interessanti delle cattedrali, perché negli occhi degli uomini era racchiuso qualcosa che non c’era nelle cattedrali “per quanto maestose e imponenti esse siano”.
I libri di Van Gogh: l’ispirazione di Bel Ami
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L’altro libro ritratto, Bel Ami di Maupassant, riflette invece il contesto socio-culturale dell’epoca. Era un libro molto in voga nella Francia del 1886, dove Van Gogh giunse sprovveduto e solo alla ricerca di sé stesso. Chissà se si riconobbe per un istante nel protagonista del libro, Georges Duroy, che giunse nella capitale francese dall’Algeria in cerca di fortuna. A differenza di Duroy, però, Van Gogh a Parigi ricercava il “fuoco sacro” dell’arte.
Nelle lettere al fratello Theo in quel periodo infatti il pittore faceva spesso riferimento a un fuoco che sentiva ardere dentro di sé e che cercava in ogni modo di esprimere attraverso i suoi dipinti.
Uno ha un grande fuoco nell’anima e nessuno viene mai a scaldarsi, i passanti non scorgono che un po’ di fumo in cima al comignolo e se ne vanno per la loro strada. E allora che fare, ravvivare questo fuoco interiore, avere del sale in sé, attendere pazientemente – ma con quanta impazienza –, attendere il momento in cui, mi dico, qualcuno verrà a sedersi davanti a questo fuoco, e magari vi si fermerà.
Oggi possiamo dirglielo: ci siamo fermati davanti a tuoi quadri Vincent e quel fuoco, finalmente, l’abbiamo visto.
Inoltre, in una lettera a Theo, Van Gogh fece esplicito riferimento anche a quel libro dalla copertina blu Bel Ami, disse che gli aveva appena ispirato l’idea per un quadro:
Finora non mi hai detto se hai letto “Bel-Ami” di Guy de Maupassant oppure no e cosa ne pensi del suo talento. Te lo dico perché l’inizio di “Bel Ami” contiene una descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressappoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto.
Era stato proprio Bel Ami di Guy de Maupassant a ispirare a Van Gogh uno dei suoi quadri più belli: Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles realizzato nel 1888. Assoluto capolavoro. Ed è commovente pensare che quella visione ipnotica non fu ispirata da una scena di vita reale, ma da un romanzo: l’immaginazione che alimenta l’immaginazione, l’immaginazione fine a sé stessa. Certe suggestioni visive solo i lettori sono in grado di comprenderle.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Natura morta con libri e gesso”: quali libri ha ritratto Van Gogh?
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