Nel ventre della bestia
- Autore: Jack Henry Abbott
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Il ventre della bestia è grifagno, predatorio, cattivo, onnisciente, mica è come la pancia della balena di Pinocchio. Il ventre della bestia è la Geenna dove finiscono i reietti, i figli degeneri della società “sorrisi e denti bianchi su patinata”, per dirla come Guccini sull’ America. Dal ventre della bestia, se mai si esce vivi, si esce morti-viventi: impossibile tenere il conto della violenza, delle sevizie psicologiche, della solitudine, della rabbia, accumulate là dentro, dietro le sbarre a infinita mandata delle prigioni di massima sicurezza americane.
Il romanzo che Jack Henry Abbott ha scritto dalle viscere e sulle viscere dell’inferno “Il ventre della bestia”, per l’appunto non è nuovo, è un romanzo potentissimo di diversi decenni fa, mediamente famoso. L’edizione 2014 pubblicata da DeriveApprodi comprende anche il placet introduttivo di Norman Mailer, il mentore-amico del detenuto-letterato più celebre d’America, finchè è durata: Abbott si impiccherà in prigione nel 2002.
Dopo la (fortunata) pubblicazione di questo romanzo era finito dentro di nuovo, condannato per omicidio. Annota Mailer di Abbott e del suo libro:
“Dalle lettere di Abbott (…) saltava fuori un intellettuale, un radicale, un leader potenziale, un uomo ossessionato dalla visione di relazioni umane più elevate in un mondo migliore che la rivoluzione avrebbe forgiato. La sua mente, nei suoi momenti più felici, ti parlava dalle sue filosofiche altezze (…) La prigione, qualunque fossero i suoi incubi, non era un sogno le cui radici ti guidavano all’eternità, ma una macchina infernale di distruzione, un progetto per un ano che-tutto-escreta di una società eccezionalmente malsana.”
Abbott specula sul senso “politico” della segregazione ma è anche un narratore verista, suo malgrado: sa di che cosa parla quando parla dell’oltre-vita carceraria: nelle celle (spesso di isolamento) delle prigioni statunitensi ha conosciuto di tutto - ha ucciso, si è cibato di insetti, si è fatto di eroina, è stato a un passo dal morire di stenti, è evaso, ha odiato, subito, preso e dato, scritto e letto tanto, libri di filosofia compresi -. Molto di tutto ciò è confluito in questo romanzo, il suo romanzo più bello e fortunato (Abbott ci riproverà con un secondo libro che non avrà lo stesso successo).
Un romanzo-denuncia che sconvolge per l’impatto narrativo, un romanzo impietoso, un urlo post-munchiano lanciato dal pozzo senza fondo del Moloch poliziesco-giudiziario all’intero Sistema americano (e ai suoi sostenitori più ciecamente convinti), che quel Moloch detiene e alimenta, dandogli in pasto le sue vittime pre-destinate. Una biopic violenta e - a tratti - disturbante ma scritta benissimo. Da non perdere.
NEL VENTRE DELLA BESTIA Lettere dalla prigione
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