Neurofobia. Chi ha paura del cervello
- Autore: Salvatore M. Aglioti, Giovanni Berlucchi
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2013
Qualcuno dovrebbe spiegarmi dove diavolo va a ficcarsi l’anima di un lungodegente intanto che aspetta di riaversi dal coma. E i sentimenti di chi scambia sua moglie per un cappello (per dirla con Oliver Sacks) per via di una malattia neurodegenerativa, dove vanno a finire? A me appare così evidente che tutto discenda (e finisca) col/nel cervello che mi immalinconisce constatare che ai più manchi il coraggio di accettare la dura verità: l’anima non esiste se non in forma biologica, prodotto delle oscure e sublimi meraviglie di cui è capace il cerebro umano. Badate bene che provoco a titolo strettamente personale e il libro che mi accingo a segnalare -“Neurofobia. Chi ha paura del cervello?” (Raffaello Cortina Editore, 2013), non c’entra nulla con la mia sicumera, meno che mai c’entrano i suoi autori - Salvatore M. Aglioti e Giovanni Berlucchi -, anni luce più professionali, pazienti e meno tranchant del sottoscritto (nel suo piccolo). Sta di fatto che nella vulgata popolare, il suffisso “neuro” è in decisa rimonta sul popolarissimo “psico” (esistono già una neuro-estetica, una neuro-etica, una neuro-etologia e persino una neuro-filosofia e una neuro-economia) e ai sanfedisti del soffio vitale esterno alla biologia il trend non va giù.
Se non i sempiterni roghi dottrinali, i neuro scienziati rischiano quanto meno l’apostasia: si susseguono i pamphlet contro le neuro-culture e i toni non sono esattamente quelli tipici del bon ton. Rovesciare esattamente la prospettiva con il tasso di livore pari a zero tipico di chi ha la (neuro)coscienza a posto mi è apparso l’intento principale del bel saggio di Aglioti e Berlucchi (entrambi studiosi della disciplina): trattato scientifico e “manifesto” in difesa delle scienze del cervello al tempo stesso. Un libro “tecnico”, puntuale, denso di storia, ricerche, tesi e antitesi, ma di possibile lettura (anche per i profani), il cui taglio oggettivo e il senso ultimo sono condensati in pillole nei periodi che seguono (pag. 185):
“La visione cerebro centrica dell’uomo non nega la casualità psicologica né sminuisce minimamente il valore che attribuiamo alle caratteristiche intellettuali, morali e spirituali della nostra specie. Quando diciamo che il linguaggio e la rappresentazione simbolica del mondo, la capacità di viaggiare con la memoria nel tempo, l’obbedienza a codici morali e legali per istruzione o libera scelta, l’altruismo, la scienza, l’arte e la politica sono mirabili prodotti del cervello umano non deprezziamo ode umanizziamo affatto l’uomo, ma ne esaltiamo giustamente il cervello, frutto di una evoluzione biologica e culturale assolutamente unica”.
Che dite, basta per un salutare calumet della pace, cari tremebondi animisti trascendentali del mio scontento?
Neurofobia. Chi ha paura del cervello?
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