Noi che siam stati partigiani. Uomini e donne della Resistenza
- Autore: Carmelo Pecora
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Lara aveva 16 anni, i capelli raccolti a treccine, ma si sentiva pronta a dare una mano e prese contatto con i due fratelli maggiori, partigiani nel Faentino. Sergio, nome di battaglia e’ Rudarèn l’arrotino, finché ha potuto girava ancora anziano per le scuole a raccontare con orgoglio di come aveva contribuito con altri a liberare l’Italia dai nazifascisti. Mario, appena sedicenne tra i ribelli perchè aveva conosciuto le violenze dei fascisti, era il più giovane del distaccamento “Terzo Lori” nell’isola degli Spinaroli a Ravenna. Sono i protagonisti delle memorie della lotta di liberazione in Romagna raccontate da Carmelo Pecora, nel volume Noi che siamo stati partigiani. Uomini e donne della Resistenza, pubblicato in primavera dalle Edizioni del Loggione di Modena (2023, collana Agrodolce, 172 pagine).
Non è la prima delle incursioni nel mondo partigiano per l’autore. “Quando l’ho conosciuto”, ricorda il presidente dell’Anpi provinciale di Forlì-Cesena Gianfranco Miro Gori, aveva pubblicato nel 2018 Resistere era un dovere.
Tre storie allora, due uomini e una donna, tre storie anche nel secondo titolo, sempre una staffetta e due partigiani. In quel volume, la Resistenza in Emilia e sull’Appennino, in questo sulla Linea Gotica e nel Ravennate. Esperienze edificanti antifascista raccontate da un uomo indipendente ma disciplinato, sottufficiale della Polizia di Stato. Un testimone attento nei nostri tempi, barbuto e autorevole nelle immagini ma padre amorevole e cuore d’oro nella vita.
Carmelo Pecora, detto “Melo”, è nato a Enna, in Sicilia, all’inizio del 1959, secondo di quattro figli. Ha sognato sempre di fuggire da una terra che soffocava:
“la sua innata voglia di indipendenza”
E a 17 anni è arrivata la scelta di arruolarsi in Polizia, dov’è arrivato a dirigere il Gabinetto provinciale della Polizia Scientifica di Forlì, da ispettore capo. Avere incrociato alcuni tragici eventi del nostro Paese lo ha spinto a diventare “un autore inconsueto”, a narrare condotte giuste e sbagliate delle persone, documentandosi accuratamente su episodi della nostra storia, da Aldo Moro e Peppino Impastato, per 9 maggio 1978, al mistero di Ustica e al caso della Uno bianca. Attratto dalle ombre della realtà, ha trasformato una sua opera letteraria in una lettura teatrale, che continua a portare in molte città italiane.
“Ricordare per non dimenticare” il suo obiettivo. Qui rievoca episodi di vita partigiana, per ringraziare le migliaia di uomini e donne che anche col sacrificio di se stessi hanno reso libera l’Italia. Scrive da qualche decennio, perché si diverte, si rilassa e può raggiungere i ragazzi che, in gran pare ignorano la storia, ch’è anche quella di gente comune, che ha lottato per la libertà.
Queste sono le storie di una ragazza di Santa Sofia, di un giovane partigiano della Banda Corbari e di un partigiano adolescente, raccontate alternando la testimonianza diretta dei protagonisti alla narrazione in terza persona.
Nara Lotti (nel giugno 1928), staffetta partigiana dell’Ottava Brigata Garibaldi Romagna, era nata e cresciuta poverissima. Fortificata da un’infanzia di stenti, si è impegnata contro la prepotenza criminale dei nazifascisti, prodigandosi sull’esempio dei fratelli combattenti nella Resistenza.
Sergio Giammarchi, forlivese del 1926, andò clandestino in montagna con Adriano Casadei per unirsi agli uomini comandati dal coraggioso Silvio Corbari. Sulla sua esperienza ha scritto il libro Una storia partigiana ed ha sempre testimoniato la Resistenza, fino alla morte, alla fine di novembre del 2021, nella sua Forlì.
Mario Bonazza, classe 1928 (deceduto nel 2020), nome di battaglia Calipso, giovanissimo partigiano di Marina di Ravenna, ha combattuto nel territorio del comunista Arrigo Boldrini “Bulow” e del democristiano Benigno Zaccagnini. Nel suo capitolo si fa luce la vicenda unica della partigiana Annunziata Verità, detta Nunziatina. Fidanzata con “Max” Emiliani, ucciso dai fascisti il 30 dicembre 1943, venne catturata e messa al muro dalle Brigate Nere il 12 agosto 1944, con altri quattro giovani. Solo ferita, rimase sotto i cadaveri e riuscì a sopravvivere, sottraendosi ai fucilatori.
Corbari è l’eroe martire della memoria partigiana forlivese. Circondato sui monti sopra Modigliana il 18 agosto 1944, complice una spiata venne catturato con Adriano Casadei e Arturo Spazzoli. La sua compagna, Iris Versari, ferita a una gamba, si suicidò per non essere catturata, dopo avere sparato a un nemico. Silvio e Casadei vennero impiccati in piazza a Castrocaro. Spazzoli ucciso durante il trasporto. I quattro cadaveri furono trasferiti a Forlì, appesi ai lampioni di piazza Saffi e lasciati per alcuni giorni, come monito per la popolazione. Le immagini dei loro corpi restano un tragico ma nobile documento del sacrifico di tanti e di tante.
Nel capitolo riservato a “Calipso”, Carmelo Pecora ha modo di rievocare i cinquantasei martiri di Madonna dell’albero-Borghetto, l’eccidio nazista per rappresaglia con il maggior numero di vittime nell’intera provincia di Ravenna. Solo innocenti: sedici bambini, otto anziani, diciassette donne, quindici uomini. Solo un ragazzo si è salvato, in una botte interrata in un capanno.
Al momento dell’esecuzione, molti caddero sul barile, nascondendolo alla vista dei tedeschi, entrati per infliggere il colpo di grazia ai moribondi. Il suo nome è Mario Mazzotti. La famiglia venne completamente annientata.
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