Nome di battaglia Brenta. Storia partigiana di Fortunato Fusi
- Autore: Salvatore D’Incertopadre
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Con la passionalità degli adolescenti, Fortunato Fusi è stato partigiano in Valdelsa, deciso a darsi da fare contro tedeschi e fascisti, prima alla macchia e dopo la liberazione del Senese volontario nei Gruppi di Combattimento dell’Esercito italiano con gli Alleati.
Per spiegare le ragioni dell’impegno, il ragazzo, classe 1925 di Poggibonsi, citava Pietro Calamandrei:
La libertà è come l’aria: ci si accorge quanto vale quando manca.
Si legge nell’intervista a un protagonista della Resistenza, raccolta nel 2005 dagli studenti del Professionale “Filosi” di Terracina, riportata in appendice al romanzo dal vivo in cui il sindacalista e ora soprattutto scrittore Salvatore D’Incertopadre racconta le azioni coraggiose del combattente minorenne.
Nome di battaglia Brenta. Storia partigiana di Fortunato Fusi è un volume apparso in prima edizione qualche mese fa, nell’elegante veste grafica Atlantide Editore (Latina, settembre 2023, 208 pagine, con illustrazioni in bianconero fuori testo).
Era talmente giovane Fortunato, che quando si tenne il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946 aveva solo da tre settimane i 21 anni necessari per votare. Naturalmente, scelse la Repubblica, dopo essersi anche impegnato nella propaganda elettorale, tra le file comuniste in cui militava. Si è spento da poco, a Latina, il 4 febbraio scorso.
L’autore è un attivissimo narratore di gente vera, uomini e donne della Resistenza e di episodi d’interesse storico, che ricostruisce con precisione e attendibilità, collocandoli in un contesto narrativo per facilitare la lettura (e la diffusione di vicende esemplari). Nato a Napoli nel 1952, si è trasferito dal 1979 a Latina, impiegato tecnico in un’azienda di Cisterna. Risale allo stesso anno l’iscrizione alla Cgil, di cui ha raggiunto i vertici pontini a fine 2004, retti fino a quasi tutto il 2012. Debutto editoriale nel 2015, con Il sindacalista, prefazione di Susanna Camusso, primo di una serie costante di pubblicazioni, almeno un titolo ogni anno.
Fusi, partigiano a diciotto anni per avere compreso gli errori del fascismo e deciso di combatterlo, fu tra i giovani che non risposero alla leva delle classi 1923-1924-1925 per la Repubblica mussoliniana di Salò. Con altri, si nascose da qualche parte per poi salire in montagna, imbracciando le armi abbandonate dai militari italiani sbandati dopo l’8 settembre 1943.
Raggiunsero con grande entusiasmo il monte delle Ragnaie, nel comprensorio dell’Amiata, consapevoli del rischio al quale andavano incontro, ma soprattutto impazienti di combattere per la libertà e la democrazia.
Nell’estate 1944 partecipa alla liberazione di Siena. I partigiani della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini” entrano da Porta Romana, risalendo da Montalcino lungo la Cassia e guidando il Corpo di spedizione francese. Per via di Pantaneto, arrivano in Piazza del Campo, accolti con gioia dalla popolazione confluita nel cuore della città. Tante le acclamazioni e c’era chi lanciava fiori dalle finestre.
Prima ancora erano stati trattati con generosità nelle campagne. I contadini si privavano delle risorse pur di aiutare i partigiani.
Mentre il fronte alleato si sposta a Nord verso Firenze, Fortunato torna a Poggibonsi, trovando il paese quasi distrutto dai cinquantasei bombardamenti delle fortezze volanti americane, che avevano abbattuto il settantacinque per cento delle abitazioni, lasciando le strade piene di macerie.
Il nuovo Governo dell’Italia Libera, formato da tutti i partiti, ottiene che le forze armate italiane si battano al fianco degli Alleati per liberare il Nord occupato. Lui sente di dover fare ancora la sua parte per riscattare l’Italia dai nazifascisti. È convinto che non si possa stare con le mani in mano e lasciare che a cacciare i tedeschi ci pensino altri, stranieri per giunta.
Nei primi del 1945 si presenta con quasi mille giovani della provincia di Siena nel Centro d’addestramento fanteria a Cesano, nel Lazio settentrionale. Da Poggibonsi sono centododici, quasi tutti inquadrati nel Cremona, uno dei sei Gruppi di Combattimento del nuovo Esercito italiano, cobelligerante con gli angloamericani, armato ed equipaggiato in particolare dagli inglesi, che lo schiera in Romagna nell’Ottava Armata, insieme ai polacchi. Le uniformi dei soldati italiani erano quelle della fanteria britannica, con l’elmo a scodella. Jeep camion, automezzi e blindati tutti angloamericani, ma si può immaginare l’entusiasmo dei connazionali liberati, quando avvicinandosi si accorgevano di avere a che fare con militari italiani.
Il Gruppo Cremona fu il primo delle formazioni con il tricolore sulla manica a entrare in azione, sfondando la linea del fiume Senio tra il 9 e il 10 aprile 1945, nell’intrico di canali, argini e campi a nord di Ravenna fino alle valli di Comacchio.
Fusi entra tra i primi ad Alfonsine, nel Ravennate, per poi proseguire verso Venezia. Il congedo arriva il 23 giugno: tornano alle loro case, “a riprendere ognuno il proprio lavoro”.
Il Comune di Alfonsine ha consegnato la cittadinanza onoraria a “quelli” del Cremona, in segno di riconoscimento per aver liberato la città. Fortunato conservava l’onorificenza in un quadro, con la croce al merito concessa dal Comando alleato, firmata dal generale inglese Alexander (tra le illustrazioni del volume).
Attraverso gli studenti di Terracina e all’autore del libro, è riuscito a consegnare un lascito a tutti, invitando a non venire mai meno alla dignità, a rispettare quella degli altri, a riconoscere i meriti della Resistenza nella riconquista della libertà e non dimenticarli.
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