Non farmi male
- Autore: Fabrizio Roncone
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2022
Si moltiplicano i giornalisti prestati al genere narrativo più diffuso, il giallo italiano, che sta conoscendo una stagione di grandi successi di pubblico. Fabrizio Roncone, inviato del Corriere della Sera, firma per Marsilio Non farmi male e ci fa proprio divertire, riflettere, disperare (per chi è romano come me) con vizi e vezzi della capitale, da Roma Nord alla Prenestina, da Piazza Euclide a Vigna Clara, e ancora in trasferta a Capalbio.
Con ironia e malcelato sarcasmo l’autore ci accompagna con il protagonista, Marco Paraldi, ex giornalista di nera per Paese Sera, quando quel giornale era un must per noi ragazzi allora ventenni, e ora proprietario di una vineria in centro, luogo d’incontro di habituée, di belle ragazze aristocratiche, di mezzi artisti, dove si beve molto e bene e si mangiano stuzzichini raffinati. Durante un week end in Maremma, a una festa di vip più o meno noti, Paraldi si trova a dare un passaggio a una coppia con l’auto in panne: lui è Nick, belloccio, ricco e strafottente, lei si chiama Giorgia, è una minorenne che sembra piuttosto a disagio. Il giorno dopo la bionda Giorgia compare nella vineria e racconta a Paraldi una strana storia: tornata dalla festa, nel casale di Nick avevano trovato due uomini e una ragazza, Noemi; l’atmosfera era tesa, palesemente gli uomini avevano progettato un’orgia a cui la ragazza non era disposta, la stessa Giorgia si era spaventata. Però alla fine Noemi era sparita e ora lei chiedeva aiuto a Paraldi, sicura che fosse successo qualcosa di grave.
Da qui parte la ricerca che l’ex giornalista intraprende, facendo incontri nella malavita romana, tra rapine e usurai, delitti inattesi, arrivando anche a lambire ambienti più raffinati ma non meno corrotti. Roncone si muove a suo agio tanto nei quartieri del centro, Parioli, Prati, centro storico, quanto nelle periferie dove si vive male.
I ritratti di giovani donne che Roncone disegna in questo romanzo sono davvero efficaci: Giovanna, alta e massiccia, non bella, per assistere gli anziani e malandati genitori, preda di “cravattari” feroci e spietati, lavora in un orribile locale notturno che in realtà è un bordello a luci molto rosse; lì lavorava anche Noemi, che è davvero scomparsa; chicca è una bionda nobildonna dal doppio cognome che corteggia Paraldi, sandali capresi e foulard di Hermès a legare i capelli biondi e lisci; Agnese, molto disinibita, frequenta la crème della società ma non disdegna ammucchiate e rapporti a tre. Bunny è una segretaria che aspira a qualche particina in una qualunque tv, viene dal Tuscolano ma ha trovato lavoro in Prati, in attesa della grande occasione. Giorgia va al Mamiani, lo storico liceo romano, ha solo diciassette anni ma ne dimostra molti di più, abituata a frequentazioni e rapporti pericolosi.
Giovanna è il personaggio più riuscito del libro: nel sottoscala che divide con i vecchi genitori, intorno al suo divano letto si ammucchiano tanti libri; uno lo aveva prestato all’amica Noemi, Berta Isla di Javier Marias, sperando che la lettura la allontanasse da quel mondo di squallore nel quale ambedue si erano infilate. In una cena all’Hilton, tra menu super raffinati e vini d’autore, Paraldi parla con la ragazza di Hemingway e Fitzgerald, mentre continua la sua indagine sulla scomparsa di Noemi.
Brutto finale, brutta storia quella che Fabrizio Roncone racconta, dove il male sembra permeare tutto e tutti, senza sconti per nessuno, ricchi e poveri, aristocratici e borgatari, malavitosi, ristoratori, operatori finanziari, pasticceri, macellai, ballerini, spacciatori, politici: per tutti loro c’è un posticino, almeno una comparsata in questo libro crudele, realistico, acuminato. Una Roma decadente, triste, dove tutti hanno un soprannome non proprio raffinato, Murena, Cocomero, Sorcanera, tutti hanno molto da nascondere e i segreti svelati raccontano una capitale che mette in fuga chi tenta di allontanarsi da scenari apocalittici. Il rapimento di numerosi cani Labrador, per uno scopo indicibile, sembra la metafora più azzeccata a cui lo scrittore fa ricorso per descrivere l’indicibile, con una prosa agile, ben costruita e dal ritmo incalzante, come il genere richiede.
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Non lo consiglio perché è noiso.