Orfanzia
- Autore: Athos Zontini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
Bastano le prime pagine di "Orfanzia", romanzo d’esordio di Athos Zontini, per descrivere tutto il fallimento palese o celato della capacità educativa dei genitori, per raccontare senza complimenti che spesso la ribellione dei figli altro non è che la proiezione della diffidenza dei grandi.
Solo poche righe ed il quadretto familiare stile mulino bianco si sgretola, i personaggi dei genitori ci appaiono odiosi, artefatti, costruiti, paradossali ma all’improvviso in un paio di battute il bambino non convince più. È dispettoso, contorto, sfidante oltre ogni misura.
Zontini arriva alla narrativa dalla sceneggiatura televisiva e tutto questo passa con straordinaria veridicità attraverso le sue immagini. Il bambino senza nome, il narratore della storia sembra materializzarsi agli occhi del lettore con tutti i suoi drammi e le sue paure soprattutto quella dei genitori la cui unica colpa è di volerlo nutrire e questa imposizione si trasforma per lui in una condanna al punto da sottrargli l’infanzia.
La mamma "premurosa" si sovrappone nella mente del protagonista alla strega di Hansel e Gretel che ingrassa i bambini per cucinarseli e lui per fuggire a questo terribile destino smette di mangiare e decide di vomitare. Ed è così che Athos Zontini senza indulgenze ma con un linguaggio fiabesco che aiuta fortemente la narrazione si cala nella mente e nelle viscere di chi nel conscio o nell’inconscio si perde o almeno così crede chi gli sta "vicino".
Il libro si srotola intorno ai dialoghi affilati del protagonista con se stesso e a quelli feroci tra sua madre e suo padre che parlano di lui come di un disadattato, di uno sciocco, di un figlio di cui vergognarsi, del pediatra distratto, della preside decisa a bocciarlo e di Lucifero, il figlio della fruttivendola di un’isola non bene identificata, unico personaggio vero e autentico e non un modello perfetto e irraggiungibile che nonostante atteggiamenti violenti e al limite del delinquenziale riuscirà a farlo svegliare da quel torbido sonno.
La rivolta alla fame è un messaggio ma nessuno lo capisce. Non la società effimera e sbiadita in cui vive, non la famiglia ipocrita e autorefenziale di cui è vittima. La fame finalmente arriva ma alla fine della storia, a pagina 96 insieme al teppismo che appare al lettore quasi come una catarsi.
Per sbaglio o per scelta il bambino colpisce il padre e come in un gioco delle parti i ruoli si ribaltano ed il ritorno alla normalità porta all’accettazione. Lo accetta la scuola dei primi della classe sempre tesa alla gratificazione dei migliori, lo accetta la famiglia che finalmente se ne può vantare e lo accettano gli amici perché non è un fifone.
In quest’altalena continua e dolorosa si alternano gli eroi e gli antieroi di una storia che è la nostra, nei cui personaggi ahimè ci riconosciamo e ci identifichiamo, in cui le metafore prendono il sopravvento ma in cui il messaggio dell’autore è chiaro e tagliente.
In una recente catechesi Papa Francesco accusava la nostra comunità civile di rendere i giovani "orfani di strade sicure da percorrere, orfani di maestri di cui fidarsi, orfani di ideali che riscaldino il cuore, orfani di valori e speranze che li sostengano quotidianamente".
Nella sua apologia della diversità, in un romanzo estremo e surreale, Athos Zontini interiorizza questo messaggio e salva il suo piccolo protagonista restituendogli la sua infanzia perduta o forse soltanto da lui stesso rinnegata.
Orfanzia
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